AGI - Dal diritto all’aborto a quello alle armi, dalla pena di morte alla separazione tra Stato e Chiesa. Attesa nei prossimi due mesi da temi chiave, comincia oggi ufficialmente la nuova stagione di udienze della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Ma la ‘stagione giudiziaria’ si apre con un dato non confortante: la Corte è in clamoroso calo di popolarità. Secondo un sondaggio realizzato da Gallup, solo il 40 per cento degli intervistati promuove il lavoro svolto dai giudici supremi, sei conservatori e tre liberali. È il più basso indice di gradimento dal 2000.
A pesare sarebbe la ‘non decisione’ sulla recente legge anti-abortista del Texas, la più radicale degli Stati Uniti, che vieta l’interruzione di gravidanza oltre le sedici settimane, anche in caso di stupro, e promuove uno ‘stato di polizia’ con premi in denaro per chi segnalerà un aborto.
Sull’onda di questo caso, che ha portato sabato migliaia di donne a manifestare in molte città degli Stati Uniti in difesa del diritto all’autodeterminazione, la Corte Suprema sarà chiamata nei prossimi due mesi a esprimersi su cinque casi che coinvolgeranno la vita civile americana.
La data più attesa è quella del 1 dicembre: quel giorno i giudici discuteranno la legittimità di una legge anti-abortista ancora più restrittiva di quella del Texas: la legge del Mississippi prevede non solo il divieto di interruzione di gravidanza oltre le quindici settimane, ma di fatto chiede l’annullamento della storica sentenza Roe v. Wade del 1973, con cui venne riconosciuto, a livello nazionale, il diritto delle donne ad abortire, a prescindere dalla legislazione dei singoli Stati.
Il 3 novembre, invece, la Corte Suprema discuterà la legittimità delle misure per limitare la circolazione delle armi avviata dallo Stato di New York. La causa nasce dall’esposto presentato da due residenti che chiedono di non vedere limitato il loro diritto a girare con le armi stabilito dal Secondo Emendamento.
Il tema della libertà religiosa verrà affrontato l’8 dicembre, quando la Corte discuterà la decisione del Maine di vietare alle scuole religiose, dall’asilo al liceo, di ricevere fondi statali. La legge statale garantisce il diritto ad accedere gratuitamente alle scuole pubbliche, ma in molte zone rurali esistono solo istituti privati e religiosi. Il divieto di finanziare queste scuole potrebbe violare il diritto allo studio.
Un altro caso, legato allo stesso tema e in programma il 1 novembre, riguarda John Ramirez, condannato alla pena di morte per il brutale massacro di un uomo durante una rapina avvenuta in Texas nel 2004. Ramirez ha chiesto che, durante l’esecuzione, sia permesso al suo consigliere spirituale di stargli vicino, poggiare una mano sulla spalla e pregare ad alta voce. I sostenitori dei finanziamenti alle scuole religiose e un condannato per omicidio potrebbero trovarsi, così, alleati nel vedere riconosciuto il primato della fede.
Il quarto tema riguarda il diritto del governo di mantenere il segreto sulle misure prese in risposta agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. L’udienza dell’8 novembre riguarderà il contenzioso tra l’Fbi e Fazaga, gruppo di musulmani della California che sostiene di essere stato sorvegliato, a metà degli anni Duemila, solo sulla base di motivi religiosi. Un secondo caso chiede alla Corte Suprema se un prigioniero di Guantanamo e vittima di torture da parte della Cia possa accedere a documenti in mano agli 007, se questi possono aiutarlo a chiarire la propria posizione.
Il quinto e ultimo grande tema riguarda la pena capitale, che verrà discusso il 13 ottobre. L’amministrazione Biden, andando contro quanto affermato dal democratico durante la sua campagna elettorale, ne ha chiesto la reintroduzione per l’attentatore della maratona di Boston, Dzhokhar Tsarnaev. L’attentato, avvenuto il 15 aprile 2013, provocò tre vittime e 264 feriti, di cui 17 persero gli arti. Il fratello di Tsarnaev, Tamerlan, morì nel conflitto a fuoco con gli agenti.