AGI/AFP - Un gigantesco Adolf Hitler si china e accarezza sul viso un sorridente Vladimir Putin, come se fosse la carezza di un maestro al proprio allievo.
È il 24 febbraio e i carri armati russi sono da poco entrati in territorio ucraino e il profilo ufficiale dell'Ucraina pubblica il primo di una lunga serie di immagini, 'meme' nel gergo dei social, che da li' in poi diventeranno la cifra comunicativa del Paese su Twitter. Eppure subito sotto quel tweet ne pubblica un altro: "Questo non e' un meme, ma la nostra e la vostra realta' adesso". Risultato? 1,8 milioni di like, 433 mila retweet e 29 mila commenti generati dal post, tra i piu' condivisi di sempre dall'inizio della guerra.
L'uso dei meme da parte di Kiev
A dispetto della drammaticità del conflitto, meme ironici saranno usati in diverse occasioni dal governo di Kiev, con l'effetto immediato di tirare le fila dei propri supporter sui social. Nei giorni più drammatici saranno sostituiti con immagini delle devastazioni, dei palazzi distrutti e degli sfollati, ma rimarranno uno strumento di comunicazione 'ufficiale', spesso con buoni risultati. Quella tra Russia e Ucraina è la prima guerra in cui i meme hanno ricoperto un ruolo magari non decisivo ma comunque importante. Perlomeno nella comunicazione, e nella propaganda. Treccani definisce il meme come "elemento singolo replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro", che digitali diventano "contenuti virali in grado di monopolizzare l'attenzione degli utenti sul web". Possono esserlo immagini, video, foto, spesso modificate come vignette. Ma che ruolo hanno in una guerra?
Il ruolo dei meme nella guerra
Qui le opinioni divergono. "Non credo che i meme possano in qualche modo contribuire alla fine della guerra", commenta Charlie Gere, un professore di sociologia dell'Università di Lancaster nel Regno Unito per il quale non sono altro che "giochetti nichilistici" che non hanno alcun impatto fuori dalla propria sfera culturale. Non tutti però sono d'accordo, non sulla loro efficacia comunicativa almeno. Nati per attirare l'attenzione, colpire ed essere condivisi per diventare virali, la guerra li ha trasportati dal mondo frivolo dei social al mondo reale. Oggi sono considerati come il modo più efficace per diffondere un messaggio e coinvolgere il pubblico. Se usati bene. Christian Dumais, uno scrittore e comico il cui alter ego su Twitter "Drunk Hulk" è stato dietro un sacco di contenuti virali nel corso degli anni. Per lui l'Ucraina è stata "incredibilmente chiara nel suo uso dei meme". "La capacità di un meme di ricontestualizzare ciò che stiamo vedendo nel mondo al fine di sovvertire, ispirare, provocare ed educare sta ridefinendo il modo in cui possiamo raggiungere le persone", ha detto sul social.
Il gioco della comunicazione politica
Vincent Miller dell'università di Kent nel Regno Unito, autore di "Understanding Digital Culture", vede i meme come un tipo di conversazione che può essere utile al dibattito politico, soprattutto fuori dal contesto di guerra: "Data la loro natura anonima e le loro origini, i meme consentono di comunicare arginando attriti e divisioni sociali, spesso scatenate dalle dichiarazioni online dei politici", ha detto all'AFP. Che siano d'impatto o meno, i meme sembrano aver raggiunto una nuova popolarità durante il conflitto. Il profilo Twitter ufficiale dell'Ucraina, dopo una pausa di due settimane, è tornato ai meme nel fine settimana, pubblicando un'immagine che ridicolizza i carri armati russi, un'altra che evidenzia il crollo dell'economia russa, un altro ancora in cui mette a paragone una fila lunga di persone che chiedono la cittadinanza ucraina e uno sportello deserto per le persone che vogliono investire in Russia.
Zelensky e Putin 'oggetto' di meme
Altri utenti di Twitter hanno continuato a pubblicare immagini che acclamano il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, diventato supereroe Marvel o Arcangelo Gabriele che infilza la lancia nel petto di un demoniaco Vladimir Putin. Dal punto di vista iconografico, Putin ha molto meno successo, variamente raffigurato rannicchiato sul suo enorme tavolo di marmo, implorando l'aiuto della Cina o semplicemente ridicolizzato in molti modi, a partire dalle varie versioni della sua cavalcata di un orso a torso nudo.
"So che non sono tattiche rivoluzionarie", dice Dumais, "ma i meme in questo contesto hanno una funzione molto più efficace che aggiungere la bandiera ucraina al proprio profilo sui social media". E sottolinea che la creazione di meme richiede almeno un certo impegno con il soggetto. "Ci permettono di esprimere la nostra indignazione e aiutano a rimuovere la sensazione di impotenza". Un piccolo ritorno, almeno in termini di soddisfazione.