AGI - A dispetto di un cielo grigio e autunnale, le strade di Berlino saranno percorse domenica da migliaia di maratoneti di tutta Europa, che tornano finalmente a correre insieme con tanto di pettorale numerato: è uno dei segni della ripartenza post-Covid, l’edizione 2021 della Berlin Marathon, “la più grande dall’inizio della pandemia”, dopo la sofferta cancellazione di quella del 2020, come spiegano orgogliosi gli organizzatori.
Ma domani quella di Berlino non sarà l’unica “maratona” in Germania: in tutto il Paese, 60 milioni di elettori sono chiamati alle urne mentre il mondo intero si interroga su come sarà il futuro politico della Germania dopo l’era di Angela Merkel. Prima cancelliera in carica a non ricandidarsi nella storia della Repubblica federale, Merkel ha governato per 16 anni ininterrotti, quasi eguagliando il primato del suo mentore Helmut Kohl.
Politologi e sondaggisti sono certi che se non avesse deciso di ritirarsi avrebbe vinto per la quinta volta, e a mani basse. Mentre i più scommettono sulla sua sincerità quando dice di non volere accettare nessun incarico dopo questi anni di guida del Paese (si è parlato, fra le altre cose, della presidenza del Consiglio europeo), la sua uscita di scena promette invece una prospettiva politica incerta, proprio in un Paese che teme l’instabilità sopra ogni cosa.
Secondo gli ultimi sondaggi, le percentuali ottenute dai due principali partiti, che governano il Paese da quasi 80 anni, alternandosi o unendosi nelle “grosse koalitionen” come quella in carica, sono molto vicine, prefigurando un “testa a testa” fra Spd e Cdu-Csu che renderà particolarmente complicata la scelta del successore di Merkel.
Il leader socialdemocratico, l’attuale ministro delle Finanze Olaf Scholz, appariva fino a pochi giorni fa il favorito, ma ora il suo partito si è attestato al 25% delle indicazioni di voto, con un margine di vantaggio sui democristiani (22%), guidati dal candidato cancelliere Armin Laschet, ridotto a soli 3 punti percentuali. Al terzo posto, i Verdi di Annalena Baerbock hanno secondo le ultime rilevazioni il 17%, mentre la formazione liberale Fdp, che gli osservatori indicano come il probabile “ago della bilancia” della futura coalizione di governo, e il cui leader è Christian Lindner hanno circa l’11% e la Linke ha ridotto la sua quota potenziale fino a circa il 6%.
Per la prima volta, è ormai quasi certo che i due maggiori partiti non riusciranno ad avere la maggioranza nemmeno uniti e questo implica la necessità di una trattativa a tre. A seconda del risultato elettorale, Spd o Cdu tratteranno con Verdi e liberali e la proverbiale capacità di arrivare a compromessi dei politici tedeschi sarà messa a dura prova. C’è chi ipotizza che le trattative saranno tanto lunghe da consentire a Merkel di battere il primato di Kohl, cancelliere per 16 anni e 26 giorni: succederebbe se non si riuscisse a formare un nuovo governo prima del 18 dicembre.
I 31 milioni di donne e 29 milioni di uomini chiamati al voto domani sono più vecchi rispetto al passato: oltre la metà dell’elettorato tedesco ha superato i 50 anni, il 38% più di 60, mentre solo il 15% ha meno di 30 anni. Nel Paese di 83 milioni di abitanti, una decina di milioni di stranieri regolarmente residenti ha deciso di non prendere la cittadinanza e non voteranno; di questa popolazione fa parte anche la comunità italiana degli iscritti all’Aire, circa 850 mila persone. Una comunità in crescita, a giudicare dagli ultimi dati dell’ambasciata di Berlino: gli italiani sono aumentati di circa 200 mila dalla crisi finanziaria a cavallo dello scorso decennio. Molti sono scolarizzati e inseriti professionalmente in realtà dinamiche di Berlino o delle altre grandi città come Francoforte a Stoccarda, ma ci sono ancora anche molti giovani che cominciano cercando un lavoro nei numerosissimi ristoranti italiani del Paese.