AGI - La Procura del Tribunale Supremo di Madrid e la Procura Anticorruzione spagnole archivieranno le tre inchieste per reati fiscali aperte sull'ex monarca Juan Carlos e sono al lavoro su un "ampio documento" contenente le motivazioni. Lo riferiscono a 'El Pais' fonti ben informate. Il decreto di archiviazione sarà pubblicato nelle prossime settimane, fa sapere El Confidencial.
Le indagini delle procure sono durate oltre due anni e hanno percorso tre distinti filoni: l'esistenza di presunti fondi nascosti dal re emerito in paradisi fiscali, le presunte commissioni illecite versate a Juan Carlos come intermediario in un contratto ferroviario con l'Arabia Saudita e, infine, il presunto utilizzo di fondi di un amico imprenditore messicano attraverso un prestanome.
La Procura, spiega El Pais, è giunta alla conclusione che il primo filone riguarda reati ampiamente prescritti, in quanto i fondi in questione sarebbero stati depositati all'estero oltre trent'anni fa.
La vicenda delle commissioni saudite risale invece a prima del 2014, quando Juan Carlos, in qualità di re, godeva dell'inviolabilità legale e non poteva essere imputato. L'utilizzo non dichiarato di fondi altrui, in ultimo, non ha più alcun profilo penale in quanto il re emerito stesso ha regolarizzato questa posizione lo scorso dicembre.
Le fonti interpellate da El Pais non si sono sbilanciate sulla possibilità che Juan Carlos, oggi negli Emirati Arabi Uniti, torni nel suo Paese, che aveva lasciato lo scorso agosto per limitare i danni al prestigio della Corona derivanti da inchieste che avevano guastato in modo irrimediabile l'immagine di un monarca che fu popolarissimo.
Di cosa è accusato il monarca
Il problema che aveva causato più sconcerto nell'opinione pubblica era quello che riguardava una tangente da quasi 100 milioni di dollari che Juan Carlos avrebbe incassato dall'ex re saudita, Abdallah, per la sua opera di mediazione nella concessione a 12 imprese spagnole, nel 2012, dell'appalto per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità tra le due città sante dell'Islam: la Mecca e la Medina.
Secondo i media iberici, Juan Carlos sarebbe intervenuto anche quattro anni dopo, quando ormai aveva lasciato il trono, per ricomporre un contenzioso, legato ai ritardi nella realizzazione dei lavori, che stava rischiando di far saltare l'affare.
La somma, secondo le accuse, sarebbe stata poi depositata su un conto segreto in Svizzera, dove Juan Carlos avrebbe nascosto al fisco parte delle sue ricchezze. Avevano fatto inoltre molto rumore, la scorsa estate, le voci su una donazione da 65 milioni di euro all'amante Corinna Larsen, anch'essa nascosta all'erario. Rivelazioni che avevano riacceso il dibattito sull'inviolabilità legale della persona del re.
Con in carica un governo di sinistra - per di più in piedi grazie al voto degli indipendentisti baschi e catalani - Juan Carlos cercò quindi con il suo allontanamento di evitare che la discussione portasse a una revisione costituzionale che si ritorcesse contro il figlio Felipe VI.
Anche dopo aver lasciato la Spagna, Juan Carlos ha mantenuto il titolo di re emerito che gli era stato riconosciuto dopo la sua abdicazione nel giugno 2014. Il vitalizio gli era stato ritirato nel marzo 2020 dal re Felipe che, per prendere le distanze dalle vicende che avevano coinvolto il padre, aveva inoltre rinunciato all'eredità.