AGI - Il critico del Cremlino più in vista, il vincitore del Premio Sakharov, Aleksei Navalny, non è solo un oppositore politico, ma anche uno dei più importanti giornalisti d'inchiesta in Russia. In questa veste, con la sua Fondazione anti-corruzione - dichiarata di recente "estremista" dalle autorità russe, al pari di Al Qaeda - Navalny e il suo team da anni denunciano la corruzione e il clientelismo che dilaga dalle amministrazioni locali, fino alle più alte sfere dello Stato. Sul popolare canale YouTube di Navalny - ex avvocato di 45 anni, da gennaio in carcere dopo essere stato oggetto di un rocambolesco tentativo di avvelenamento - i suoi collaboratori pubblicano massicce video-inchieste, diventate ormai un vero e proprio genere in Russia, con milioni di visualizzazioni.
Anche per questo, l'oppositore - che non ha mai avuto accesso ai media main stream e il cui nome il presidente Putin praticamente rifiuta di pronunciare - si è fatto molti nemici in diversi settori: dalle imprese di Stato, ai governi regionali, passando per le forze dell'ordine, fino al Parlamento, al governo e al Cremlino.
Il Fondo anticorruzione segue il denaro, lo traccia, getta luce sulle ricchezze non dichiarate o accumulate in modo sospetto e spiega come la corruzione proliferi nel sistema creato da Putin in oltre 20 anni di potere.
Proprio una maxi inchiesta sull'allora premier Dmitri Medvedev - partita dalla foto di un paio di scarpe sportive e arrivata a svelare un impero immobiliare attraverso una rete corrotta di fondazioni benefiche - aveva fatto scattare, quattro anni fa, le più partecipate proteste di piazza a Mosca dal 2012, dilagate poi anche nelle province. Navalny, che non aveva esitato a definire Medvedev "tra gli uomini più ricchi e corrotti del Paese", era stato arrestato durante una manifestazione non autorizzata nella capitale e con lui centinaia di persone. Ma per l'oppositore si tratta ormai solo di routine. Non si contano più ormai gli arresti e i processi a suo carico, arrivati a coinvolgere anche il fratello Oleg, rilasciato nel 2018 dopo aver scontato tre anni e mezzo di detenzione con l'accusa di frode nei confronti di una società di cosmetici.
Da blogger a oppositore
Nato nel 1976, sposato e con due figli - Daria (che studia negli Usa) e Zakhar - Navalny emerge nel 2008 come blogger anti-corruzione e con posizioni apertamente nazionaliste. Diventa il volto di un'opposizione in cerca di unità e di un leader quando, a fine 2011, si mette alla guida del vasto movimento di piazza che contesta i risultati delle parlamentari, vinte dal partito putiniano Russia Unita tra accuse di brogli, e poi l'anno successivo il ritorno di Putin al Cremlino.
La cosiddetta 'rivoluzione della neve' viene repressa dalle autorità tra arresti e processi, ma Navalny decide di puntare più in alto, e da semplice attivista diventa un vero e proprio oppositore politico.
Fonda allora il partito Russia del Futuro che non ottiene la registrazione ufficiale e collabora con l'ex vice premier Boris Nemtsov, assassinato nel 2015.
Nel 2013, si candida a sindaco di Mosca: con un'inedita campagna elettorale fatta sui social e nei cortili dei condomini, dà filo da torcere al cavallo su cui punta Russia Unita - Serghei Sobyanin, attuale primo cittadino della capitale - rischiando di portarlo al ballottaggio. Intenzionato a sfidare Putin alle presidenziali del 2018, la sua candidatura viene respinta dalla Commissione elettorale centrale per via della condanna a cinque anni (con sospensione della pena) comminatagli per appropriazione indebita in un processo che i suoi sostenitori sono convinti sia stato messo in piedi per ostacolarne l'attività politica.
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato la Russia per i ripetuti arresti di Navalny, effettuati - secondo il tribunale di Strasburgo - col fine di "sopprimere quel pluralismo politico che fa parte di un'effettiva democrazia governata dallo stato di diritto".
L'iniziativa più recente ad infastidire il potere è quella del 'voto intelligente': visto che non vengono ammessi alle elezioni reali partiti di opposizione, votare per qualunque partito che non sia quello al potere, vale a dire Russia Unita. La strategia raccoglie un discreto successo nelle elezioni locali e viene usata anche nelle ultime parlamentari di settembre, a cui però né Navalny, né i suoi collaboratori possono partecipare: sopravvissuto all'avvelenamento dell'agosto del 2020, l'oppositore viene curato in Germania e al suo rientro è arrestato con accuse pretestuose. Sta scontando una pena di due anni e otto mesi, affronta nuove accuse mentre i suoi collaboratori, bollati come estremisti, o sono costretti a emigrare o sono interdetti dalla vita pubblica.