AGI - Nata a Washinghton, cresciuta a Miami, studi ad Harvard dove si è laureata con i massimi onori; e con un profilo "leggermente differente" dalle sue colleghe, e non solo per essere afroamericana, ma perché per un certo periodo ha fatto l'avvocato d'ufficio, ha cioè difeso quanti non avevano i mezzi per pagarsi un avvocato.
È Ketanji Brown Jackson, 51 anni, nominata dal presidente Joe Biden nuovo giudice della Corte Suprema: se verrà confermata dal Senato, dove i Democratici e i Repubblicani si dividono equamente i seggi, questa brillante giurista diventerà la prima giudice afroamericana della storia, la prima nell'istituzione dove finora hanno esercitato solo due uomini di colore.
E sarà anche una delle poche ad aver un'esperienza professionale nel sistema penale.
Progressista, sposata a un chirurgo, due figli, il nuovo giudice supremo ha anche un passato di reporter per la rivista Time, per cui lavorò negli anni ‘90.
Quando era al college, uno zio venne condannato all’ergastolo in virtu di una legge molto repressiva che automaticamente imponeva il carcere a vita dopo tre reati legati alla cocaina.
Come avvocato, Brown Jackson si occupò del caso fino a riuscire a ottenere dall’allora presidente Barack Obama la commutazione della pena. Anche se non aveva una relazione molto stretta con lui, "questa esperienza famigliare le ha fatto prendere coscienza dell'impatto della legge nella vita delle persone", ha raccontato un amico al Washington Post.
Poi, da giudice federale a Washington, ha preso decine di decisioni importanti: fu capace di contraddire, ad esempio, Donald Trump, che cercava di impedire al Congresso di convocare uno dei suoi consiglieri, scrivendo: "La lezione principale di 250 anni di storia americana è che i presidenti non sono re".
Appena arrivata alla Casa Bianca, Joe Biden l'ha nominata membro dell'influente Corte d'Appello Federale di Washington, considerata un trampolino di lancio per la Corte Suprema.
La giurista sarà la più giovane tra i nove membri della Corte, dettaglio non di secondo piano: questo garantirà ai Democratici di avere a lungo un giudice progressista.