AGI - Sarà l'Ucraina, con le denunce americane di un'imminente invasione da parte di Mosca, il tema cruciale della video chiamata, fissata per domani (alle 16 ora italiana) tra i presidenti Vladimir Putin e Joe Biden. In un momento in cui la Russia ammassa truppe al confine ucraino - spiegando che si tratta di un suo diritto sovrano muovere soldati nel suo territorio - la possibilità di un'invasione è oggetto di accesi dibattiti tra gli esperti.
Alcuni ritengono che la minaccia serva soprattutto al presidente russo come mezzo di pressione, per ottenere un nuovo faccia a faccia di persona con Biden e ottenere garanzie che l'Ucraina non aderisca alla Nato. I due leader hanno una lunga lista di ulteriori punti di disaccordo, che si sono accumulati negli ultimi mesi e che vanno dal trattamento degli oppositori russi, agli attacchi hacker fino alla reciproca accusa di ingerenza nei rispettivi processi elettorali.
Ma è la portata dei movimenti delle truppe di Mosca - che si preparerebbe a lanciare un'offensiva all'inizio del 2022 coinvolgendo fino a 175 mila uomini, secondo le rivelazioni del Washington Post - ad allarmare di più Washington e gli alleati europei (che secondo il Financial Times gli Usa avrebbero convinto della reale minaccia). "Biden sottolineerà le preoccupazioni per le attività militari russe al confine e ribadirà il sostegno a Kiev", ha anticipato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, secondo la quale il colloquio affronterà anche i dossier "regionali, della stabilità strategica e della sicureza informatica".
Si parlerà anche di rapporti bilaterali - il cui livello il Cremlino ha definito "piuttosto deplorevole" - e dell'applicazione degli accordi raggiunti a Ginevra, questa estate, nell'unico finora incontro in presenza tra i due leader. "Crediamo che sarà una videoconferenza lunga e di sostanza", ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Putin insisterà su quanto richiesto già a Ginevra, vale a dire "garanzie di sicurezza legali e vincolanti" che la Nato non si allargherà ulteriormente a Est. Una linea rossa che il Cremlino ha più volte avvertito che non tollererebbe. Kiev, da parte sua, rifiuta categoricamente di abbandonare il progetto di adesione all'Alleanza atlantica: se fosse membro della Nato, gli alleati, Stati Uniti in testa, sarebbero tenuti ad intervenire militarmente per difenderla in caso di aggressione.
Biden ha già risposto di "non accettare linee rosse" da Mosca e ha anticipato che sta preparando "una serie di misure" per difendere l'Ucraina nel caso di un attacco militare. Non ci sono dettagli a riguardo, ma Washington avrebbe discusso con i partner europei la possibilità di imporre nuove sanzioni contro Mosca. Dal canto suo, il capo del Pentagono Lloyd Austin ha assicurato che gli Usa sono impegnati a fornire all'Ucraina quello di cui ha bisogno per proteggere il proprio territorio. I due presidenti "dovrebbero concordare l'applicazione degli accordi di Minsk, è l'unico modo" pe risolvere la crisi ucraina, secondo il direttore del Carnegie Center di Mosca, Dmitri Trenin.
"Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non è un interlocutore accettato a Mosca e Germania e Francia non sono più ritenute dal Cremlino in grado di premere su Kiev per rispettare gli accordi". "Il colloquio di domani può aprire la strada al dialogo, ma "non dobbiamo aspettarci troppo", ha commentato uno degli analisti russi più stimati, Fyodor Lukyanov. Finora gli unici progressi nei rapporti tra i due Paesi sono stati fatti sulla stabilità strategica e il clima.
"Non arriverà nessun risultato concreto domani", ha aggiunto, garantendo che anche in caso di fallimento, però, non inizierà nessuna ostilità. "Si tratta di un'isteria alimentata dall'Occidente", ha spieagto Lukyanov, "le guerre scoppiano inaspettatamente e se questa dovesse iniziare, lo farà in un modo diverso".