AGI - Tra i 203 afghani che hanno potuto lasciare il Paese con il ponte dell’Aeronautica Militare italiana c’è l’attivista per i diritti delle donne, Zahra Ahmadi, salvata grazie al disperato appello lanciato dal fratello, Hamed, residente da anni a Venezia. La storia della donna 32enne, che è anche imprenditrice, è quella di molte connazionali coraggiosamente impegnate da tempo nella difesa dei diritti femminili in Afghanistan, già oggetto di minacce di morte da parte dei talebani.
Sabato 14, l’attivista ha partecipato a una manifestazione contro l’avanzata dei talebani in direzione di Kabul, ma poi, dopo l’ingresso degli estremisti nella capitale, si è dovuta nascondere in un appartamento con alcune amiche. Domenica ha deciso di tentare la fuga, di lasciare il Paese, la casa, i suoi due ristoranti, i suoi affetti e le sue battaglie in difesa dei diritti di ragazze e donne.
Come altre migliaia di civili afghani, l’attivista ha tentato di raggiungere l’aeroporto di Kabul, ma la parte civile, da dove decollavano i soli voli commerciali, mentre quella militare era. e resta circondata da americani, che impediscono a chiunque l’accesso.
Per un momento Zahra, una donna dal carattere molto forte e deciso, è riuscita a infiltrarsi, ma poco dopo è stata respinta nell’ala civile, dove sono entrati i talebani che hanno cacciato tutti i presenti.
La giovane è fuggita e ha trovato riparo grazie all’aiuto di conoscenti. Durante quelle giornate concitate e di grande pericolo è stata in contatto telefonico costante col fratello Hamed, ristoratore che da anni vive a Venezia, tra i fondatori della catena Orient Experience.
Nella sua ultima chiamata, lunedì 16 alle 17, diceva piangendo di essere disperata, di non sapere dove andare né cosa fare, costretta a nascondersi e a chiudere il telefono, diventando irraggiungibile.
In Italia l’accorato appello lanciato da Hamed per salvare la sorella – che non vede dal 2014 – dai talebani ha suscitato grande emozione nell’opinione pubblica, facendo rapidamente muovere la macchina politico-diplomatica in cerca di una soluzione.
Il deputato veneziano Nicola Pellicani e l'europarlamentare Alessandra Moretti, entrambi del Pd, hanno contattato subito Piero Fassino, già ministro degli Esteri e informato l'attuale ministro della Difesa Lorenzo Guerini. A chiedere aiuto per Zahra sono stati anche il presidente del Veneto Luca Zaia che ha contattato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, informato della vicenda, e l'assessore Massimo Venturini di Venezia. Cruciale l'intervento del colonnello Roberto Trubiani.
Alla fine le autorità italiane hanno inserito la giovane nella lista delle persone in partenza verso l’Italia con un corridoio umanitario.
Dopo il via libera, mercoledì 18 ha varcato il check point statunitense all’ingresso della zona militare per salire a bordo di uno dei tre C130 dell’Aeronautica Militare diretto a Fiumicino per evacuato in Italia altre 202 persone. Tra loro c'è anche Atefa Ghaafory, avvocatessa, giornalista e attivista, che ha una sorella a Bruxelles. Per le loro battaglie, sia lei che Zahra rischiavano la vita dopo la presa del potere dei talebani. “Lascio con rabbia questo Paese, ma grazie alla possibilità di venire in Italia ho ancora la speranza che non sia tutto finito, di poter aprire altre porte" ha detto l’attivista prima di lasciare la sua terra.