AGI - I media afghani sono sempre più in difficoltà: la mancanza di finanziamenti porta alla chiusura di radio, emittenti televisive e giornali, con il risultato che l'informazione in Afghanistan si trova sul punto di sparire. A questi fattori si aggiunge la fuga all'estero di giornalisti professionisti, che abbandonando il Paese e hanno lasciato un vuoto di professionalità che in questo momento è più che mai difficile da colmare.
Al momento risulta siano 153 i media afghani che hanno chiuso i battenti in 20 diverse province del Paese a partire dal 15 agosto scorso, giorno in cui i talebani hanno ripreso il controllo in seguito alla fuga all'estero del presidente Ashraf Ghani e alla defezione delle truppe regolari di Kabul.
A rendere noto il preoccupante dato la federazione dei giornalisti dell'Afghanistan e l'Unione nazionale dei giornalisti Afghani, che hanno lanciato un appello per i media, letteralmente strozzati dal collasso economico di un Paese la cui realtà vorrebbero continuare a raccontare, comprese le restrizioni imposte dai talebani.
"In passato avevamo progetti e finanziamenti con il governo e organizzazioni non governative, più sostegno economico tramite pubblicità. Ora facciamo fatica e se continua così non potremo far altro che chiudere", ha detto via social Abdul Salam Zahid, direttore di Radio Bost con sede a Kabul.
La crisi dei media è scoppiata nonostante le rassicurazioni dei talebani, che tramite il vice ministro alla Cultura e all'Informazione, Zabihullah Mujahid, avevano promesso che nel Paese sarebbero state garantite le condizioni di sicurezza necessarie a far lavorare i giornalisti e che non sarebbero state imposte restrizioni ai media.