AGI - Per la spesa settimanale non basta il reddito mensile di una famiglia. Le banche non danno più denaro. Mancano i farmaci di base e le file alle stazioni di servizio possono durare ore. Ogni giorno, molte case non hanno elettricità. Questo è il Libano oggi, un Paese che sta subendo una catastrofe umanitaria causata da un tracollo finanziario. La Banca Mondiale l'ha definita una delle peggiori crisi finanziarie degli ultimi secoli.
"Sembra davvero che il Paese si stia sciogliendo", ha detto Ben Hubbard, un giornalista del New York Times che ha trascorso gli ultimi dieci anni in Libano. "Le persone hanno visto scomparire un intero modo di vivere". A tutto questo si aggiunge l'energy crunch che sta portando alle stelle in tutto il mondo i prezzi dell'energia e delle materie prime. Insomma la tempesta perfetta.
Fmi: nessuna previsione, troppa incertezza
Basti pensare che nell'ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale alla voce Libano c'è scritto "le proiezioni per il 2021-2026 non sono disponibili a causa dell'alto livello di incertezza". Anche gli economisti dell'Fmi si sono arresi: impossibile prevedere un futuro per un Paese fallito.
I numeri impietosi della Banca Mondiale
Gli ultimi numeri disponibili sono quelli della Banca Mondiale che non lasciano scampo. L'istituto stima che nel 2020 il Pil si sia contratto del 20,3%, dopo un calo del 6,7% nel 2019. Di fatto, il Pil libanese è crollato dai quasi 55 miliardi di dollari nel 2018 a circa 33 miliardi di dollari nel 2020, mentre il prodotto pro capite è sceso di circa il 40%. Una contrazione così forte, normalmente, è associata, spiega la Banca Mondiale, a conflitti o guerre. "Le condizioni monetarie e finanziarie rimangono altamente volatili; nel contesto di un sistema di tassi di cambio multipli". Il cambio medio della Banca Mondiale si è deprezzato del 129% nel 2020. L'effetto sui prezzi si è tradotto in un'impennata dell'inflazione, con una media dell'84,3% nel 2020. Soggetto a un'incertezza eccezionalmente alta, si prevede che il Pil si contrarrà di un ulteriore 9,5% anche quest'anno.
Il Paese dei cedri
Eppure negli anni '90 quella del Libano è stata una storia di successo economico del Medio Oriente. La pandemia del Covid-19 ha oscurato la sofferenza che sta vivendo il popolo, i media internazionale guardano altrove. La crisi finanziaria libanese nella sua evoluzione è stata come tante altre: è cresciuta lentamente mentre il crollo è arrivato tutto insieme. Dopo la fine della guerra civile durata 15 anni in Libano tra il 1975 e il 1990, il Paese ha deciso di legare la sua valuta al dollaro Usa, piuttosto che consentire ai mercati finanziari di determinarne il valore. La banca centrale ha fissato il cambio a 1.507 lire libanesi contro un dollaro Usa. Questa politica ha portato stabilità, ma ha anche comportato che le banche libanesi detenessero grandi quantità di dollari.
Lo schema Ponzi che ha portato al fallimento
Finché le cose sono andate bene, il Libano non ha avuto problemi ad attirare dollari. Dopo il 2011 le cose sono cambiate. La guerra in Siria e le altre tensioni politiche in Medio Oriente hanno danneggiato l'economia libanese. Anche il crescente potere di Hezbollah, che gli Stati Uniti considerano un'organizzazione terroristica, ha scoraggiato gli investitori stranieri.
Per mantenere il flusso di dollari, il capo della banca centrale libanese ha escogitato un sistema perverso. Le banche avrebbero offerto condizioni molto generose - incluso un interesse annuo tra il 15 e 20% - a chiunque avesse depositato dollari. Ma l'unico modo per le banche di sostenere tale sistema era rimborsare i depositanti con il denaro proveniente dai nuovi depositanti. Una sorta di schema Ponzi. Capito il trucco, capito l'inganno. Il castello di carta finanziario è crollato.
Nel 2019 le persone non hanno più potuto prelevare i loro soldi. Ufficialmente, il tasso di cambio rimane invariato. Ma nelle transazioni quotidiane, il valore della lira è crollato di oltre il 90% dal 2019. Il tasso annuo di inflazione ha superato il 100% quest'anno. Il Pil è crollato.
Oltre alla corruzione endemica nel Paese dal 2019 ci sono stati tre eventi che hanno ulteriormente peggiorato la situazione. La tassa sulle chiamate whatsapp che le famiglie libanesi usano al posto delle chiamate classiche, molto più costose. L'imposizione ha fatto esplodere molte proteste a volte anche violente. Secondo evento, la pandemia ha distrutto una delle poche voci di entrate ovvero il turismo che rappresentava il 18% del Pil. L'esplosione al porto di Beirut nell'agosto del 2020 che ha ucciso 200 persone e distrutto diversi quartieri con le persone che non hanno potuto mettere a posto le case per mancanza di denaro.
Dal mese scorso il Libano ha un nuovo governo guidato dal primo ministro Najib Mikati, un miliardario che dal 2005 ha già ricoperto la carica due volte. Il governo francese spinge l'esecutivo di Beirut ad attuare riforme, ma gli osservatori scommettono che nulla sarà fatto. L'amministrazione Biden ha scelto altre priorità. Ormai nel Paese dei cedri si vive solo con il denaro che i libanesi che lavorano all'estero mandano alle famiglie rimaste in patria. Per fortuna quasi ogni famiglia ha un parente all'estero.