AGI - Si è riaperta la corsa presidenziale in Libia: la Corte d'Appello di Sebha ha infatti deciso di riammettere la candidatura di Saif al-Islam Gheddafi alle elezioni in programma il 24 dicembre, insieme a quelle parlamentari. Ma intanto si rincorrono le voci di un possibile rinvio del delicatissimo voto.
Il figlio del deposto dittatore Muammar Gheddafi ha fatto ricorso contro la decisione dell'Alta Commissione elettorale nazionale di respingere la sua candidatura. Non è stato facile: il tribunale è riuscito ad emettere la sentenza dopo più di una settimana di tensione nella zona dove si erano raccolte milizie armate fino ai denti per impedire ai giudici di entrare e decidere sull'appello. E solo il 30 novembre una milizia affiliata al gruppo di Khalifa Haftar si è ritirata dal presidio nelle vicinanze del tribunale di Sebha. Una conferma che anche solo la scelta delle candidature sta creando una serie di tensioni in Libia.
Il 1 dicembre un altro tribunale di Tripoli aveva respinto i due ricorsi presentati per impedire la candidatura del primo ministro del governo nazionale di unità promosso dall'Onu, Abdul Hamid Dbeibah, che resta in corsa nonostante non abbia i requisiti e avesse promesso di non partecipare. E 48 ore dopo, un terzo tribunale libico aveva escluso dalla 'corsa' il maresciallo Khalifa Haftar, uomo forte del Paese, accusato di crimini di guerra come il figlio di Gheddafi. Ieri tra l'altro c'è stata anche una rapina in tre dei seggi elettorali, dove gruppi armati hanno trafugato migliaia di schede, un fatto che ha moltiplicato le voci che indicano che nelle prossime ore le elezioni potrebbero essere rinviate.
Questa è la settimana decisiva per capire se davvero le elezioni si terranno nella data fissata, come desiderano Stati Uniti e Unione Europea o posticipate, come vorrebbe la Turchia. Lo stesso segretario generale dell'Onu ha assicurato di non volere che la consultazione sia fonte di problemi, ma piuttosto la soluzione per la Libia, Paese impantanato nel caos e nella guerra civile da quando è finita la dittatura di Gheddafi.
Anche la missione dell'Onu in Libia, Unsmil, si è detta preoccupata, il che sommato alle inaspettate dimissioni dell'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Jan Kubis, fa sì che molti pensano che il rinvio sia ormai questione di giorni vista la mancanza materiale di tempo e anche il disaccordo intorno alla stessa legge elettorale, approvata dal Parlamento di Tobruk e respinta dal Consiglio di Stato, il Senato, a Tripoli. In questo senso, la Commissione elettorale già la scorsa settimana aveva ventilato la possibilità che nelle circostanze attuali la cosa migliore sarebbe ritardare il voto.