AGI - Prima di salire a bordo del razzo SpaceX che dal Kennedy Space Center in Florida dovrà portarli sulla Stazione Spaziale Internazionale, gli astronauti si accerteranno che su un tavolo del Mission Control Center della Nasa a Houston, a migliaia di miglia di distanza, ci sia un mazzo di rose.
È una tradizione di lunga data iniziata da una famiglia texana nel 1988 per mostrare il proprio sostegno alle persone responsabili del lancio e del ritorno in sicurezza degli astronauti della Nasa.
Mark Shelton non ha mai lavorato per l'agenzia spaziale statunitense, ma ha seguito il programma spaziale dall'inizio, dalle prime missioni Mercury, ai voli Gemini e agli sbarchi sulla luna Apollo. "Ho sempre voluto essere un astronauta", racconta alla Npr.
Ha seguito il programma Shuttle fino al 1986 quando, settantatre secondi dopo il decollo, lo Space Shuttle Challenger esplose uccidendo tutti e 7 gli astronauti a bordo.
Le indagini della Nasa andarono avanti per due anni e mezzo e solo dopo aver capito cosa era andato storto lo Shuttle riprese a volare. Per quel primo volo dopo il disastro, Mark, Terry e la loro figlia MacKenzie decisero di spedire un mazzo di rose. Mark chiamò un fioraio vicino al Johnson Space Center e ordinò sei rose: cinque rosse per ciascuno degli astronauti che tornavano in missione a bordo dello Shuttle Discovery e una rosa bianca a simboleggiare le vite perse.
Non era nemmeno sicuro che il mazzo sarebbe arrivato al controllo missione, figurarsi in tempo. Guardò il decollo durante la pausa pranzo, poi tornò al lavoro. "Il telefono sulla mia scrivania squillò", ha ricordato alla Npr. All'altro capo c'era il direttore di volo della Nasa, Milt Heflin. "Ero solo scioccato. Non potevo crederci. Sono occupati, hanno così tanto da fare. Come possono chiamarmi?". Heflin chiamava per dirgli che le rose ce l'avevano fatta: erano arrivate in tempo. E non sarebbero state le ultime.
Per altri 33 anni, Mark Shelton ha continuato la tradizione durante il programma Space Shuttle. "Significava che c'erano persone là fuori che si preoccupavano per noi", ha detto Paul Dye, che era al controllo missione all'arrivo del primo bouquet. "Erano interessati non solo ai voli, al veicolo, all'equipaggio e alla missione, ma avevano capito che c'era un vasto numero di persone a terra che li supportava e si prendeva cura di loro. Questo ci ha colpito".
Il Mission Control Center della NASA è responsabile della sicurezza di ogni missione e degli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. È un gruppo altamente preparato. Sebbene non siano superstiziosi, arrivano a fare affidamento su certe cose, come le rose della famiglia Shelton.
"Ricordo una missione in cui sono arrivate parecchio in ritardo", ha detto Dye. "Eravamo più preoccupati per gli Shelton e ansiosi di scoprire se fosse successo loro qualcosa. Sono diventati membri de facto della squadra".
Gli Shelton hanno inviato oltre 100 mazzi di fiori al Mission Control Center della NASA, tra cui 14 rose bianche per l'ultimo volo dello Space Shuttle, a simboleggiare le vite perse sia nell'esplosione del Challenger del 1986 che nell'incidente della Columbia del 2003.
Il bouquet è visibile ai controllori di volo nel Mission Control Center. "Era sempre in primo piano, ma non è mai stato esattamente nello stesso punto", ha detto Dye, che si è ritirato dalla Nasa nel 2013.
Mark Shelton ha detto che lo fanno perché ci sono persone al di fuori della Nasa che fanno il tifo per i direttori di volo, ma anche come simbolo dell'immensa responsabilità di coloro che lavorano nel Mission Control Center. "Se stavano guardando quei fiori, stavano guardando il numero di persone la cui vita era nelle loro mani", ha detto. "Quella rosa bianca è un chiaro promemoria del fatto che ci sono persone che hanno perso la vita nel programma spaziale".
Ogni biglietto che accompagna i fiori dice qualcosa di diverso, ma la firma è sempre la stessa: Godspeed. Mark, Terry e MacKenzie.