AGI - L'esercito russo in Ucraina continua a perdere pezzi, o meglio teste, quelle importanti: nelle ultime ore, lo Stato maggiore di Kiev ha annunciato la morte di Andrei Mordvichev, comandante dell'ottava armata combinata, il quinto generale russo ad aver perso finora la vita in oltre tre settimane di guerra.
Su Twitter, la Difesa ucraina ha postato una sua foto, mentre passa in rassegna le truppe, sfregiata con una grossa X rossa che non lascia adito a dubbi. Prima di lui, sono caduti sotto i colpi ucraini Vitaly Gerasimov, Andrei Kolesnikov, Oleg Mityaev e Andrei Sukhovetsky, tutti generali esperti, veterani delle guerre combattute dalla Federazione negli ultimi trent'anni, dalla Cecenia alla Georgia, dalla Siria al Donbass.
Una moria di 'papaveri' che suona inusuale per il mondo occidentale, dove per trovare vittime tra gli alti ranghi bisogna spulciare minuziosamente le cronache passate: per fare un esempio, tra i generali Usa, l'unico a cadere sul campo in decenni è stato Harold Greene, vittima nell'agosto 2014 di un militare afghano che aprì il fuoco a tradimento (il cosiddetto 'green-on-blue attack') in un centro di addestramento britannico vicino a Kabul.
Uno dei fattori principali chiamati in causa dagli esperti è la limitata iniziativa di comando che contraddistingue i gradi inferiori nelle forze armate russe. "Tra i bassi ranghi c'è meno libertà di azione, meno preparazione, soprattutto meno capacità di leadership e intraprendenza e questo può portare i livelli di comando superiori a essere impiegati più vicini alla linea del fronte", con i rischi che ne conseguono, ha spiegato all'AGI l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, ex ministro della Difesa nel biennio 2011-2013 e già capo di Stato maggiore tra il 2004 e il 2008.
Inoltre, dal momento che "l'avanzata russa non sembra procedere come inizialmente stimato, può essere che ci sia stato bisogno" di impiegare generali più vicino alla linea del fronte "per guidare con maggiore determinazione l'attacco", ha continuato l'ammiraglio Di Paola. C'è comunque da considerare che "i posti di comando mobili si trovano su mezzi che sono abbastanza vicini alla linea del fronte": tenuto conto che "le forze ucraine hanno attaccato molto le retrovie" con raid "mordi e fuggi", è "ragionevole pensare che tra i vari mezzi abbiano distrutto anche posti di comando... con i loro occupanti", ha concluso Di Paola.
"Nel mondo occidentale non è verosimile che muoiano in combattimento ranghi così alti, questi non vengono impiegati" vicino alla linea del fronte, ha confermato all'AGI il generale Leonardo Tricarico. Il contesto ha sicuramente il suo peso, ha proseguito: "Questa è una guerra d'invasione e non so come i russi siano equipaggiati per gestire le attività di comando e controllo. La maniera un po' approssimativa con cui paiono aver affrontato questa operazione può aver anche comportato che alti gradi siano affluiti nell'area della battaglia".
Cercare di 'decapitare' i comandi militari nemici non è una novità in guerra e Kiev in questo non fa difetto, spendendo tempo ed energie per raggiungere l'obiettivo. Secondo una fonte vicina al presidente Volodymyr Zelensky, sul terreno opera un'unità speciale d'intelligence votata proprio a localizzare ed eliminare - per mano di cecchini o più 'grossolanamente' con tiri di artiglieria - gli alti ufficiali russi coinvolti nel conflitto.
Kiev può vantare forze speciali molto competenti, ha affermato Tricarico, ricordando che in una recente "valutazione di Usa e altri Paesi Nato, esercito e marina ucraine, e forse anche aeronautica, sono stati considerati ancora non all'altezza dello standard dell'Alleanza atlantica, pur avendo avuto negli ultimi anni una professionalizzazione molto pronunciata. Diversa la situazione delle forze speciali, che tale livello lo hanno ampiamente raggiunto".