L'ultimo Consiglio europeo del 2021 si chiude senza accordo sull'energia, nell'anno del record dei prezzi dell'elettricità che mettono in ginocchio famiglie e imprese. Troppe divergenze su troppi fronti non hanno permesso ai leader di Ventisette di raggiungere un compromesso. Dopo diverse ore di dibattito acceso (con un vertice durato dalle 10 a mezzanotte) i capi di Stato e di Governo non hanno potuto altre che stralciare tutto il paragrafo energia dalle conclusioni del summit.
"Tutti i leader sono determinati a lavorare insieme per affrontare non solo a livello nazionale ma anche in modo più coordinato il dossier energia perché ha grandi effetti su famiglie e imprese e sulla competitività", ha spiegato al termine del vertice il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. "Ma due temi sono stati molto difficili nel dibattito di oggi: il primo riguarda il mercato dell'elettricità, specialmente il finanziamento dell'Ets, a causa dei sospetti di alcuni leader che ci siano delle speculazioni. Il secondo punto è la tassonomia, che è una decisione della Commissione ma non è un segreto che ci sono diverse opinioni al tavolo. Per questo oggi non è stato possibile raggiungere un accordo ma ci torneremo", ha aggiunto.
Le divergenze in effetti non sono poche. Già al suo arrivo al vertice il premier spagnolo, Pedro Sanchez, aveva dichiarato che l'apertura della Commissione europea all'acquisto e stoccaggio comuni di gas (come proposto anche dall'Italia) è un buon passo "ma non è sufficiente". Ha quindi richiamato alla "riforma del mercato dell'elettricità", in particolare sul ruolo del gas nella definizione del prezzo dell'elettricità all'ingrosso. Una richiesta che trova il favore anche di Italia, Francia, Grecia e Romania.
Sul versante opposto invece, Germania, Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Lettonia e Paesi Bassi, convinti che "i prezzi caleranno nei prossimi mesi" e non vedono la necessità di interventi strutturali sul mercato.
La Polonia gioca, per conto proprio (ma appoggiata come sempre dall'Ungheria), una partita contro il mercato Ets, il meccanismo di scambio del carbonio. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, e l'ungherese, Viktor Orban, sono convinti che all'impennata dei prezzi dell'elettricità abbia contribuito una speculazione sul prezzo del carbonio. Anche se dalla relazione preliminare dell'Esma, l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (analizzata al vertice), non vi sono segnali di speculazione. L'altro fronte è la tassonomia, ossia la classificazione degli investimenti green. La Commissione la dovrebbe (o forse a questo punto doveva) presentare il 22 dicembre. Ma anche in questo caso gli Stati Ue non hanno la stessa visione su cosa sia green e cosa no. A partire dal nucleare che vede divisi Francia (forse sostenitrice) e Germania (che ha chiuso tutte le sue centrali). "Abbiamo un percorso diverso su come arrivare alle emissioni zero", ha dichiarato il cancelliere Olaf Scholz nella conferenza stampa con il presidente francese, Emmanuel Macron. Noi abbiamo deciso tempo fa di fare senza energia nucleare". "È importante che ogni Paese possa perseguire il proprio approccio senza che l'Europa si disunita di conseguenza", ha evidenziato Scholz.
"E' stato un dibattito duro, a tratti emotivo, perché riguarda milioni di cittadini europei e perché i leader vogliono tornare in patria e spiegare loro che cosa hanno fatto contro gli aumenti delle bollette", ha raccontato all'AGI un funzionario europeo presente al dibattito. Visto l'esito del vertice, i leader ai propri cittadini dovranno spiegare perché non sono riusciti a raggiungere un accordo.