AGI - Il presidente del Kazakistan, Kassym-Zhomart Tokayev, ha promesso che presenterà presto nuove proposte per trasformare politicamente il Paese, scosso da violente proteste causate da un notevole aumento del prezzo del Gpl.
"Presto presenterò nuove proposte per la trasformazione politica del Kazakistan", ha detto il presidente in un messaggio alla nazione poco dopo avre estromesso dal Cionsiglio di Sicurezza il suo predecessore e padre della repubblica ex-sovietica Nusrsuiltan Naarbayev.
Circolano su diversi social, tra cui Telegram, foto e un video che ritraggono un gruppo di manifestanti che cerca di abbattere un monumento a Nazarbayev.
Un gruppo di una quarantina di manifestanti ha bloccato il funzionamento dell'aeroporto di Almaty. Lo riporta il portale d'informazione Orda.kz, aggiungendo che i voli previsti per oggi sono stati sospesi.
La foto mostra un monumento eretto nel 2016 a Taldykorgan, nella regione di Almaty, imbrigliato in più punti con corde bianche. I manifestanti cantano l'inno kazako e tirano i cavi per buttare giù la statua dal piedistallo.
Tokayev, ha riferito che durante gli scontri sono stati uccisi agenti delle forze dell'ordine e ha avvertito che le autorità d'ora in poi intendono agire nel modo più duro possibile.
Ad Almaty, capitale finanziaria del Kazakistan, i manifestanti hanno assaltato e dato alle fiamme l'edificio del Comune.
A Aktobe, una delle città dove sono scoppiate le proteste per l'aumento dei prezzi del gas, i manifestanti hanno assaltato il municipio e, non trovando alcuna resistenza da parte delle forze dell'ordine, che si sono schierate con loro, sono riusciti a occuparlo.
Nel Paese è in corso "un blackout di Internet a livello nazionale", all'indomani dei disservizi registrati nella telefonia mobile e di parziali restrizioni. Lo riporta l'organizzazione Netblocks, che monitora la sicurezza informatica e la governance di Internet.
"È probabile che questo limiti fortemente la copertura delle crescenti proteste antigovernative" in atto nel Paese, ha avvertito Netblocks.
Un video postato da Russia Today mostra un gruppetto di manifestanti sventolare bandiere e congratularsi in quella che sembra l'aula dell'assemblea comunale.
Il bilancio delle violenze nel Paese è di un centinaio di agenti delle forze dell'ordine feriti, 200 persone arrestate e 37 volanti della polizia danneggiate.
Il presidente del Paese dell'Asia centrale, Kassym Jomart Tokayev, ha licenziato il governo dopo che alcune proteste senza precedenti sono scoppiate in una provincia ricca di petrolio a causa dell'aumento dei prezzi del gas. Tokayev ha anche imposto lo stato di emergenza a Almaty, capitale finanziaria, e nella provincia occidentale di Mangystau.
Ad Almaty , proseguono le proteste: secondo alcuni testimoni, vi sono state delle esplosioni nei pressi di due strade dove i manifestanti stanno costruendo barricate. Le forze dell'ordine utilizzano granate stordenti e gas lacrimogeni.
A Aktobe la polizia si rifiuta di arrestare i manifestanti affermando di "essere dalla parte della gente", secondo quanto riporta il sito di informazioni Orda.kz. "La polizia di Aktobe ha detto di essere dalla parte della gente", si legge. "Sono circa mille i manifestanti davanti alla sede del Comune e intonano slogan sulla polizia che li sostiene", precisa il sito.
Nel frattempo il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale Nur-Sultan. Lo ha reso noto il suo ufficio. Secondo fonti kazake, è stato dichiarato lo stato di emergenza anche nella città più popolosa del Paese, Almaty.
Estremisti picchiano i civili
Secondo la polizia, che ha messo in campo la Guardia nazionale e l'esercito, ci sono "estremisti" in azione e che hanno preso il sopravvento, picchiando fino a 500 civili. Anche il presidente, Kassym-Jomart Tokayev, ha giocato la carta degli "estremisti", sostenendo che ci sono persone manovrate da "potenze straniere" che vogliono "far saltare la stabilità" nel Paese, il più grande dell'Asia centrale, e "frantumare l'unità" del popolo.
La voce di Mosca
La voce di Mosca non ha tardato farsi sentire. "Stiamo seguendo da vicino la situazione" ha affermato il ministero degli Esteri russo aggiungendo che al momento "non vi sono informazioni di cittadini russi feriti" nei disordini. La Russia e il Kazakistan hanno un profondo legame storico: il Paese dell'Asia centrale è una ex repubblica sovietica.
Il Kazakistan "non ha chiesto assistenza" alla Russia in relazione alle massicce proteste in corso nel Paese. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, avvertendo che "e' importante che nessuno interferisca" nella situazione in corso. "Siamo convinti che i nostri amici del Kazakistan possono risolvere i loro problemi interni in modo autonomo", ha aggiunto Peskov, citato dall'agenzia Ria Novosti.
Come è cominciato il caos
Un comunicato pubblicato sul sito web presidenziale questa mattina ha ufficializzato l'accettazione da parte di Tokayev delle dimissioni del gabinetto guidato dal primo ministro Askar Mamin. La città sud-orientale di Almaty, la capitale finanziaria del Kazakistan, era nel caos dalla fine di martedì. Il coprifuoco sarà in vigore in entrambi i territori dalle 23 alle 7 locali, con restrizioni al movimento dentro e fuori le città che rientrano negli ordini.
Tokayev aveva chiesto il ritorno alla calma in un video postato su Facebook dal suo addetto stampa. "Il governo non sarà abbattuto, ma non abbiamo bisogno di conflitti", ha detto.
Un giornalista dell'AFP ad Almaty ha visto la polizia sparare granate stordenti e gas lacrimogeni su una folla disorganizzata di oltre cinquemila persone che cresceva di dimensioni mentre i manifestanti marciavano per le strade centrali gridando slogan antigovernativi e attaccando veicoli.
I manifestanti hanno urlato "fuori il vecchio" - un riferimento al predecessore e mentore ancora potente di Tokayev, Nursultan Nazarbayev - e "il governo si dimetta" prima che la polizia entrasse, scatenando scontri con i manifestanti. In un'altra mossa che sembrava significativa, Tokayev ha nominato un nuovo vice capo del comitato di sicurezza nazionale per sostituire Samat Abish, un nipote di Nazarbayev.
Le app di messaggistica Telegram, Signal e WhatsApp erano tutte non disponibili nel paese dell'Asia centrale, mentre due siti web di media indipendenti che hanno riportato le proteste sembravano essere bloccati. Manifestazioni più piccole sono state organizzate in città in tutta la repubblica di 19 milioni di persone da domenica, a partire dalla città di Zhanaozen a Mangystau.
La causa iniziale dei disordini era un aumento dei prezzi del GPL a Mangystau, ricca di idrocarburi, ma una mossa del governo per abbassare i prezzi in linea con le richieste dei manifestanti non è riuscita a calmarli. I rapporti dei media indipendenti hanno suggerito che l'annuncio di Tokayev di un nuovo prezzo di 50 tenge (11 centesimi di dollaro) al litro, rispetto ai 120 dell'inizio dell'anno, non è riuscito a indebolire le manifestazioni a Zhanaozen e nella capitale di Mangystau, Aktau, quando i manifestanti hanno espresso nuove richieste.
Filmati da Aktau condivisi sui social media martedì hanno mostrato migliaia di manifestanti - che si erano accampati nel centro della città durante la notte - circondati dalla polizia. La maggior parte si era dispersa dal centro della città entro mercoledì, secondo l'emittente statale Khabar.
Mangystau dipende dal GPL, come principale carburante per i veicoli, e qualsiasi salto nei prezzi avrebbe influenzato il prezzo del cibo, che ha visto forti aumenti dall'inizio della pandemia. Almeno 14 lavoratori del petrolio in sciopero sono stati uccisi nel 2011 a Zhanaozen quando la polizia ha schiacciato una protesta per i salari e le condizioni di lavoro, la più letale agitazione da quando la repubblica ha ottenuto l'indipendenza nel 1991.
Tokayev è entrato in carica nel 2019, scelto come successore da Nazarbayev, uno stretto alleato del presidente russo Vladimir Putin. Ma Nazarbayev, che ha 81 anni e ha governato il Kazakistan dal 1989, mantiene il controllo sul paese come presidente del consiglio di sicurezza e "Leader della nazione", un ruolo costituzionale che gli consente privilegi unici di definizione delle politiche, nonché l'immunità dalla persecuzione. Le proteste spontanee e non autorizzate sono illegali, nonostante una legge del 2020 che è passata allentando alcune restrizioni della libertà di riunione nello stato autoritario.