AGI - “A volte mi sorprende che ogni volta che parlo di questi principi alcuni si meravigliano e allora il Papa viene catalogato con una serie di epiteti che si utilizzano per ridurre qualsiasi riflessione alla mera aggettivazione screditante. Non mi fa arrabbiare, mi rattrista. Fa parte della trama della post-verità che cerca di annullare qualsiasi ricerca umanistica alternativa alla globalizzazione capitalista; fa parte della cultura dello scarto e fa parte del paradigma tecnocratico”. Lo ha detto Papa Francesco in un videomessaggio in occasione del IV Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari.
“I principi che espongo sono misurati, umani, cristiani, compilati nel Compendio elaborato dall’allora Pontificio Consiglio Giustizia e Pace”, ha precisato Bergoglio. “È un piccolo manuale della Dottrina sociale della Chiesa. E a volte, quando i Papi, sia io, sia Benedetto, o Giovanni Paolo II, diciamo qualcosa, c’è gente che si meraviglia: ‘Da dove ha preso questo?’. È la dottrina tradizionale della Chiesa. C’è molta ignoranza in questo”.
“I principi che espongo stanno in quel libro, al capitolo quarto”, ha aggiunto, “Voglio chiarire una cosa: sono inseriti in questo Compendio e questo Compendio è stato voluto da san Giovanni Paolo II. Raccomando a voi, e a tutti i leader sociali, sindacali, religiosi, politici e imprenditoriali di leggerlo. Nel capitolo quarto di questo documento troviamo principi come l’opzione preferenziale per i poveri, la destinazione universale dei beni, la solidarietà, la sussidiarietà, la partecipazione, il bene comune, che sono mediazioni concrete per attuare a livello sociale e culturale la Buona Novella del Vangelo. E mi rattrista quando alcuni fratelli della Chiesa s’infastidiscono se ricordiamo questi orientamenti che appartengono a tutta la tradizione della Chiesa. Ma il Papa non può non ricordare questa dottrina anche se molto spesso dà fastidio alla gente, perché a essere in gioco non è il Papa ma il Vangelo. E in questo contesto, vorrei riprendere brevemente alcuni principi sui quali contiamo per portare avanti la nostra missione”.
“Ne menzionerò due o tre, non di più”, ha sottolineato a questo punto, “Uno è il principio di solidarietà. La solidarietà non solo come virtù morale ma come principio sociale, principio che cerca di affrontare i sistemi ingiusti allo scopo di costruire una cultura della solidarietà che esprima – dice letteralmente il Compendio – la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune".
"Un altro principio è quello di stimolare e promuovere la partecipazione e la sussidiarietà tra i movimenti e tra i popoli, capace di limitare qualsiasi schema autoritario, qualsiasi collettivismo forzato o qualsiasi schema stato-centrico. Non si può utilizzare il bene comune come scusa per schiacciare l’iniziativa privata, l’identità locale o i progetti comunitari”, ha proseguito.
Pertanto “questi principi promuovono un’economia e una politica che riconoscano il ruolo dei movimenti popolari, della famiglia, dei gruppi, delle associazioni, delle realtà territoriali locali, in breve, di quelle espressioni aggregative di tipo economico, sociale, culturale, sportivo, ricreativo, professionale, politico, alle quali le persone danno spontaneamente vita e che rendono loro possibile una effettiva crescita sociale. Questo nel numero 185 del Compendio. Come vedete, cari fratelli, care sorelle, sono principi equilibrati e ben stabiliti nella Dottrina sociale della Chiesa. Con questi due principi credo che possiamo compiere il prossimo passo dal sogno all’azione. Perché è tempo di agire”.