AGI - "Aiutiamoli a casa loro". Questa è la linea comune emersa dalla riunione straordinaria dei ministri degli Interni dell'Ue sull'Afghanistan. Sul tavolo della discussione vi era il delicato tema dei rifugiati. E i ministri dei Ventisette, guidati dalla commissaria europea agli Interni, Ylva Johansson, hanno risolto la questione evitando di affrontarla. "Dobbiamo evitare una crisi umanitaria per evitare una crisi migratoria: dobbiamo aiutare gli afghani in Afghanistan. Ci sono persone sfollate internamente che hanno cominciato già a rientrare nelle proprie case", ha spiegato la commissaria che è rientrata a Bruxelles nella mattinata di martedì da un viaggio negli Stati Uniti dove si è confrontata con il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, e con il segretario americano alla Sicurezza interna, Alejandro Mayorkas.
"Protezione mirata"
"L'Un Women sostiene ad esempio case sicure per le donne, ci sono tante cose che noi possiamo sostenere in Afghanistan e dovremmo farlo. Così come dobbiamo sostenere i Paesi confinanti che finora non hanno visto grandi movimenti di afghani ma questo potrebbe cambiare", ha aggiunto Johansson. "Dobbiamo anche dare protezione alle persone che hanno immediato bisogno di protezione internazionale, diversi Stati membri hanno già evacuato donne procuratrici, attiviste per i diritti umani, giornalisti, autori, e altri che sono in pericolo immediato", ha evidenziato. "Dobbiamo prevenire che le persone si inseriscano nelle rotte dei trafficanti verso l'Unione europea lavorando con le persone in Afghanistan, nei Paesi confinanti. Ma dobbiamo prevenire le rotte irregolari. Sono per il 90% uomini quelli che prendono queste rotte invece noi dobbiamo dare protezione ai vulnerabili, donne e ragazze", ha aggiunto Johansson.
"Risposta coordinata e ordinata"
Il concetto viene esposto molto chiaramente anche nelle dichiarazioni conclusive approvate dai ministri: “L'Ue e i suoi Stati membri sono determinati ad agire congiuntamente per prevenire il ripetersi di movimenti migratori illegali su larga scala incontrollati affrontati in passato, preparando una risposta coordinata e ordinata”, si legge nel documento. “Si dovrebbero evitare incentivi all'immigrazione irregolare”. E per farlo “l'Ue dovrebbe rafforzare il sostegno ai Paesi dell'immediato vicinato dell'Afghanistan per garantire che coloro che ne hanno bisogno ricevano un'adeguata protezione principalmente nella regione”. La parola d'ordine è "non deve ripetersi uno scenario del 2015", in cui centinaia di migliaia di persone hanno preso la rotta per l'Ue.
Una comunicazione unificata
"La necessità di una comunicazione esterna ma anche interna unificata e coordinata è fondamentale” e “dovrebbero essere lanciate campagne informative mirate per combattere le narrazioni utilizzate dai trafficanti, anche nell'ambiente online, che incoraggiano le persone a intraprendere viaggi pericolosi e illegali verso l’Europa”, si legge nel documento.
La linea era stata anticipata dai ministri di Austria, Danimarca e Repubblica Ceca al loro arrivo alla riunione: "Siamo disponibili ad aiutare gli afghani ma devono restare nella regione", avevano dichiarato.
Nessun numero
E i ministri dell'Ue per evitare "pull factor" non hanno voluto fornire numeri sulla disponibilità di reinsediamenti, nonostante la volontà di diversi Stati membri ad aumentarli. "Un forum per quanto riguarda i reinsediamenti dovrebbe tenersi a breve", ha dichiarato la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese. Johansson ha confermato che sarà a settembre. E servire a gestire in modo coordinato il reinsediamento, coinvolgendo anche altri Paesi e le organizzazioni internazionali. Insomma l'Ue non vuole essere l'unica nella partita che nessuno vorrebbe giocare.
Il richiamo di Lamorgese sulle altre rotte
Lamorgese ha evidenziato inoltre che "è stato fatto un riferimento a tutte le rotte, quindi un'attenzione particolare da parte di tutti i Paesi, da parte della Commissione europea, a tutte le altre rotte che comunque hanno delle complicazioni analoghe e che sono determinate ovviamente da situazioni contingenti perché ovviamente è un problema molto complesso e va visto nella sua interezza". Tradotto: non ci si può occupare solo dell'eventuale rotta balcanica e dimenticarsi di quella del Mediterraneo centrale con cui fa i conti l'Italia, da sola, ogni giorno.
Sul confronto con i talebani, la linea Ue è chiara: dipenderà dalle azioni dei talebani. "Se i talebani si rivelano quelli che sono stati in passato, c’è un alto rischio di una crisi umanitaria”, ha spiegato Johansson. “L’Ue sta mettendo loro pressione”, ad esempio “abbiamo congelato gli aiuti per lo sviluppo” dell’Afghanistan e “ciò non cambierà finché il nuovo regime non rispetterà almeno i diritti fondamentali e i diritti delle donne”. Ovviamente "bisogna evitare che l'Afghanistan diventi un covo di terroristi".