AGI - Le reazioni occidentali alla strage di Bucha sono in primo piano su tutti i principali giornali internazionali, con la stampa americana che mette l’accento sulle esitazioni dell’Europa a includere il gas russo nel nuovo pacchetto di sanzioni e quella europea che marca l’eccidio di civili come un punto di svolta del conflitto che pone la Russia sul banco degli imputati di crimini di guerra. Da segnalare l’autocritica del presidente tedesco Steinmeier, riportata dalla Frankfurter Allegemeine Zeitung.
Washington Post
L’accusa di crimini di guerra lanciata da Biden dopo il massacro su Bucha è il titolo di apertura del Washington Post, secondo cui “le osservazioni del presidente hanno rafforzato il furore globale per le immagini raccapriccianti di Bucha”. Ma sul campo “la prospettiva di una lunga guerra di logoramento ha ravvivato i dubbi su quale Paese possa resistere più a lungo: l'Ucraina, che soffre per gli incessanti sbarramenti dell'artiglieria e la carenza di cibo, o la Russia, che deve affrontare battute d'arresto militari e paralizzanti sanzioni economiche”, osserva il quotidiano.
Un’analisi è dedicata all’Europa “unita nella sua indignazione per le prove delle atrocità russe in Ucraina”, mentre “l'Unione europea non è sicura di cosa sia disposta a fare al riguardo, soprattutto quando si tratta di energia”. Si pone, dunque, “la domanda scomoda su dove l'Ue tracci la sue linea rosse sull'energia russa – e se quella linea esista davvero”, rileva il giornale, che ha interpellato Marcel Dirsus, politologo tedesco e ricercatore presso l'Institute for Security Policy dell'Università di Kiel: "Se c'è una linea rossa, probabilmente non è stata superata per la Germania", ha detto Dirsus.
Anche per la forte dipendenza tedesca dal gas gas russo, “piuttosto che interrompere immediatamente gli acquisti, la Ue ha promesso di svezzarsi dalle importazioni russe, tagliando le importazioni di due terzi quest'anno come parte di un graduale allontanamento dai combustibili fossili russi”.
New York Times
“Cresce l’orrore per il massacro in Ucraina”, titola in apertura il New York Times. “Le immagini di ucraini morti, alcuni con le mani legate e altri sepolti a casaccio nei pozzi, ha scioccato i leader occidentali e li ha spronati a promettere sanzioni ancora più dure contro la Russia, possibilmente anche al settore dell'energia, mentre il Cremlino non cede e mostra segni di preparazione di un nuovo assalto”, scrive il giornale, secondo cui “la guerra in Ucraina potrebbe ora essere diretta verso una fase ancora più pericolosa, nonostante il ritiro della Russia la scorsa settimana dalle aree vicine Kiev”.
Perché secondo gli analisti militari ucraini e occidentali la Russia sta procedendo a riposizionamento strategico delle sue trippe per un assalto intensificato nel Donbass orientale, dove la città portuale di Mariupol rimane sotto un brutale assedio. “La distruzione sistematica produce scarsi guadagni militari, ma fa parte di una strategia più ampia per impadronirsi dell'Est del Paese”, scrive il Nyt citando esperti militari americani. Il giornale dedica in prima pagina anche un pezzo alla “campagna della propaganda cinese per presentare la Russia come vittima dell’Occidente da lungo tempo”.
Wall Street Journal
Punta sulle richieste di un processo per i crimini di guerra di Bucha il Wall Street Journal, che apre con la proposta lanciata da Biden e raccolta da altri leader occidentali: “Gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno dichiarato che assisteranno le autorità ucraine nelle indagini e nella raccolta di prove”.
Il servizio sulla strage di civili è molto ampio, e ad ampio spettro: comprende l’impegno europeo a inasprire le sanzioni contro Mosca, pur con l’eccezione del gas, le dure parole di Zelensky che ha ribadito la richiesta di aiuti militari, e la versione di Mosca secondo cui le notizie sul massacro sono frutto di una manipolazione mediatica.
Il quotidiano finanziario dedica un titolo in prima pagina anche agli effetti della crisi sulla transizione verde. “Lo shock energetico legato alla guerra della Russia contro l'Ucraina sta mettendo alla prova la determinazione delle nazioni a ridurre rapidamente le emissioni di carbonio per combattere il riscaldamento globale, come più di 190 Paesi si sono impegnati a fare nell'ambito dell'accordo di Parigi”.
Citando dirigenti e consulenti energetici, il Wsj scrive che “l'attuale crisi fornisce l’occasione di una verifica da tempo dovuta sulla realtà della sfida di sostituire i combustibili fossili su cui il mondo fa ancora molto affidamento e che probabilmente dovrà soddisfare la domanda negli anni a venire”.
Perché quando si è trattato di imporre sanzioni alla Russia è diventato evidente quando l’Europa dipenda dai combustibili fossili, e “ad aggiungere complessità, i prezzi più elevati delle materie prime e i problemi della catena di approvvigionamento hanno aumentato il costo dei parchi eolici e solari, che devono affrontare lunghi processi di approvazione normativa”.
Financial Times
Nel suo titolo di apertura, il Financial Times lega la reazione di Europa e America al massacro di Bucha con questo titolo: “La Francia vuole un bando su petrolio e carbone russi mentre gli Usa sollecitano un processo per crimini di guerra”. Sono le posizioni espresse da Macron e Biden, che si sono così “uniti al coro di condanna internazionale dopo le notizie di uccisioni di civili e di fosse comuni” giunte dalla città nei dintorni di Kiev.
Tuttavia, sottolinea Ft, Macron “ha evitato di chiedere un blocco delle importazioni del gas russo, che resta cruciale per Germania, Italia e alcuni Paesi dell’Europa orientale”. Tanto che il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, ha detto che sanzioni sul gas “farebbero più male” a Berlino che a Mosca.
“Dobbiamo fare una differenza tra carbone, petrolio e gas perché i tempi di sostituzione sono differenti”, ha spiegato Lindner, che ha comunque riconosciuto, evidenzia il giornale che “deve essere chiaro che dobbiamo tagliare ogni legame economico con Mosca il prima possibile”.
La Russia, spiega il quotidiano, esporta in Europa 4,5 milioni di barili di petrolio al giorno, fornisce il 70% del suo fabbisogno di carbone e circa la metà di quello del gas. È perciò decisivo che l’Ue trovi fonti alternative, ma Berlino insiste di non averne a breve e dunque di non poter rinunciare al gas russo fino al 2024.
The Times
“La Gran Bretagna chiede sanzioni più dure contro la Russia”, titola il Times che in apertura sottolinea la presa di posizione del governo Johnson, con la ministra degli Esteri, Liz Truss, pronta a “fare pressioni sull’Ue e sul G7 perché fermino il denaro che dall’Occidente affluisce nella macchina da guerra di Putin, escludendo la Russia dal sistema bancario Swift e chiudendo i porti occidentali alle sue navi”.
Londra vuole anche che sia fissata “una scadenza per porre fine all'uso occidentale del petrolio e del gas russo”. Il giornale anticipa che “il premier Boris Johnson probabilmente solleciterà il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che incontrerà venerdì a Downing Street, a fissare una data per staccarsi dal gas russo”.
Le Monde
“Crimini di guerra: la Russia sotto accusa”, titola Le Monde in un’apertura a tutta pagina dedicata al massacro di Bucha, che “impone una svolta agli europei: abbandonare questa penosa gradualità della risposta e contrastare l'offensiva omicida di Vladimir Putin con una vera e propria controffensiva di solidarietà con Kiev”, si legge nell’editoriale del quotidiano.
Bucha è uno di quei casi in cui "a volte nelle guerre c'è una battaglia più sanguinosa delle altre, un massacro più crudele o più massiccio delle precedenti che sconvolge l'opinione pubblica” e che “per il peso simbolico del suo orrore, costituisce una svolta nel conflitto”.
Le Monde ricorda che “numerosi leader occidentali, tra cui il presidente Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, hanno espresso indignazione, con l'eccezione del primo ministro ungherese Viktor Orban che, ampiamente rieletto per un quarto mandato, ha nominato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky uno di coloro che avevano ha cercato di ostacolare la sua vittoria. Ma l'indignazione non basta più”, sottolinea il giornale, convinto che da un lato è “cruciale che soprattutto gli Stati europei si impegnino in un lavoro di indagine e di raccolta delle prove” perché “la giustizia internazionale deve essere resa entro tempi realistici, senza che i colpevoli possano godersi giorni di pace”.
Dall’altro, l’Unione europea, che si appresta ad approvare un nuovo pacchetto di sanzioni, deve colpire Mosca senza più eccezioni: “Bisogna attendere la scoperta di un altro massacro a Mariupol per arrivare al gas?”, si chiede il quotidiano.
LE FIGARO
Il massacro di Bucha è “una svolta nella guerra” secondo Le Figaro, che così titola il suo editoriale sulla prima pagina, dove l’apertura dice: “Crimini di guerra, Putin sul banco degli imputati”
Invece che “una parata di vincitori in Khreshchatyk, gli ‘Champs-Élysées’ di Kiev", le forze russe hanno offerto al loro comandante in capo, Vladimir Putin “una ritirata cosparsa di cadaveri, la vergognosa fuga dalla periferia saccheggiata da una banda di criminali in rotta”, scrive il quotidiano, secondo cui questi eventi “potrebbero portare lo zar russo davanti a un tribunale internazionale, se la fortezza del Cremlino fosse accessibile a questa invenzione occidentale. Ma ciò richiederebbe una rivoluzione di palazzo che di certo non avrà luogo”.
La “svolta”, allora, è che dopo Bucha “gli ucraini credono ormai alla vittoria”, spiega Le Figaro, perché questo orrore segna la liberazione di Kiev dalla morsa delle truppe di Putin e dimostra che “l’esercito ucraino e i civili in armi possono tenere in scacco l’orso russo” e “la loro resistenza giustifica che gli europei e gli americani mantengano e aumentino gli aiuti militari” a “questo Paese che l’Europa guardava con ambiguità e si è ritrovato a essere l’avanguardia della ‘guerra esistenziale’ dichiarata da Putin all’Occidente”.
Un quadro in cui, conclude Le Figaro, “bisogna essere prudenti perché lo spettro di una debacle, finora inimmaginabile per il capo del Cremlino, potrebbe spingerlo verso l’escalation”.
El Pais
Strage di Bucha in apertura su El Pais. “’Sono un civile, non sparate’. E si sentirono 5 colpi” dice il titolo, che riporta le parole di un testimone. Come molti giornali, il quotidiano spagnolo valorizza il reportage del proprio inviato nella cittadina a 40 chilometri da Kiev teatro delle atrocità dei russi.
In prima pagina il quotidiano pubblica anche un’analisi sull’effetto ‘politico’ del massacro: “La commozione del mondo aumenta la pressione sull’Ue per sanzioni alla Russia nel settore dell’energia”. E’ questo, sottolinea El Pais, “uno dei grandi tabù, sempre rimandato fino ad ora, e al quale resistono diverse capitali, tra cui Berlino”, ma i fatti di Bucha impongono un’accelerazione e la Commissione “potrebbe avere già pronta questo martedì la sua nuova proposta, che dovrebbe poi essere riesaminata dagli ambasciatori europei e approvata dal Consiglio dell'Ue”.
Il giornale cita fonti diplomatiche che parlano di una crescente "pressione" per includere il settore energetico, “con un buon gruppo di partner comunitari, i Paesi baltici in prima linea, che hanno iniziato ad alzare l toni per chiedere che si faccia il passo e si chiuda il rubinetto sul gas, petrolio e carbone russi, i combustibili con cui l'UE trasferisce quotidianamente circa 700 milioni di euro alle casse del regime di Vladimir Putin”. Le stesse fonti riconoscono però “che l'opposizione di Germania e Austria a staccarsi dal gas russo rimane molto forte”.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
Un ‘mea culpa’ del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, che ammette errori nella sua politica sulla Russia, è l’apertura della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che ha raccolto le dichiarazioni fatte dal capo dello Stato durante una conversazione al castello di Bellevue, sede della presidenza, cui il giornale era presente.
Steinmeier, che in passato è stato ministro degli Esteri, ha fatto riferimento in particolare al suo sostegno per il gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2, che ebbe a definire un "ponte" nelle relazioni tra i due Paesi.
"La mia adesione al Nord Stream 2 è stata chiaramente un errore", ha affermato adesso il presidente, e ha aggiunto: "Ci siamo aggrappati a ponti in cui la Russia non credeva più e di questo i nostri partner ci avevano messo in guardia".
L’autocritica di Steinmeier, rileva la Faz, giunge dopo le dure valutazioni nei suoi confronti espresse nei giorni scorsi dall'ambasciatore ucraino in Germania, Andriy Melnyk. "La mia valutazione era che Vladimir Putin non ha parlato della completa rovina economica, politica e morale del suo Paese per la sua follia imperiale. Come altri, mi sbagliavo", ha spiegato il presidente, e ha ammesso: "Abbiamo fallito con l'approccio di includere la Russia in un'architettura di comune".
La responsabilità della guerra resta di Putin, "non dobbiamo prenderercela noi stessi", ma questo non significa " che non dobbiamo riconsiderare alcune cose in cui abbiamo commesso degli errori", ha detto Steinmeier.
China Daily
L’Ucraina “attribuisce importanza all'influenza e al prestigio globali della Cina e la nazione spera che Pechino possa continuare a svolgere un ruolo importante per un cessate il fuoco”: queste le affermazioni del ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba, nella sua conversazione telefonica con il collega cinese Wang Yi, stando alla cronaca del China Daily, che mette la notizia del colloquio in cima ai servizi sulla guerra.
Wang ha ribadito che per la Cina l’unica via d’uscita è che Mosca e Kiev continuino i colloqui fino al raggiungimento di un accordo. Spazio, ma non risalto, alla strage di Bucha con l’accento sulla tesi del Cremlino secondo cui le uccisioni di civili sarebbero una messinscena per infangare la Russia, e sulla richiesta russa di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’0nu per smentire in quella sede “l’odiosa provocazione dei radicali ucraini”.
QUOTIDIANO DEL POPOLO
In evidenza sul People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, la telefonata del ministro degli Esteri, Wang Yi, con la sua controparte ucraina, Dmytro Kuleba. Wang ha affermato che la Cina spera che Russia e Ucraina proseguano colloqui di pace fino al raggiungimento di un accordo di cessate il fuoco e che l'unica cosa che la Cina vuole è la pace in Ucraina.
Kuleba da parte sua, si legge nei dispacci dell’agenzia Xinhua pubblicati dal giornale, “ha informato Wang sulla situazione Russia-Ucraina” e ha detto che “che l'Ucraina desidera mantenere la comunicazione con la Cina e spera che la Cina continui a svolgere un ruolo importante nel raggiungimento di un cessate il fuoco nel suo paese”.
Il ministro cinese ha poi ribadito che sulla questione ucraina, “la Cina non persegue interessi geopolitici, né guarderà agli eventi da una distanza di sicurezza restando immobile, né aggiungerà benzina sul fuoco”.
Pechino insiste che “indipendentemente da quanto siano difficili i colloqui e da quali siano le divergenze, si dovrà proseguire su questa strada fino al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla fine della pace”, ha sottolineato Wang, convinto che “il conflitto finirà a un certo momento e ciò che è importante è andare oltre i dolori passati preservare la sicurezza sostenibile in Europa”.