AGI - Per risalire alle origini dell'inedito flusso di migranti che preme sulla Polonia dal confine bielorusso e comprendere il fondamento delle accuse di "guerra ibrida" nei confronti del regime di Lukashenko, bisogna partire da Erbil, nel Kurdistan iracheno. È in questa città, ha rivelato un'inchiesta pubblicata il mese scorso da Deutsche Welle, che si trova l'ambasciata bielorussa che ha concesso il visto turistico alle decine di migliaia di migranti, per lo più iracheni e siriani ma in alcuni casi persino subsahariani, che nei mesi scorsi hanno cercato di entrare in Polonia dal territorio dell'ultima dittatura europea.
L'ambasciata, secondo una fonte un tempo coinvolta nel traffico, ha appaltato la concessione dei visti ad alcune agenzie di viaggi locali. Il pacchetto completo, dal rilascio dei permessi al trasporto fino a Minsk fino all'accompagnamento alla frontiera con l'Unione Europea, costa dai 12 mila ai 15 mila euro. I principali punti di partenza sono la stessa Erbil e altre due città del Kurdistan iracheno, Shiladze e Sulaymaniyah.
Lo scorso agosto, su pressione dell'Unione Europea, l'Iraq ha sospeso i voli diretti da Baghdad a Minsk. I migranti giungono quindi in Bielorussia in aereo da Dubai, Damasco e Amman, scali dai quali, secondo un portavoce del ministero degli Esteri tedesco, c'è stato un "sensibile incremento" dei voli diretti verso Minsk.
Altre rotte prevedono un transito attraverso l'Ucraina e la Turchia, dove i trafficanti possono appoggiarsi all'ambasciata bielorussa ad Ankara, altrettanto generosa nella concessione di visti. Una volta in aeroporto, entra in gioco anche la complicità delle compagnie aeree registrate in Europa che concedono velivoli in leasing a Belavia, la compagnia di bandiera bielorussa, che offre voli diretti a Minsk da Istanbul, Dubai e altre località mediorientali.
A gestire circa metà dei leasing aeroportuali del mondo sono le compagnie irlandesi e numerosi governi europei hanno chiesto una stretta su tale pratica, finora senza successo. Diverse compagnie arabe e turche, come Qatar Airways e Turkish Airlines, effettuano infatti controlli più rigorosi, e non sempre accettano i visti, dai crismi formali spesso disinvolti, rilasciati dalle agenzie che lavorano con la Bielorussia.
La maggiore attenzione di queste aziende non è però sempre sufficiente. "Moltissimi iracheni si recano in Turchia e a Dubai ogni giorno", ha spiegato il trafficante pentito che ha fatto da fonte a Deutsche Welle, "è impossibile distinguere quelli che vogliono raggiungere la Bielorussia dagli altri".