AGI - L’agognato traguardo è stato raggiunto: il 70 per cento della popolazione adulta dell’Ue ha completato la vaccinazione contro il Covid-19. Ma dietro all’annuncio di ieri della Commissione europea sulla missione compiuta si cela una forte differenza tra l’Europa occidentale e quella dell’Est, con quasi tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico ancora fermi a tassi di vaccinazione inferiori al 60 per cento.
Dalle cifre sulla campagna d’immunizzazione pubblicate dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie salta all’occhio il ritardo della Bulgaria, che ha completato la vaccinazione di appena il 20 per cento della sua popolazione adulta. La Romania si colloca in penultima posizione, con un tasso al 31,9 per cento, preceduta dalla Lettonia (46,4 per cento) e dalla Croazia (47,7 per cento), l’ultimo Paese ad essere entrato nell’Unione europea.
Tra gli Stati più popolosi che hanno trovato difficoltà nella campagna di immunizzazione dal Covid spicca la Polonia, ferma a un tasso di vaccinazione di poco superiore al 58 per cento. A vantare invece un tasso superiore all’80 per cento, dunque ben oltre gli obiettivi fissati da Bruxelles, sono Malta (90,8 per cento), Irlanda (87,7 per cento), Danimarca, Portogallo e Belgio (tutti e tre al di sopra dell’83 per cento).
I quattro Paesi più popolosi dell’Ue - Germania, Francia, Italia e Spagna - si trovano nella fascia tra il 70 e l’80 per cento, con l'Italia che è riuscita solo in giornata, con 24 ore di ritardo rispetto al ritmo medio nel resto dell’Ue, ad agganciare l’obiettivo dei sette vaccinati ogni dieci adulti.
La disparità interna all’Unione ha sollevato diversi interrogativi durante la conferenza stampa di oggi della Commissione europea, durante la quale il portavoce dell’esecutivo Ue, Eric Mamer, ha assicurato che Bruxelles non si è dimenticata dei Paesi più in difficoltà.
“Stiamo sostenendo gli Stati membri dove si riscontra l’esitazione maggiore alla vaccinazione a comunicare con il proprio pubblico per rinforzare il messaggio che i vaccini approvati nell’Unione europea sono sicuri ed efficaci”, ha detto il portavoce. Incalzato dalle domande sui ritardi nell’Est Europa, Mamer ha poi tagliato corto: “La responsabilità della Commissione è quella di distribuire i vaccini agli Stati, mentre le campagne di somministrazione restano una competenza nazionale”.