AGI - Il cast di I 3 dell’Operazione Drago, culto del cinema d’azione, si va ricostituendo in paradiso con l’addio a Robert ‘Bob’ Wall, il cattivo O’Hara già ucciso sulla scena da Bruce Lee. È morto a 82 anni a Los Angeles, lasciando la California dove tante cose cominciarono negli anni Sessanta: il viaggio nelle arti marziali, lo studio con Chuck Norris, l’amicizia con l’outsider Bruce Lee che portava una ventata di trasgressione ideologica e tecnica nel milieu delle discipline da combattimento, incuriosendo gli americani e irritando i cinesi della West Coast.
Addio a Bob Wall, maestro nono dan di Tang Soo Do, che ne ha viste tante e le ha raccontate quasi tutte. Di quando insegnava il karate a Elvis Presley senza compiacerlo nei passaggi di cintura finché il divo non se n’andò da un insegnante con più uso di mondo quale Ed Parker (lasciando a studiare con l’arcigno Bob la moglie Priscilla). Di quando s’allenava con Norris, il kickboxer Joe Lewis e Bruce Lee senza sapere che quelle piacevoli sessioni avrebbero seminato per lui e soprattutto per Chuck una seconda vita sugli schermi. Di quando chiamato a Hong Kong per girare I 3 dell’Operazione Drago vi avrebbe vissuto le settimane più eccitanti della vita, quelle per cui è stato ricordato fino a oggi e da oggi e oltre assieme a John Saxon, Jim Kelly, al maestro Shek Kin alias Mr. Han, perfidissimo narcotrafficante e organizzatore del torneo marziale sulla sua isola privata.
Tutti sopravvissero a lungo al Piccolo Drago e da ciascuno di loro tutti sarebbero andati per decenni a chiedere se era vero questo o quell’episodio di Bruce. A Bob Wall in particolare avrebbero chiesto com’era andata in quel combattimento in cui lui viene ucciso da Lee dopo avere tentato slealmente di attaccarlo con due bottiglie rotte, ma al settimo shot Lee fallì di qualche centimetro il calcio con cui gli deviava il braccio destro e si ferì a una mano con il vetro: sangue a fiotti, dodici punti di sutura e lavorazione sospesa, mentre il regista tragediatore Robert Clouse, che scriverà anche una biografia di Lee ma con cui si detestava, andò dicendo in giro che il Piccolo Drago aveva promesso di uccidere non solo O’Hara il cattivo, ma proprio Wall l’attore dopo quell’incidente.
Non era vero, ma lo era la pazzesca circostanza che a Hong Kong si giravano le scene di lotta con bottiglie vere e per otto volte che il combattimento fu provato il massiccio Wall, atterrato da Bruce, fu costretto a cadere sui cocci di vetro (l’ultima, rompendo un braccio a una delle comparse che dovevano sostenerlo). E vero è che a rivedere la famosa scena bisognerebbe rinfacciare la bravura tecnica di Lee e di Wall a quanti dicono che tanto era soltanto un film.
Se ne va il cattivo O’Hara, già cattivo nell’Urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente, e che fu tra le poche persone con cui si confidò l’ultimo Bruce Lee stressato dagli impegni, sfidato dalle comparse, braccato dai paparazzi, disdegnato dai vecchi sifu tradizionali. Si ritrovarono nella prima settimana di giugno del ’73 in California, dopo la fine della lavorazione di Operazione Drago, dove Bruce avendo sofferto un collasso in sala doppiaggio era volato per un check up completo. Bob se lo trovò davanti pallido e depresso e senza voglia di allenarsi.
Già lo aveva visto provato nella villetta di Kowloon Tong a Hong Kong dove avevano discusso di kung fu, cinema e droghe leggere cui Wall preferiva un bicchiere di vino a differenza dell’astemio Bruce. Il 20 luglio seguente il Piccolo Drago sarebbe morto prima di vedere l’opera sul grande schermo e stavolta con gli onori della Warner, che finalmente apriva la porta principale a un cinese.
Se ne va commemorata nel giorno del Capodanno Lunare, entrando l’anno della Tigre d’acqua 2022, un’altra scheggia d’avventura in cintura nera.