AGI - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avuto oggi un colloquio telefonico con il collega russo Vladimir Putin, mentre ieri ha parlato al telefono con il presidente ucraino Volodimir Zelensky. Al contrario, mentre Erdogan parlava con Kiev, il ministro degli Esteri di Ankara Mevlut Cavusoglu si trovava a Mosca, dove ha avuto ieri un faccia a faccia di un'ora con il capo della diplomazia del Cremlino Sergej Lavrov; nello stesso momento in cui Erdogan parlava con Mosca, Cavusoglu si trovava a Lviv in conferenza stampa con il collega ucraino Dimitri Kuleba. Incroci che rivelano l'impegno totale di Ankara a esplorare qualsiasi opzione diplomatica per porre fine alla crisi, ma anche l'intenzione di mantenere vivo il dialogo con entrambe le parti impegnate nel conflitto.
Si tratta infatti del secondo colloquio di Erdogan con entrambi, Putin e Zelensky, dall'inizio del conflitto. Il presidente turco ha dimostrato ancora una volta di essere l'unico leader Nato a tenere vivo un canale di dialogo con Mosca, unico spiraglio nel muro contro muro che ha contraddistinto i rapporti tra Occidente e Russia dall'inizio della crisi. Le telefonate di Erdogan e le missioni di Cavusoglu di questi due giorni hanno imposto la Turchia nel ruolo di "facilitatore" di un dialogo sicuramente più costruttivo delle minacce e offrono alla Nato un'opzione diplomatica, un canale di dialogo che altrimenti non avrebbe.
Sia ieri che oggi Cavusoglu ha ammesso che non si è parlato di un possibile incontro tra i presidenti di Russia e Ucraina, ma Ankara ha rinnovato la disponibilità ad ospitare un ipotetico faccia a faccia. Far sedere allo stesso tavolo Putin e Zelenski è l'obiettivo cui Erdogan lavorava da gennaio per prevenire il conflitto ed è ora una priorità del presidente turco che lavora sottotraccia all'incontro.
Solo una settimana fa lo stesso Cavusoglu ha mediato sedendo al tavolo con Lavrov e con il ministro degli Esteri ucraino Dimitri Kuleba. Unico incontro di alto livello da quando la crisi ha avuto inizio, un faccia a faccia ritenuto impossibile dall'inizio del conflitto.
Rifiuta di sanzionare la Russia, parla con Mosca, difende l'integrita territoriale ucraina, chiude il Bosforo alle navi da guerra, invia armi a Kiev e tiene fede agli impegni NATO; Erdogan ha fatto della Turchia il fulcro di un'iniziativa diplomatica che non ha partorito fino ad ora grandi risultati, ma che tiene vivo il dialogo e punta, con un lavoro ai fianchi, a mettere l'uno difronte all'altro Putin e Zelenski.
Circostanze che rendono particolarmente importante la partecipazione di Erdogan al vertice NATO di Bruxelles del prossimo 24 marzo, la Turchia è l'unico Paese NATO ad avere in piedi un dialogo con il Cremlino e offre all'Alleanza un'opzione diplomatica che altrimenti difficilmente avrebbe.