AGI - Ribaltando una precedente sentenza, l’Alta Corte di Londra ha dato il via libera all’estradizione negli Stati Uniti di Julien Assange, il co-fondatore di Wikileaks che sarà processato per spionaggio.
La decisione odierna capovolge la sentenza di primo grado della giustizia britannica che lo scorso gennaio aveva negato l’estradizione di Assange per il rischio di suicidio.
Alla fine l’Alta Corte di Londra ha accolto il ricorso presentato dal governo degli Stati Uniti, che ha offerto garanzie sufficienti in merito a cure adeguate per proteggere la salute mentale dell’imputato eccellente e alle sue future condizioni di detenzione nel Paese.
“Tale rischio è a nostro giudizio escluso dalle assicurazioni che ci vengono offerte. Ne consegue che siamo convinti che, se fossero state presentate dinanzi al giudice, avrebbe risposto diversamente alla relativa domanda” ha detto Lord Burnett di Maldon, nel motivare la sentenza varata dall’Alta Corte, ricollegandola a quella precedente di primo grado, che andava in una direzione opposta.
Per Lord Burnett e i suoi colleghi, “non c'è motivo per cui questa corte non dovrebbe accettare che le assicurazioni abbiano il significato di ciò che dicono. Non vi è alcuna base per presumere che gli Stati Uniti non abbiano fornito le assicurazioni in buona fede”.
A questo punto, dopo aver accolto il ricorso, i giudici hanno ordinato che il caso sia rinviato alla corte dei magistrati di Westminster con l'ordine che un giudice distrettuale invii il caso al Segretario di Stato: sarà quindi lui a decidere se Assange debba essere estradato negli Stati Uniti.
La sentenza odierna, che rappresenta un duro colpo per il co-fondatore di Wikileaks e tutti i suoi sostenitori, a cominciare dalla compagna, Stella Moris, sarà oggetto “molto presto” di un ricorso da parte dei suoi legali.
Ad annunciarlo fuori dall’aula è stata la stessa Moris, mentre Amnesty International ha bollato la decisione come “parodia di giustizia”. Moris, anche madre dei due figli più piccoli del giornalista e attivista australiano, in un comunicato ha definito la sentenza "pericolosa e sbagliata" e "una grande ingiustizia".
"Come può essere giusto, come può essere corretto, come può essere possibile estradare Julian nel Paese che ha cercato di assassinarlo", ha detto la donna, alludendo alla rivelazione lo scorso settembre di un complotto della Cia per rapire e liquidare Assange quando si stava rifugiando nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra.
Una dura critica è arrivata dalla Russia che ha definito "vergognoso" il verdetto dell'Alta corte di Londra. Per il ministero degli Esteri di Mosca, “l'Occidente ha così celebrato in modo degno la Giornata mondiale dei diritti umani" che ricorre oggi: “Questo vergognoso verdetto nell'ambito di questo caso politico contro il giornalista e personaggio pubblico è un'altra manifestazione della visione del mondo da cannibale che ha il tandem anglosassone", ha scritto sul suo canale Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, riferendosi a Usa e Regno Unito.
"Consentendo questo appello, l'Alta corte ha scelto di accettare le assicurazioni diplomatiche profondamente viziate fornite dagli Stati Uniti, che Assange non sarebbe stato tenuto in isolamento in un carcere di massima sicurezza" ha commentato Nils Muiznieks, direttore per l'Europa di Amnesty International. “Se estradato negli Stati Uniti, Julian Assange potrebbe non solo affrontare un processo con l'accusa ai sensi dell'Espionage Act, ma anche un rischio reale di gravi violazioni dei diritti umani a causa di condizioni di detenzione che potrebbero equivalere a tortura o altri maltrattamenti” ha sottolineato Muiznieks.
Secondo il responsabile di Amnesty, “l'incriminazione del governo degli Stati Uniti rappresenta una grave minaccia per la libertà di stampa sia negli Stati Uniti che all'estero”. Per Rebecca Vincent, direttrice delle campagne internazionali di Reporter senza frontiere (Rsf), “questo è uno sviluppo assolutamente vergognoso che ha implicazioni allarmanti non solo per la salute mentale di Assange, ma anche per il giornalismo e la libertà di stampa in tutto il mondo".
Le assicurazioni fornite dagli Stati Uniti, in una nota diplomatica risalente allo scorso febbraio, includevano quella secondo cui Assange non sarebbe stato soggetto a "misure amministrative speciali" o trattenuto in una struttura "ADX" di massima sicurezza, come quella di Florence, in Colorado, né durante un periodo di prova o dopo ogni condanna.
Gli Stati Uniti avevano anche affermato che acconsentiranno a una richiesta di Assange, in caso di condanna, di essere trasferito nella sua nativa Australia per scontare qualsiasi pena e che riceverà un trattamento clinico e psicologico appropriato durante la custodia negli Stati Uniti.
Il caso contro il giornalista e attivista 49enne si riferisce alla pubblicazione da parte di Wikileaks di centinaia di migliaia di documenti trapelati sulle guerre in Afghanistan e Iraq, oltre a dispacci diplomatici, nel 2010 e nel 2011.