AGI - Ex direttore della rivista del Patriarcato di Mosca, il giornalista Serghei Chapnin è convinto: "La Chiesa russo ortodossa, appoggiando la guerra, ha perso l’Ucraina e rischia, come Mosca, di trovarsi in un isolamento internazionale nel mondo cristiano".
“È ancora difficile vedere nel dettaglio cosa sta accadendo all’interno della Chiesa russa”, spiega Chapnin dagli Stati Uniti in un’intervista all’AGI, “ma per ora possiamo osservare tre tendenze principali: in primo luogo, il massiccio rifiuto di migliaia di parrocchie in Ucraina di commemorare il patriarca Kirill nelle liturgie. Nei giorni della guerra, il Patriarca non ha letteralmente mosso un dito per sostenere il suo gregge e di conseguenza ha perso l'Ucraina. Né a lui, né a coloro che verranno dopo di lui, potrà più essere restituita".
“In secondo luogo”, prosegue Chapnin, oggi caporedattore dell'almanacco di cultura cristiana 'Dary', “assistiamo al completo crollo morale del Patriarca e dell'intero episcopato della Chiesa russa: nessun vescovo in Russia ha condannato pubblicamente la guerra, confermando così che la Chiesa è in una posizione subordinata allo Stato e non ha e non vuole avere una voce indipendente. Non mi stupirei se, dopo l'isolamento politico ed economico del Paese, anche la Chiesa russo ortodossa si trovasse in un completo isolamento internazionale".
“In terzo luogo”, fa notare il giornalista - allontanato dalla rivista del Patriarcato nel 2015 per le sue posizioni critiche della stretta collaborazione tra Chiesa e Stato - “vi è la perdita di fiducia nel Patriarca da parte di alcune parrocchie al di fuori della Russia e dell'Ucraina: alcuni hanno ridotto o addirittura interrotto la commemorazione del patriarca Kirill in segno di solidarietà con l'Ucraina, e sono già apparse parrocchie che hanno annunciato che lasceranno il Patriarcato di Mosca, come quella di Nikolsky ad Amsterdam, una delle più grandi parrocchie russo ortodosse dell'Europa occidentale. In una parola, possiamo dire che la ‘Chiesa ufficiale’, incarnata dal patriarca Kirill, ha perso la fiducia sia della società che degli stessi parrocchiani e una parte significativa del clero”.
Kirill ha di fatto benedetto l’operazione militare speciale russa. “Il punto”, ricorda Chapnin, che oggi vive negli Stati Uniti, “è che il Patriarca tratta l'Ucraina esattamente allo stesso modo del presidente Vladimir Putin e crede ancora - il giornalista cita le parole dello stesso Kirill - che ‘qualcuno deve difendere la verità divina che siamo davvero un unico popolo uscito dalla fonte battesimale di Kiev e il fatto che oggi viviamo in paesi diversi non cambia questa verità storica e non può cambiarla’”.
Il rischio di perdere l'Ucraina “è l’incubo del Patriarca russo”, secondo Chapnin. “Voleva governare la più grande Chiesa ortodossa, che coprisse non solo la Russia, ma tutti i Paesi dello spazio post-sovietico. La teologia politica che guida il Patriarca si ispira alla formula attribuita al mistico San Lorenzo (Lavrenty) di Chernigov: ‘Così come è impossibile separare la Santissima Trinità, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, che sono un unico Dio, così è impossibile separare la Russia, l'Ucraina e Bielorussia: tutte insieme sono la Santa Russia’. Kirill, per molti anni, ha sviluppato e poi promosso il concetto di ‘mondo russo’, che alla fine è diventato non solo una giustificazione ideologica, ma anche religiosa per l'aggressione contro l'Ucraina”.
Sui possibili riflessi del sostegno al conflitto sul dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica, Chapnin non ha dubbi: “Per Kirill, che è un pragmatico, i rapporti con il Papa non hanno un valore di per sé, non gli interessa sviluppare un dialogo significativo. Negli anni passati, lo sviluppo di queste relazioni è stato associato alla lotta per la leadership nel mondo ortodosso, che si è intensificata alla vigilia del Concilio di Creta (nel 2016).
Fu allora che il Patriarca di Mosca acconsentì a un incontro con papa Francesco. Ma negli ultimi anni, dopo la rottura unilaterale con il Patriarca ecumenico, Kirill ha perso la sua leadership nel mondo ortodosso. Tuttavia, i rapporti sia con il Papa che con l'arcivescovo di Cantrebury per lui sono ancora molto importanti, poiché ora teme di essere completamente isolato”.
Da cristiano ortodosso, Chapnin auspica comunque una visita di Francesco a Kiev: “Sia l'Ucraina dilaniata dalla guerra che l'intero mondo cristiano attendono gli sforzi di pacificazione delle Chiese e dei loro leader. La visita del Papa a Kiev può diventare un atto eccezionale di vera pacificazione e di pieno sostegno del popolo ucraino e non vale la pena pensare alla reazione di Kirill: il popolo ucraino non lo considera più il suo capo spirituale. La nuova architettura della vita ecclesiale in Ucraina si formerà dopo la guerra senza alcuna partecipazione della Chiesa russo ortodossa”.