AGI - Paul Rusesabagina, un ex albergatore la cui storia ha ispirato il film "Hotel Rwanda" e che è diventato un feroce critico del regime ruandese, è stato dichiarato colpevole di "terrorismo". Lo ha reso noto il tribunale di Kigali, senza indicare la pena inflitta. "Ha fondato un'organizzazione terroristica, ha contribuito finanziariamente ad attività terroristiche", ha detto il giudice Beatrice Mukamurenzi dell'ex direttore dell'Hôtel des Mille Collines di Kigali, processato per il suo presunto sostegno al Liberation Front Nationale (FLN), un gruppo ribelle accusato di compiere attacchi mortali in Ruanda nel 2018 e nel 2019.
La storia in un film
Paul Rusesabagina è diventato famoso grazie al film “Hotel Rwanda” che racconta come questo ex manager dell’Hotel des Mille Collines di Kigali, un hutu moderato, abbia salvato più di 1.000 persone durante il genocidio del 1994 che ha causato la morte di 800mila persone, principalmente tutsi. All’età di 67 anni, questo oppositore del presidente ruandese Paul Kagame è stato processato a Kigali – le udienze si sono tenute da febbraio a luglio – insieme ad altre venti persone, per il suo presunto sostegno al Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), un gruppo ribelle accusato di aver compiuto attentati mortali in Ruanda. Su di lui pendono nove capi di imputazione, compreso quello di “terrorismo”, e la pubblica accusa ne ha chiesto la condanna all’ergastolo.
Paul Rusesabagina ha partecipato alla fondazione nel 2017 del Rwandan Movement for Democratic Change (MRCD), di cui l’FLN è considerato il braccio armato. Ma nega qualsiasi coinvolgimento negli attacchi compiuti da questo gruppo nel 2018 e nel 2019, che hanno provocato nove morti. Rusesabagina e i suoi avvocati hanno boicottato le udienze da marzo, denunciando un processo “politico” reso possibile dal suo “sequestro” organizzato dalle autorità ruandesi, nonché i maltrattamenti durante la detenzione.
Un ex esule
L’eroe di Hotel Rwanda viveva in esilio dal 1996 tra gli Stati Uniti e il Belgio, Paesi da cui aveva ottenuto la cittadinanza. È stato arrestato nell’agosto 2020 in Ruanda in circostanze oscure, quando è sceso da un aereo che pensava fosse diretto in Burundi. Il governo ruandese ha ammesso di aver “facilitato il viaggio” a Kigali, ma ha affermato che l’arresto era “legale” e che “i suoi diritti non sono mai stati violati”. Gli Stati Uniti, che gli hanno conferito la Presidential Medal of Freedom nel 2005, il Parlamento europeo e il Belgio, di cui è cittadino, hanno espresso preoccupazione per le condizioni del suo arresto e per l’equità del processo. In un'intervista rilasciata all'inizio di settembre, il presidente ruandese Paul Kagame ha risposto alle critiche, assicurando che Paul Rusesabagina sarebbe stato "giudicato nel modo più equo possibile". Questo processo "non ha nulla a che fare con il film né con il suo status di celebrità", ha detto Kagame: "Riguarda le vite dei ruandesi perse a causa delle sue azioni e a causa delle organizzazioni a cui apparteneva. O che stava dirigendo ".
Un regime intollerante
Il regime di Kigali, tuttavia, non tollera nessun tipo di opposizione. Gli arresti e le restrizioni della libertà di personaggi famosi e contrari al regime sono all’ordine del giorno. Nei giorni scorsi, infatti, un famoso professore universitario e oppositore del governo ruandese ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il suo arresto dopo le accuse di stupro. Lo ha reso noto il suo avvocato alla France Press. Christopher Kayumba, ha detto la polizia, è stato arrestato giovedì scorso a seguito delle accuse di diverse donne, tra cui un ex studente della Scuola di giornalismo e comunicazione dell’Università del Rwanda a Kigali, dove insegnava.
“Ha iniziato uno sciopero della fame dopo il suo arresto e ha preso la decisione di continuarlo fino a quando le accuse politiche (portate contro di lui) non fossero state ritirate”, ha detto il suo avvocato, Seif Ntirenganya.
La denuncia
Ntirenganya ha fatto sapere che il suo cliente è stato portato in ospedale senza il suo consenso per esami medici a cui si è rifiutato di sottoporsi perché temeva che i campioni potessero essere contraffatti e usati contro di lui. “E’ debole e fragile, ma ha promesso di combattere contro queste accuse”, ha spiegato il suo avvocato che si è detto stupito del fatto che le accuse siano emerse subito dopo che il professore ha “reso note le sue ambizioni politiche”. Christopher Kayumba, 47 anni, opponendosi al regime del presidente Paul Kagame, ha lanciato un partito politico a marzo. Poco dopo, sui social sono emerse le prime accuse di stupro.
Kayumba, che ha anche creato un giornale online, “The Chronicles”, era già stato arrestato nel dicembre 2019 e condannato a un anno di carcere per “disturbo dell’ordine pubblico”, dopo aver accusato la sicurezza dell’aeroporto di Kigali di avergli impedito di andare a Nairobi. Le autorità hanno poi affermato che era arrivato all’aeroporto in ritardo e ubriaco.
A giugno, un altro professore universitario, Aimable Karasira, che si è fatto un nome sul suo canale Youtube dove ha criticato il presidente Kagame, è stato arrestato e accusato di negazionismo e rimane in detenzione. Sopravvissuto al genocidio del 1994 che ha causato la morte di 800mila ruandesi, accusa il Fronte patriottico ruandese (RPF) di Kagame di aver ucciso i suoi genitori.