AGI - Il governo britannico ha dato quattro settimane all'Unione Europea per concordare un'ampia riforma del protocollo sull'Irlanda del Nord, uno dei punti più delicati dell'accordo sulla Brexit, minacciando, in caso contrario, un suo abbandono unilaterale.
Il ministro della Brexit, David Frost, a margine della conferenza annuale del Partito Conservatore, ha detto ai cronisti di aver presentato documenti legali su come modificare il protocollo e di attendersi una risposta da Bruxelles "nei prossimi dieci giorni o giù di lì". Frost si aspetta quindi una breve fase negoziale che potrebbe terminare con l'invocazione da parte di Londra dell'articolo 16 del protocollo, ovvero la sua sospensione unilaterale.
Una "frontiera marittima"
Il protocollo prevede che, per evitare l'erezione di una frontiera doganale tra Irlanda e Irlanda del Nord, vietata dagli accordi di pace del 1998, i controlli sulle merci da e verso il territorio Ue vengano effettuati nei porti nordirlandesi. Questa soluzione ha suscitato le ire degli unionisti, secondo i quali è stata creato un confine di fatto nel Mare d'Irlanda.
"Arriverà il momento di decidere, probabilmente agli inizi di novembre, se un accordo può essere raggiunto o no", ha detto Frost, "da ciò sorgeranno determinate conseguenze".
Il ministro ha, nondimeno, assicurato che Londra agirà in modo "prevedibile" e con "certezza legale", fornendo un adeguato preavviso. Frost ha riconosciuto il rischio che Bruxelles reagisca imponendo dazi sui beni britannici ma ha promesso una risposta "robusta".
Frost ha inoltre minimizzato i rischi di un deterioramento dei rapporti con gli Stati Uniti che deriverebbero da un ritorno dei controlli alla frontiera tra le due Irlande. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, fiero delle sue origini irlandesi, ha più volte avvertito il primo ministro britannico, Boris Johnson, di non destabilizzare gli accordi del Venerdì Santo che posero fine a decenni di attentati e violenze tra repubblicani e unionisti.
I timori degli esportatori
La Camera di Commercio Britannica ha sottolineato che una "soluzione concordata" tra Londra e Bruxelles sul protocollo sia "di gran lunga lo sbocco migliore" in modo da dare certezza alle aziende. "L'ultima cosa della quale gli esportatori hanno bisogno è il rischio di dazi sulle esportazioni di beni britannici se l'accordo sul protocollo non può essere raggiunto e le trattative si rompono", ha affermato William Bain, responsabile dell'organismo per le politiche commerciali.
Il sottosegretario per l'Irlanda del Nord, Brandon Lewis, ha riferito ai delegati conservatori che il governo vuole "negoziare una soluzione che sia vincolante e sostenibile". "L'attuale struttura del protocollo è insostenibile, è sgradita a chiunque in Irlanda del Nord", ha aggiunto Lewis.
Dan Ferrie, portavoce dell'Unione Europea, interpellato sul tema dai cronisti ha evitato di rispondere in modo diretto alle minacce britanniche. "Sapete che stiamo lavorando intenstamente per trovare soluzioni pratiche ad alcune difficoltà che le persone in Irlanda del Nord stanno vivendo", ha dichiarato il portavoce, "intendiamo trovare soluzioni presto".