AGI - Quella in Ucraina è destinata a essere non solo la prima guerra documentata in tempo reale sui social, ma anche la prima combattuta dai social media. Il primo colpo lo ha sparato Twitter la sera del 10 marzo, quando ha eliminato un post dell'ambasciata russa a Londra che sosteneva la tesi secondo cui il bombardamento di un ospedale a Mariupol da parte delle forze di Mosca è stata una messinscena. Dopo 24 ore media, influencer e vari creatori di contenuti (e di fake news) russi si sono trovati tagliati fuori da praticamente qualunque social occidentale. Ma quelle intraprese da Twitter, Facebook, TikTok, YouTube e Instagram non sono solo di azioni 'passive'.
Meta - che possiede Facebook e Instagram oltre alla app di messaggistica WhatsApp - ha deciso con una mossa senza precedenti di allentare i freni ai 'post di odio' contro le forze russe impegnate in Ucraina. Un provvedimento preso per "proteggere la libertà di parola come espressione di auto-difesa di un popolo in reazione all'invasione militare del proprio Paese", ha spiegato il presidente per gli Affari globali di Meta, Nick Clegg, ma significativo per un'azienda che per aver chiuso troppe volte gli occhi di fronte all'hate speech sulle sue piattaforme è persino finita sotto accusa di fronte al Congresso.
Mosca ha reagito limitando l'accesso a Instagram, accusando la piattaforma di diffondere appelli alla violenza e ha annunciato l'avvio di un'azione legale contro per classificare Meta come organizzazione "estremista".
Poi è arrivato il turno di YouTube che ha bloccato a livello mondiale i canali dei media russi finanziati dallo Stato perché la politica dell'azienda è di "vietare i conteniti che negano o banalizzano eventi di ben documentata violenza".
Nel suo saggio del 2003 "Davanti al dolore degli altri", la filosofa americana Susan Sontag indicava nella guerra civile spagnola l'origine del fotogiornalismo e in quella del Vietnam la prima a essere trasmessa quotidianamente in televisione. Dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, i social network sono stati inondati di video da entrambe le parti. Cellulari alla mano, soldati e civili stanno documentando la guerra in tempo reale. I social media sono diventati parte del campo di battaglia. E, al momento, Kiev sta vincendo.
France 24 ne ha citati alcuni, come la ventenne fotografa ucraina Valeria Shashenok - famosa per i suoi video di viaggi, servizi di moda o serate con gli amici sul suo account TikTok - racconta ora la sua vita quotidiana sotto i bombardamenti nella città di Chernihiv, a circa 100 chilometri a nord di Kiev. Con un pizzico di umorismo nero descrive "una giornata normale in un rifugio antiaereo" o offre consigli su "cosa comprare in un supermercato in tempo di guerra" ai suoi 300.000 follower.
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Anche i soldati ucraini usano Instagram, TikTok e Twitter per raccontare le loro storie dal campo di battaglia. Con 4,3 milioni di follower, Alex Hook è il più conosciuto. Dal Donbas pubblica regolarmente video di se stesso e dei suoi commilitoni che ballano al ritmo delle canzoni dei Nirvana o si preparano per la battaglia. L'esercito ucraino ha anche un proprio account Twitter che fornisce aggiornamenti orari sulla guerra a oltre 350.000 seguaci. Le forze armate del Paese mostrano immagini di combattimenti, ma anche di soldati russi fatti prigionieri, cosa vietata dalle Convenzioni di Ginevra.
L'uso dei social network in guerra non è nuovo. Durante la primavera araba, le parti li hanno utilizzati per organizzare manifestazioni e influenzare l'opinione pubblica. La differenza oggi sta in un nuovo tipo di narrazione. Poiché sempre più persone portano un telefono cellulare e documentano regolarmente le loro giornate su diverse piattaforme social, la guerra è diventata un argomento come un altro. Alcuni influencer ucraini - un tempo più noti per i tutorial di bellezza che per le loro posizioni politiche - si sono trasformati in combattenti della resistenza, versione 2.0.
Anastasiia Lenna, Miss Ucraina 2015, ha abbandonato i suoi abiti glamour e ora si mostra con indosso la divisa e imbracciando un mitra, esortando i suoi connazionali a difendere il loro Paese. La cantante Nadya Dorofeeva, che ha 5 milioni di follower, ha smesso di pubblicare foto di spiagge private e feste esclusive ed è apparsa in lacrime per chiedere la fine dei combattimenti.
Andriy Khlyvniuk, il cantante dei Boombox, una delle band più famose dell'Ucraina, ha cantato l'inno tradizionale con un fucile a tracolla dopo aver ha abbandonato il suo tour negli Stati Uniti per combattere contro l'esercito russo.
La Russia, un tempo maestra nell'arte della disinformazione con l'aiuto di eserciti di troll filo-Cremlino, è stata surclassata. Dall'inizio dell'offensiva di Mosca, video e post di e sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky sono diventati virali su Internet e il suo account Twitter è passato da 300.000 a 5 milioni di follower in pochi giorni.
Persino alcune celebrità russe hanno scelto di esprimere il loro disaccordo nonostante i rischi: L'attore Danila Kozlovsky, noto per il suo ruolo nella serie "Vikings", non ha esitato a opporsi alla guerra in un messaggio che ha condiviso con i suoi oltre 1 milione di follower su Instagram. Uno dei rapper più famosi del paese, Oxxxymiron, ha annunciato su Instagram di aver deciso di cancellare sei concerti a Mosca e San Pietroburgo. "Non posso intrattenerti mentre i missili russi cadono sull'Ucraina e alcune persone a Kiev sono costrette a nascondersi negli scantinati o nella metropolitana mentre altri stanno morendo", ha detto in un video.
Anche se tutto quello che viene pubblicato su Internet vi resta per sempre, è vero che nulla è più effimero di un post sui social. La vera domanda allora è: cosa resterà di queste immagini di profughi, bambini sotto i bombardamenti e combattenti stremati se la guerra si protrarrà più a lungo dell'attenzione media di un follower?