AGI - È ricca di potassio, fosforo e azoto, potrebbe essere perfetta, ovviamente riciclata e trattata, per fertilizzare i parchi delle città. Ma ce ne liberiamo appena possibile (anche con repulsione). Stiamo parlando dell’urina, quella umana, che di potassio, fosforo e azoto è fonte libera, abbondante e inesauribile. Dei suoi possibili usi per aiutare le piante a crescere si è occupato uno studio della Griffith University, università della South East Queensland, in Australia: una ricerca che è anche un progetto di quattro anni.
Da una parte la teoria, dall’altra la sperimentazione sul campo. Di che si tratta? Nei servizi igienici dei parchi verrà installato un dispositivo per la separazione delle urine (sotto la curva a U) che intrappolerebbe i nutrienti adatti al riutilizzo, rimuovendo contemporaneamente le sostanze chimiche indesiderate, come i metalli pesanti.
Insomma, la tecnologia, fa sapere il team di lavoro, già esiste. I muri da superare sono piuttosto normativi e ovviamente sociali (il “fattore schifo”). Il progetto fa parte di Nutrients in a Circular Economy macroprogetto da 2 milioni di dollari, guidato dall'Università della Tecnologia di Sydney e che include altre università, appunto come Griffith, partner commerciali e governativi. Il punto è questo, fanno sapere dal team di lavoro: Se vogliamo arrivare a zero emissioni nette di carbonio, dobbiamo prendere le distanze dai fertilizzanti sintetici.
Un tesoro di nutrienti
L’urina umana è, ha detto Cara Beal, del Cities Research Institute della Griffith University, "un tesoro di nutrienti che potrebbero aiutare a far crescere i raccolti e invece la gettiamo nel water". L’urina umana certo può contenere elementi indesiderati come agenti patogeni, ormoni e antibiotici che devono essere elaborati. "Ma le cose buone sono l'azoto, il fosforo e il potassio che le piante amano. La tecnologia è importante, ma non è l'ostacolo alla chiusura del ciclo dei nutrienti e al riutilizzo della risorsa più preziosa che generiamo - ha detto sempre Beal - abbiamo la tecnologia. Il problema sono le approvazioni normative e convincere i nostri dipartimenti sanitari e di pianificazione a capirlo".
Il protocollo di sperimentazione, che esaminerà tutti i rischi per la salute derivanti dall'uso dell'urina umana, ha già individuato i potenziali siti nei parchi di Brisbane e Sydney, "anche se ci sono ancora consultazioni e approvazioni normative da superare", ha detto sempre Cara Beal. I servizi igienici potrebbero essere installati già entro la fine di quest'anno. Il protocollo dovrà anche affrontare il “fattore schifo”.
La tecnologia
La sperimentazione utilizzerà la tecnologia sviluppata da Stefano Freguia, ingegnere chimico dell'Università di Melbourne che ha progettato un sistema autoalimentato che utilizza cariche elettriche e membrane per separare gli elementi preziosi dall'urina. "Abbiamo utilizzato rifiuti umani dall'inizio dei tempi, ma recentemente siamo diventati giustamente schizzinosi - ha detto - i nostri stili di vita sono cambiati e la tecnologia che stiamo sviluppando deve affrontare anche questo problema".
Il professor Stuart Khan, che non è coinvolto nel progetto ma è un esperto di gestione delle acque reflue presso l'Università del New South Wales, ha detto che in futuro è probabile che il fosforo diventi scarso e che le società saranno costrette a trovare nuove fonti.
"C’è molto interesse per la separazione delle urine, in particolare in alcune parti dell'Europa e della Scandinavia - ha detto - il fosforo non è rinnovabile, ma lo usiamo come fertilizzante e coltiviamo tutte le nostre verdure con esso e poi alla fine lo gettiamo nel gabinetto. Non abbiamo modo di recuperarlo dall'oceano e non c'è nuovo fosforo che viene depositato. Ci sono rischi per la salute pubblica che devono essere gestiti, ma ci sono buone ragioni per pensare che si possa fare molto bene. Una volta che le persone capiranno l'importanza dell'uso sostenibile di risorse limitate, penso che supererà qualsiasi tipo di ”fattore schifo”".