AGI - La mossa di Biden che ha vietato le importazioni di petrolio russo negli Usa e ha così dato un giro di vite alle misure economiche contro Putin è la notizia che domina sulle prime pagine dei maggiori quotidiani internazionali, molti dei quali dedicano analisi agli effetti di questa decisione, leggendola da diverse angolature.
L’impressione complessiva che si ricava dalla lettura dei giornali esteri è che la preoccupazione per le conseguenze sull’economia degli Usa e in generale dei Paesi occidentale, prevalga sulla fiducia che l’embargo possa produrre concretamente risultati utili alla soluzione del conflitto. In evidenza su varie testate anche il summit virtuale tra Macron, Scholz e Xi Jinping, e il dramma dei civili ucraini in fuga sotto le bombe.
Washington Post
La notizia dell’embargo petrolifero contro la Russia è presentata sul Washington Post con un titolo che evoca un’unità di intenti tra Usa e Ue in questa direzione: “Usa e Ue si muovono contro le importazione di petrolio russo”, dice il titolo. In effetti, leggendo l’articolo, si capisce che America e Europa non procedono esattamente di pari passo. Perché Biden ha deciso un divieto assoluto di importazione di greggio e di ogni altro combustibile fossile dalla Russia, mentre l’Ue ha “svelato un piano separato per ridurre le importazioni di gas russe di circa due terzi quest'anno, anche se sono emerse rapidamente domande sul fatto che le nazioni europee sarebbero state in grado di raggiungere tale obiettivo”.
Il giornale riflette in particolare sulle ricadute di politica interna della mossa di Biden. Il presidente e i democratici, varando l’embargo, hanno adottato “una strategia politicamente rischiosa”, rileva il giornale, perché “mentre farà aumentare i prezzi del carburante già in crescita, punta a dare la colpa a Putin del danno che gli americani subiranno alla pompa”. Biden ha infatti nominato spesso Putin, imputandogli di averlo spinto a decidere l’embargo con la sua guerra crudele contro l’Ucraina.
E tuttavia ha riconosciuto che “probabilmente ciò si tradurrebbe in benzina più costoso per i consumatori negli Stati Uniti, un'ammissione potenzialmente pericolosa per un presidente già in affanno nel respingere gli attacchi repubblicani sull'aumento dei costi di generi alimentari, affitto e altri beni”, osserva il Post. Tanto più nell’anno delle elezioni di metà mandato. Ovviamente Biden tenterà di introdurre tutte le contromisure possibili per contenere il rincaro della benzina, non si sa però con quanto successo. Commenta il senatore Angus King del Maine, indipendente ma vicino ai dem: "Storicamente, le persone incolpano automaticamente i presidenti per i prezzi della benzina ma raramente li ho visti dare credito ai presidenti quando scendono".
New York Times
“Biden vieta il petrolio russo contro una ‘guerra feroce’” titola in apertura il New York Times, che valorizza le dure parole ancora una volta usate dal presidente americano e la sua promessa di “difendere la libertà a ogni costo”. Appunto quale sia il costo si chiede il quotidiano in un’analisi, e spiega: “Uno shock sui prezzi dell'energia durerà probabilmente finché lo scontro andrà avanti, dal momento che ci sono poche alternative per sostituire rapidamente le esportazioni russe di circa cinque milioni di barili al giorno.
I prezzi del petrolio stavano già aumentando quando l'economia mondiale è riemersa dalle chiusure di Covid-19 e i produttori si sono sforzati di soddisfare la crescente domanda. Le multinazionali del petrolio avevano ridotto gli investimenti negli ultimi due anni. Ora i mediatori stanno facendo offerte per i prezzi del greggio a livelli che non si vedevano da anni, aspettandosi che la Russia – uno dei tre maggiori produttori assieme a Usa e Arabia Saudita – venga emarginata”.
Il giornale cita l’opinione di Robert McNally, ex consigliere per l'energia del presidente George W. Bush, secondo cui l’antidoto sarebbe un aumento della produzione di petrolio. Ma non sarà facile, perché “solo l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait hanno capacità, insieme, di poco più di 2,5 milioni di barili al giorno. Venezuela e Iran potrebbero contribuire con circa 1,5 milioni di barili al giorno, ma ciò richiederebbe la revoca delle sanzioni americane contro quei Paesi”.
Wall Street Journal
L’embargo americano sul petrolio russo è la notizia che fa titolo sul Wall Street Journal, che la monta però con una fotografia dell’aula della Camera dei comuni di Londra con il presidente ucraino Zelensky che interviene in video, in modo da valorizzare anche quello che il giornale ritiene l’altro fatto chiave della giornata. Il Wsj ragiona sullo stop Usa alle importazioni di greggio da Mosca, e osserva che “probabilmente spingerà i prezzi della benzina ancora più in alto e pungerà le famiglie americane già messe alla prova dall'inflazione più alta degli ultimi quattro decenni”.
Gli economisti, sottolinea il giornale, si attendono che il dato americano sull’inflazione di febbraio, atteso per oggi, sarà di quasi l'8%, “un'accelerazione rispetto al mese precedente che catturerebbe solo in parte il recente aumento dei prezzi dell'energia”. I rincari, secondo il quotidiano, “potrebbero incoraggiare ulteriormente la Federal Reserve mentre si muove verso un rialzo dei tassi di interesse, a partire dalla riunione politica della prossima settimana, per ridurre l'inflazione”. In generale, comunque, la previsione è che “la crisi Russia-Ucraina e il relativo rincaro dei prezzi del petrolio rallenteranno la ripresa economica degli Stati Uniti quest'anno”.
In un titolo al centro della prima pagina, il Wsj evidenzia che “Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti snobbano la chiamata di Biden”, riferendo che non è riuscito il tentativo del presidente americano di contattare telefonicamente i leader dei due Paesi per chiedere loro di agire sulla leva della produzione petrolifera in modo da arginare in una certa misura l’aumento dei prezzi. Dunque, un incremento della produzione nei giacimenti arabi non sembra per ora alle viste. Resta alta l’attenzione sui rifugiati ucraini, con un titolo in cui si segnala che sono già più di due milioni.
Financial Times
Il blocco delle importazioni di combustibili russi deciso da Biden e la difficile evacuazione dei civili dalle città assediate in Ucraina sono i due temi che il Financial Times coniuga nel suo titolo di apertura. Il giornale sottolinea che “la Russia è il più grande esportatore di petrolio e prodotti derivati”, mentre “gli Stati Uniti sono di gran lunga il più grande mercato petrolifero del mondo”. Tuttavia la Russia copriva nel 2021 circa l’8% degli 8,5 milioni di barili al giorno importati dagli Usa. L’embargo americano, dunque, è molto diverso da quello che escluse dai mercati mondiali il petrolio iraniano, l'ultima volta nel 2018.
Infatti, “l'Ue, che dipende molto di più dall'energia russa, non sta seguendo l'esempio adesso. Un embargo più ampio richiederebbe sanzioni secondarie e probabilmente richiederebbe la cooperazione dei paesi dell'Ue e persino dell'India e della Cina, il più grande acquirente della Russia”. Gli effetti del bando del petrolio russo, secondo gli analisti interpellati da Ft, potrebbe aver per gli Usa un costo perché sebbene i volumi importati da Mosca siano piccoli rispetto alla domanda americana complessiva di petrolio, “la perdita di queste forniture complicherà le operazioni di raffineria negli Stati Uniti e restringerà il mercato americano della benzina”. Dall’altro lato, la Russia può parare in qualche modo il colpo perché “in teoria, può semplicemente vendere il suo petrolio ad altri acquirenti in un mercato fungibile. Ciò che non viene venduto negli Stati Uniti o nel Regno Unito può essere spedito altrove”.
The Times
Il Times guarda agli aspetti militari della guerra e apre con la notizia che la Polonia ha offerto aerei a Kiev. “L’Ucraina avrà jet della Nato” dice il titolo del quotidiano, che scrive: “La Polonia è pronta a consegnare la sua flotta di caccia MiG-29 al governo del presidente Zelensky in una significativa escalation della crisi ucraina. I 28 jet dell'era sovietica, che i piloti ucraini sono addestrati a pilotare, saranno consegnati alla base aerea di Ramstein in Germania e saranno messi a disposizione degli Stati Uniti ‘immediatamente e gratuitamente’, ha affermato Varsavia.
Sopra il titolo è impaginata una maxi foto della seduta di ieri alla Camera dei comuni, dove il presidente ucraino Zelensky ha “tenuto uno storico discorso” in video collegamento, e “ha evocato Churchill e Shakespeare esortando i parlamentari a fare di più per aiutare l'Ucraina a difendersi dall'invasione russa”. Zelensky, sottolinea il Times, ha “paragonato la lotta a quella britannica nella seconda guerra mondiale, dicendo che il suo paese non vuol ‘perdere ciò che abbiamo, proprio come una volta non volevate perdere il vostro paese quando i nazisti iniziarono a combattere".
Le Monde
L’embargo degli Usa al petrolio e agli altri combustibili fossili russi, cui si è unita anche la Gran Bretagna, pone una domanda che Le Monde mette in apertura: “L’Europa può privarsi del gas russo?” La risposta è quella di Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea: “Sarà dura, incredibilmente dura, ma è possibile”.
Il quotidiano punta sulla notizia che Bruxelles ha presentato il suo piano per ridurre di due terzi le importazioni europee di gas russo entro la fine dell'anno e mettersi nella condizione di fare a meno degli idrocarburi russi "ben prima del 2030". I 27 ne discuteranno al vertice di Versailles, domani e venerdì. Si tratta, spiega Le Monde, “di diversificare le loro forniture di gas – Mosca fornisce loro il 45% delle loro importazioni – e di aumentare gli acquisti di gas naturale liquefatto da paesi diversi dalla Russia, come gli Stati Uniti, il Qatar, Algeria o Norvegia”. Inoltre, ci sarà “una campagna affinché l'Ue si concentri maggiormente su biogas e idrogeno e acceleri la sua conversione alle energie rinnovabili”. Il quotidiano ha sentito il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo cui “nel breve periodo ‘non abbiamo scelta’ e alcuni Paesi dovranno compensare il calo del gas russo con il nucleare o il carbone”.
Le Figaro
Il tema dell’energia, drammaticamente portato in primo piano dalla guerra in Ucraina, è quello centrale nell’impaginazione di Le Figaro, che apre con questo titolo: “Petrolio, gas: la France affronta la fiammata dei prezzi”. La notizia è che il governo prepara un “piano di resilienza” per offrire ai cittadini, ma soprattutto alle imprese, qualche forma di compensazione del caro bollette. Nell’editoriale, intitolato “Il prezzo della guerra”, il quotidiano osserva: “A due settimane dall'invasione dell'Ucraina, e sebbene l'escalation delle sanzioni non sia completa, stiamo iniziando a misurare le ripercussioni del conflitto.
Prendono la forma di un gigantesco shock energetico, che solleva i timori per il ritorno della stagflazione, questo mostro economico che unisce prezzi in rialzo e crescita debole, vissuta dolorosamente negli anni '70. La prima parte dell'equazione è già sul tavolo: l'aumento vertiginoso dei prezzi del petrolio e del gas sta prendendo per la gola individui e aziende”. In un servizio il giornale fa il punto sull’Europa, che ha cominciato la ricerca di fonti alternative a quelle russe. Ma ci vorrà tempo.
El Pais
Il “veto di Biden all’energia russa” è la notizia di apertura, a tutta pagina, su El Pais. Il giornale spagnolo sottolinea che, invece, “l’Europa fa resistenza a tagliare i legami energetici con la Russia” perché ha bisogno di tempo per definire un riassetto delle sue fonti di approvvigionamento. “La debolezza del sistema energetico europeo era una verità nota, ma l'invasione russa dell'Ucraina ha messo a nudo la gravità del problema e la sua causa centrale: l'Europa dipende enormemente dal petrolio e dal gas russi”, osserva El Pais nel suo editoriale, secondo cui, “le drammatiche condizioni che l'Ucraina sta vivendo oggi non devono eliminare la domanda latente sull'effetto che la guerra potrebbe avere sul futuro della transizione ecologica.
Può iniziare una fase di regressione o di paralisi oppure può portare all'assunzione definitiva in Europa di una ferma leadership verso la transizione in tutto il pianeta”, sottolinea il quotidiano, convinto che “oggi l'Europa ha tre obiettivi principali nel campo dell'energia, che è l'elemento chiave della transizione ecologica: gestire la crisi dei prezzi e il suo trasferimento all'economia nel suo insieme, accelerare il più possibile la transizione energetica per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e liberarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia”.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
La decisione americana di non importare più petrolio e altri combustibili dalla Russia è l’apertura della Frankfurte Allgemein Zeitung, che mette in rilievo le preoccupazioni per le conseguenze economiche di questa mossa, espresse al riguardo dal ministro tedesco per l’Economia, e vice cancelliere, Robert Habeck. In un editoriale, il quotidiano sottolinea che “la Germania teme le onde d'urto della guerra in Ucraina”, e che la “coalizione semaforo” che sostiene il governo Scholz “teme soprattutto la transizione energetica”.
Secondo la Faz, “anche in tempo di pace”, nei partiti della maggioranza era viva la preoccupazione per “la sicurezza dell'approvvigionamento” energetico, “e ora ancora di più. Un embargo petrolifero – scrive il giornale - non sarebbe così facile da affrontare per l'Ue come lo è per l'America, che ora agisce unilateralmente. Ma, analogamente al caso delle importazioni di carbone dalla Russia, un mercato mondiale flessibile consentirebbe di ottenere sostituzioni più rapidamente, anche se più costose.
Ma che dire del gas naturale? Quali sarebbero le conseguenze di un embargo o di un divieto di esportazione russo? Un sogno diventerebbe realtà per i protezionisti radicali del clima o sarebbe semplicemente ‘devastante’, come dice il primo ministro della Sassonia Michael Kretschmer?”, si chiede l’editoriale. In rilievo anche il summit virtuale tra Macron, Scholz e Xi. Il presidente cinese “ha descritto per la prima volta l’attacco all’Ucraina come una guerra”, sottolinea la Faz nel suo titolo, perché in diplomazia le parole si misurano e l’uso della parola “guerra” da parte di Xi sembra segnalare una presa di distanza da Putin, che di guerra non ha mai parlato né vuole che si parli.
China Daily
Nel suo colloquio virtuale con il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz, il presidente cinese Xi Jinping ha “sollecitato comune sostegno ai colloqui” per mettere fine alla guerra in Ucraina: così titola il China daily, che ovviamente ritiene il colloquio trilaterale la notizia più importante sul fronte del conflitto. Il leader di Pechino ha manifestato apprezzamento per gli sforzi di mediazione compiuti da Francia e Germania, e ha posto “la necessità di incoraggiare la Russia e l'Ucraina a mantenere lo slancio dei negoziati, superare le difficoltà, portare avanti i colloqui e ottenere risultati pacifici”.
Anche perché, secondo Xi occorre “lavorare insieme” per limitare i danni economici causati dalla guerra e dalle sanzioni: conseguenze negative che “non sono nell’interesse di nessuno”. Il giornale sottolinea inoltre che Xi ha espresso a Francia e Germania “sostegno nella promozione di un quadro di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile per gli interessi e la sicurezza duratura dell'Europa e nel sostenere la sua autonomia strategica”.
Quotidiano del Popolo
“Xi ha tenuto un vertice virtuale con i leader di Francia e Germania”, titola il People’s daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, che evita di menzionare l’Ucraina. Nell’articolo, il tema compare in fondo, tra “gli altri argomenti” discussi nel summit, dopo il Covid, la cooperazione tra Cina e Ue, le congratulazioni rivolte a Xi per i giochi olimpici invernali di Pechino. “La Cina elogia gli sforzi di mediazione di Francia e Germania sull'Ucraina, ha affermato Xi, aggiungendo che la Cina rimarrà in comunicazione e coordinamento con Francia, Germania e Ue e, alla luce delle esigenze delle parti coinvolte, lavorerà attivamente insieme alla comunità internazionale”, scrive il giornale.
Un resoconto un po’ diverso da quelli occidentali in cui si enfatizza che Pechino è pronta a mediare. Il People’s daily mette invece l’accento sull’esortazione di Xi a “lavorare insieme per ridurre l'impatto negativo della crisi”, dato che “le sanzioni influenzeranno la finanza globale, l'energia, i trasporti e la stabilità delle catene di approvvigionamento e danneggeranno l'economia globale che è già devastata dalla pandemia. E questo non è nell'interesse di nessuno”, ha sottolineato il presidente, che ha così nuovamente manifestato le preoccupazioni cinesi, evidentemente crescenti, per le conseguenze economiche della guerra.