AGI - Lungamente atteso, il vertice tra il presidente Usa, Joe Biden, e quello cinese, Xi Jinping, anche se non produrrà risultati concreti, come sembra probabile, darà comunque un segnale positivo al mondo intero: che Usa e Cina sono disposti a tornare al tavolo dei negoziati e a riprendere a parlarsi.
I due si conoscono da tempo, hanno trascorso molto ore insieme quando erano entrambi vicepresidenti, ma non si sono mai incontrati di persona da quando Biden è alla Casa Bianca: si sono solo parlati per telefono due volte a febbraio e settembre.
Dovevano incontrarsi a Roma, a margine del G20, ma poi l'appuntamento è saltato: complici le draconiane restrizioni interne, Xi non si è mai mosso da quando in Cina è scoppiata la pandemia da Covid-19. Ma Biden è convinto che una buona politica estera inizi con la costruzione di solide relazioni personali.
I due dunque si parleranno su Zoom, quindi non in presenza e con meno possibilità di interazione e saranno aiutati dagli interpreti.
Appuntamento previsto alle 19:00 ora di Washington (la mattina, le 08:45, a Pechino, in piena notte italiana), l'incontro virtuale dovrebbe durare diverse ore, non è chiaro in che formato, ovvero con chi presente.
Il vertice avviene in un momento tra i più critici dei rapporti tra Biden e Xi, un'escalation di tensione tra le potenze: la presenza militare cinese a Taiwan e il crescente arsenale nucleare mettono in grave allarme Washington.
La telefonata è prevista dopo che Biden avrà firmato, su uno dei prati della Casa Bianca, il South Lawn, il nuovo massiccio pacchetto di finanziamento per le infrastrutture da 1,2 trilioni di dollari, quel pacchetto votato anche da alcuni repubblicani: una scelta non casuale per inviare alla controparte un messaggio, che le democrazie funzionano, partoriscono risultati più efficaci delle autocrazie, perchè dal confronto nasce la sintesi.
Xi si siede al tavolo dopo aver ulteriormente cementato il suo potere, dopo che la scorsa settimana il Partito Comunista Cinese ha adottato una risoluzione storica che lo eleva in statura ai suoi due più potenti predecessori: Mao Zedong e Deng Xiaoping.
Biden invece arriva all'indomani di un brutto risultato elettorale e mentre i sondaggi lo danno ai minimi dall'inizio della presidenza. I temi di cui discutere non mancano: innanzitutto la lotta al cambiamento climatico, dopo che a sorpresa, nei giorni della Cop26 a Glasgow, Usa e Cina hanno mostrato volontà di collaborare.
Poi tutti i problemi della catena di approvvigionamento, che sta alimentando l'inflazione in Usa e possono essere ricondotti in parte a quanto sta accadendo in Cina.
C'è poi il tema delle violazioni dei diritti umani contro la minoranza uigura nello Xinjiang, quello del rafforzamento militare di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, la repressione a Hong Kong, la resistenza di Pechino a collaborare a un'inchiesta sulle origini della pandemia che ha messo in ginocchio il mondo, il 'nodo' della proliferazione nucleare.
Ma il tema più caldo è quello di Taiwan: la Cina ne rivendica la sovranità e la tensione è salita alle stelle dopo le ultime incursioni aeree cinesi vicino all'isola e la notizia che Washington ha già spedito un piccolo contingente militare da almeno un anno per addestrare le truppe locali. E il presidente cinese ha già fatto sapere che la Cina si riunirà con Taiwan "costi quel che costi".
Gli ingredienti dunque ci sono tutti. E non è detto che basti a placare i toni il fatto che Xi forse inviterà Biden a presenziare all'apertura dei prossimi Giochi olimpici invernali a Pechino. La Casa Bianca non ha fatto sapere se Biden accetterebbe.