AGI - A oggi sono stati confermati 59 casi di variante Omicron del Covid-19 (15 in più rispetto a ieri) in 11 Stati dell'Unione europea e dello Spazio economico europeo: Austria (3), Belgio (2), Repubblica Ceca (1), Danimarca (4), Francia (1, a Réunion), Germania ( 9), Italia (4), Paesi Bassi (16), Portogallo (14), Spagna (2) e Svezia (3). E' quanto riporta l'Ecdc, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie.
"La maggior parte dei casi confermati ha una storia di viaggi in Paesi dell'Africa meridionale, con alcuni che hanno preso voli in coincidenza in altre destinazioni tra l'Africa e l'Europa. Tutti i casi per i quali sono disponibili informazioni sulla gravità erano asintomatici o lievi. Ad oggi, non ci sono stati casi gravi e nessun decesso riportato tra questi casi", spiega l'Ecdc. Sono stati inoltre segnalati casi in 12 Paesi e territori al di fuori dell'Ue/See: Australia, Botswana, Brasile, Canada, Hong Kong, Israele, Giappone, Nigeria, Arabia Saudita, Sudafrica, Svizzera e Regno Unito.
L'Oms ha sottolineato che "le prime indicazioni su Omicron suggeriscono che la maggior parte dei contagi legati alla nuova variante del Covid-19 sono "leggeri". Parlando a nome dell'Organizzazione mondiale della Sanità, un funzionario ha osservato che non ci sono prove che suggeriscano che l'efficacia dei vaccini sia ridotta dalla nuova variante del coronavirus.
Allarmismo esagerato per Omicron
“I colleghi ci hanno dato visione di quello che sta accadendo adesso in Sudafrica. Non condivido, francamente, questo allarmismo esagerato. In questo momento in Sudafrica c’è una variante, che chiamiamo Omicron, che quasi sicuramente, così come successo tante altre volte, sostituirà quella precedente. Questa variante non sembra, al momento, molto più patogena, quindi, per essere chiari, non dà una malattia più grave rispetto alle altre varianti: questo è un dato veramente importantissimo, per cui non credo che ci siano motivi di allarme. Certo è stata isolata quindici giorni fa, dobbiamo ancora attendere, ma studiamo, verifichiamo per adeguare gli strumenti. Tuttavia non c’è motivo d’allarme”. Lo ha detto Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani, dove è al lavoro la task force che ha il compito di analizzare i dati e predisporre il sequenziamento dei ceppi a fini di sorveglianza virologica, e che ieri ha avuto modo di confrontarsi con i colleghi dell’Istituto nazionale di malattie infettive del Sudafrica.
Omicron, ha proseguito, “è stata isolata quindici giorni fa dobbiamo ancora attendere, ma studiamo e verifichiamo per adeguare gli strumento. Allo stato attuale non abbiamo trovato nessuna variante Omicron allo Spallanzani. Questo ci dà anche un ulteriore motivo per non allarmarci, anche se comunque ci vorrà pochissimo tempo per sequenziarla qualora la trovassimo. Al momento questa variante è prevalentemente localizzata in Sudafrica, e non in Italia”
“I colleghi” sudafricani “ci hanno messo da subito a disposizione il virus, che ci consegneranno nei prossimi giorni, e li ringraziamo per questo. Noi lo sequenzieremo, lo isoleremo, e, come sempre, dovremo verificare poi insieme quali sono le misure da adottare. Certamente, e lo diciamo da giorni, le aziende dovranno aggiornare il vaccino alle varianti in corso, compresa questa Omicron”, ha aggiunto Vaia, che ha continuato: “Se dovremo aspettare ancora due settimane per sapere con cosa abbiamo a che fare? No, credo che le aziende debbano da subito mettersi a lavoro. Non so come siano usciti fuori questi 15 giorni perché i colleghi l’hanno già sequenziata e noi approfondiremo ulteriormente, ma i dati sono quelli. Per cui le aziende farmaceutiche già sono in grado di poter aggiornare il vaccino. Dobbiamo arrivare ad un vaccino che ha un richiamo annuale, però aggiornato alle varianti che man mano si evidenziano”. Inoltre, “da quello che abbiamo visto in Sudafrica sicuramente il vaccino sembra essere protettivo rispetto a questa variante. E lo stesso cittadino italiano” contagiato, ha osservato Vaia, “era stato vaccinato in doppia dose, e non ha sintomi. Questa cosa ci fa dedurre, ancora una volta, che il vaccino è uno strumento importante e che funziona”.