AGI - Il blocco di partiti guidato dal leader religioso sciita Moqtada al-Sadr ha rivendicato la vittoria alle elezioni di ieri in Iraq, contrassegnate da un elevato tasso di astensionismo. Ha votato infatti il 41% dei circa 25 milioni aventi diritto.
"E' il giorno della vittoria contro la corruzione, il terrorismo, le milizie, la povertà, l'ingiustizia e la schiavitù", ha detto Al Sadr, veterano della guerra contro gli Usa e antiiraniano, in un discorso televisivo.
Una fonte anonima ha detto che l'alleanza dei partiti "sadristi" avrebbe ottenuto 73 seggi sui 329 del nuovo parlamento e si confermerebbe la formazione più votata.
In calo l'Alleanza per lo stato di diritto dell'ex premier Nouri al-Maliki, che avrebbe ottenuto 37 seggi. La formazione filo iraniana, entrata in Parlamento nel 2018 grazie alla vittoria militare contro l'Isis, resta un attore importante dello scacchiere politico iracheno.
Se la scena politica rimarrà polarizzata sugli stessi dossier sensibili, la presenza delle truppe Usa o l'influenza del vicino iraniano, i partiti dovranno affrontare lunghe trattative per trovare un accordo sul primo ministro, che tradizionalmente viene scelto fra gli sciiti.
Il premier in carica, Mustafa al-Kazimi non è ufficialmente candidato alla sua successione ma non perde occasione di mettersi in mostra: lo ha fatto anche oggi annunciando l'arresto di un esponente Isis ricercato dagli Stati Uniti, Sami Jasim al-Jaburi.