AGI - Il fotografo Mehmet Aslan vive nell'Hatay, la regione più a sud della Turchia. Ha raccontato all'AGI il paradosso di chi, dopo aver girato il mondo per scattare foto, ha vinto il premio più importante della propria carriera con uno scatto realizzato a pochi chilometri da casa. "La durezza della vita" mostra un padre, profugo siriano in Turchia, con una stampella al posto di una gamba, che tiene con le braccia stese verso il cielo il piccolo figlio, privo di braccia e gambe verso l'alto.
Alla domanda sul perché, secondo lui, questa foto abbia vinto un concorso cui partecipavano artisti di 163 diversi Paesi, Aslan non ha dubbi. "Siamo in un'epoca in cui la differenza tra verità e fake news si è purtroppo ridotta, foto, video e notizie sono fatte più per stupire che per comunicare. Questa foto ha vinto perché, purtroppo, è tremendamente vera, reale e colpisce".
"Padre e figlio sono l'immagine delle conseguenze della guerra, credo sia talmente terribile da assumere un significato positivo perché chiunque la guardi si rende conto di ciò che comporta un conflitto, di chi realmente ne paga il prezzo. Molto spesso il rischio di dimenticarcene è reale, anche per chi come me vive a pochi chilometri da un'area di conflitto".
E la storia dietro la foto che racconta Aslan è reale, in tutta la sua durezza. "Il padre si chiama Munzer El Mezhel, nel 2006 si trovava nel mercato di Idlib con la moglie incinta, quando una bomba scagliata da un aereo del regime di Damasco e' esplosa poco lontano. Lui ha perso la gamba, la moglie si è salvata e anche il bambino. A causa dei gas chimici usati nell'attacco però Mustafa è nato privo di tutti e quattro gli arti. La famiglia dopo l'esplosione è giunta in ambulanza in Turchia, dove ha ricevuto le cure".
Un confine che continua ad essere problematico, perché Idlib è l'unica roccaforte dei ribelli che il regime di Damasco definisce terroristi. Nella regione vige un fragile coprifuoco garantito da Turchia e Russia, ma costantemente violato da raid aerei del presidente siriano Bashar El Assad. "Il confine è stato per anni e continua ad essere zona di passaggio in cui sono spesso le sirene delle ambulanze a rompere il silenzio. Quando le ambulanze sono numerose qui tutti sanno che qualcosa di grave è successo dall'altro lato".
Descrive così la vita al confine Aslan, dove la stabilità garantita dalla Turchia si scontra con la violenza che imperversa appena oltre confine e mette a rischio 3 milioni di civili, secondo le stime Onu, il cui arrivo la Turchia vuole assolutamente evitare. "Ho scattato la foto ad aprile di quest'anno a pochi chilometri da dove vivo. Il giorno dello scatto una equipe medica era venuta nella zona per visitare il piccolo Mustafa ed è stato un momento di gioia per l'intera famiglia e per il bambino in particolare".
La foto ha fatto partire una gara di solidarietà per fornire le cure e le protesi per Mustafa, che purtroppo in Turchia non sono reperibili. Dall'Italia è giunta l'offerta di aiuto e la famiglia è ora in attesa di notizie per intraprendere un viaggio che potrebbe rendere migliore la vita di Mustafa. "Aspettiamo con ansia notizie dall'Italia perché dal mio punto di vista questo premio diventa davvero importante se permette di migliorare la vita di Mustafa che è nella foto, ma anche di tantissimi altri bambini vittime innocenti della guerra", conclude Aslan.