AGI – “Olaf Scholz al dibattito tv? Ha soprattutto ‘merkelato’”: così diversi media tedeschi hanno commentato il primo dei “trielli” (ossia i duelli a tre) tra i candidati alla cancelleria organizzati in vista delle elezioni federali del 26 settembre. Una scelta voluta, esplicita, quella dell’attuale ministro alle Finanze socialdemocratico, che ormai appare stabilmente in pole position nelle preferenze dei tedeschi su chi dovrà succedere ad Angela Merkel.
I segni sono chiari: in una recente “intervista fotografica” fatta dal magazine della Sueddeutsche Zeitung, Scholz si è fatto ritrarre in elegante bianco e nero con le mani poste a “triangolo rovesciato”: ebbene sì, è la caratteristica – per non dire iconica – posa della cancelliera, tanto da essere utilizzata anni fa in un mega-manifesto elettorale di Frau Merkel accompagnato dalla scritta “La Germania è in un buone mani”.
Evidenza numero due: alcuni giorni fa è apparso in tutte le città tedesche il nuovo manifesto dell’Spd, in cui si vede di nuovo il volto sorridente del candidato socialdemocratico, su sfondo rosso e una scritta in grandi caratteri bianchi: “Sa fare la cancelliera”.
Il messaggio implicito è chiaro: solo Scholz, dall’alto della sua esperienza di ministro, di vice cancelliere, di ex borgomastro di Amburgo, è all’altezza di Angela Merkel per guidare con mano sicura la Germania, solo lui garantisce la stabilità necessaria per guidare un Paese così complesso, e così imponente eppur inquieto come la Germania.
Ed è la stabilità, com’è noto, il vero totem della vita politica e pubblica tedesca. E ancora: parlando ancora con la Sueddeutsche Zeitung, pochi giorni fa Scholz non aveva fatto mistero di apprezzare l’accostamento all’ex ragazza dell’Est’: “Per un uomo certo non è affatto male essere paragonato ad una cancelliera di successo”. La strategia per ora pare funzionare: da Cenerentola dei sondaggi, l’Spd è cresciuta vorticosamente, tanto da superare la Cdu/Csu al governo da sedici anni.
Ebbene, secondo l’ultimo rilevamento di Insa per la Bild l’ha addirittura staccata di cinque punti, con il 25% contro il 20%, che, ove mai confermato dalle urne, rappresenterebbe per il blocco conservatore il peggiore risultato di sempre. In più, evidentemente il ministro alle Finanze ha approfittato delle debolezze, delle fragilità e degli errori dei suoi avversari, il capo cristiano-democratico Armin Laschet e la leader dei Verdi Annalena Baerbock.
Insomma: Scholz - che può anche serenamente intestarsi il merito dei miliardi da capogiro assicurati all’economia e ai cittadini tedeschi nel momento più drammatico della crisi del coronavirus - intende mettersi in scena come l’uomo dell’equilibrio a fronte delle grandi crisi. Non ultime, quella delle catastrofiche alluvioni che hanno sfigurato la Renania e ovviamente quella del climate change.
E’ la stessa capacità universalmente riconosciuta ad Angela Merkel, non a caso soprannominata “Krisenkanzlerin”, ossia la “cancelliera delle crisi”. L'idea è semplice: con la Cdu/Csu in caduta libera, la cosa più logica da fare è proprio quella di intercettare gli elettori orfani di Merkel. La quale, com’è noto, è molto apprezzata anche da vaste fasce di elettori socialdemocratici e Verdi, a cominciare dalle donne. Da lì l’astuto slogan “sa fare la cancelliera”.
Ecco perché anche domenica sera al dibattito tv andato in onda sul canale privato Rtl, Scholz ha preferito vestire i panni dell’equilibrio di stampo merkeliano, chiedendo agli avversari di rinunciare agli attacchi sterili: “Noi siamo il partito del rispetto”, ha cadenzato il candidato dell’Spd davanti alle telecamere.
“Pur essendo quello che ha parlato meno, è quello dei tre che maggiormente ha saputo assumere modi da cancelliere”, ha commentato lo Spiegel. Come dire: Scholz ha inteso mostrarsi come vero statista, lasciando agli altri gli attacchi reciproci e le polemiche.
Ecco, questo sarebbe il “merkelare” (verbo ormai riconosciuto dai maggiori dizionari tedeschi) del socialdemocratico: poche parole chiare, understatement, modalità comunicative rassicuranti. Questo mentre Laschet continua a inciampare di gaffe in gaffe e Baerbock non pare aver ancora trovato il “colpo d’ala” necessario a fare dimenticare le polemiche sui presunti plagi contenuti nel suo libro pubblicato poco prima del voto (anche se, va detto, sul clima e sulla povertà è apparse se non altro più efficace e combattiva degli altri due sfidanti).
Il risultato è che – con grande sorpresa degli avversari, dato che fino a poco tempo fa le possibilità di uno Scholz cancelliere erano accolti da ironia e scetticismo – il vento dei sondaggi sembra decisamente girato a favore dei socialdemocratici: a meno di un mese dall’apertura delle urne in Germania, sembra non conoscere fine l’inabissamento della Cdu/Csu di Laschet nei sondaggi e, specularmente, il boom dei socialdemocratici.
Il rilevamento dell’istituto Insa appare impietoso, con il blocco conservatore formato da cristiano-democratici e cristiano-sociali bavaresi precipitato al 20% (sono 16 punti in meno rispetto allo scorso gennaio), e l’Spd con il 25% risultano aver guadagnato ben 10 punti in poche settimane. Per quanto riguarda gli altri partiti, continuano a scivolare i Verdi di Baerbock al 16,5%, mentre crescono al 13,5% i liberali dell’Fdp. Stabile l’ultradestra dell’Afd all’11% dei consensi e ferma pure la Linke, il partito della sinistra, al 7%.
A questo punto, la partita che prenderà una volta finito il conteggio dei voti dopo il 26 settembre appare totalmente aperta, come forse non è accaduto mai nella storia della Germania dal dopoguerra a oggi. Delle cinque maggioranze di governo che risulterebbero possibili in base a questi numeri, ben quattro verrebbero guidate dai socialdemocratici: un’alleanza con Spd, Cdu/Csu e Verdi, una coalizione con Spd, Cdu/Csu e liberali, una con Spd, Verdi ed Fdp nonché una maggioranza cosiddetto ‘rosso-rosso-verde’, ossia formata da Spd, Linke e Verdi, vero spauracchio di Laschet e dell’Unione Cdu/Csu, che continuano a evocarla come disastro dei disastri in caso di vittoria socialdemocratica.
Ovviamente il “sobrio, efficace, pragmatico e serio” Scholz – così l’ha definito il politologo Ulrich von Alemann – continua a mostrarsi sorridente e sicuro di sé: un altro sondaggio realizzato a caldo dopo il dibattito di ieri sera l’ha incoronato vincitore dello scontro avendo raccolto il 38% delle preferenze, contro il 30% che si è espresso per Annalena Baerbock e il 25% che ha puntato su Laschet.
Pochi giorni fa, ancora, è riuscito a far approvare all’esecutivo un nuovo piano per la lotta climatica, ovviamente un cavallo di battaglia dei Verdi. Una classica tattica ‘alla Merkel’, quella di sottrarre agli avversari i “loro” temi, praticata dalla cancelliera nei suoi sedici anni di “impero” ai danni sia dei socialdemocratici che dei Verdi. Lo riconosce anche il settimanale Der Freitag: “Solo Scholz è il degno erede del merkelismo”. Ma se questa strategia verrà confermata dalle urne, lo si vedrà solo il 26 settembre.