AGI - Un'orca assassina chiamata Morgan avrebbe tentato il suicidio uscendo dalla piscina in cui si trova in cattività al Loro Parque alle isole Canarie. A sostenere che si è trattato di un tentativo di suicidio sono alcuni animalisti. Un video, pubblicato da 'The Sun', mostra l'animale fermo fuori dall'acqua, disteso lungo il bordo piscina. I gestori del parco hanno respinto la tesi del tentato suicidio bollandola come una "esagerazione". "Si tratta di un comportamento assolutamente normale", hanno aggiunto. Le orche assassine che restano per troppo tempo fuori dall'acqua sono schiacciate dal peso del proprio corpo e muoiono. In un altro video, riferisce il tabloid inglese, si vede l'orca sbattere ripetutamente la testa contro un cancello di metallo. In questo caso è stato ipotizzato che l'animale cercasse di fuggire anziché farsi del male.
“Difficile parlare di tentativo di suicidio nel mondo animale, anche se sicuramente si possono verificare manifestazioni di disagi, per cui è fondamentale indagare e cercare di capire da cosa deriva il comportamento e tentare risolvere il problema” spiega all’AGI Ilaria Biagiotti, tecnologa esperta di bioacustica presso l’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr- IRBIM), commentando la vicenda
“Si tratta di un esemplare con una storia complessa alle spalle – afferma la ricercatrice – è un’orca che è stata riconosciuta come sorda e quindi è impossibile la sua liberazione in natura vista l’importanza dei suoni per questa specie di delfino. Ad agosto inoltre ha perso un cucciolo per cui ci sono diverse motivazioni che possono contribuire a una situazione di disagio”.
“Nella storia degli animali in cattività ci sono diversi esempi di comportamenti anormali – continua l’esperta – uno dei più clamorosi riguarda un delfino a Rimini che riuscì a sfondare il vetro di un oblò a testate. È importante sottolineare che le orche, essendo delfini, sono sottoposti a una serie di stimoli provenienti dalla superficie e dal mondo sottomarino, per cui a volte le manifestazioni di disagio possono essere attribuite alle motivazioni più varie, come vibrazioni, suoni, rumori o stimoli visivi”.
La ricercatrice riporta l’esempio di un gruppo di delfini che non sopportavano la presenza di addestratrici donne durante il loro periodo mestruale. “Il problema – commenta Biagiotti – deve essere affrontato al più presto. Per prima cosa bisogna cercare di capire cosa abbia scatenato la reazione e poi si deve eliminare la fonte di disagio.
Parlare di ‘suicidio’ potrebbe essere poco calzante, perché gli animali non hanno la nostra concezione della vita e della morte. È difficile analizzare la situazione di Morgan, ma la maggior parte dei comportamenti di questi esemplari, anche se tenuti in cattività, sono orientati alla sopravvivenza, per cui credo sia un po’ azzardato considerare questo episodio come un tentativo di suicidio”.
“Sicuramente emerge una manifestazione di disagio – conclude – solo parzialmente attribuibile alla storia dell’animale. Sarà fondamentale cercare di rintracciare la fonte del malessere di Morgan e comprendere le ragioni di questo comportamento, in modo da rispondere adeguatamente alla situazione ed eventualmente risolvere il problema”.