AGI - In India è bufera su Twitter, che ha bloccato l'account del leader dell'opposizione Rahul Gandhi e di altri dirigenti politici per un post contenente la fotografia dei genitori di una bambina Dalit (ovvero appartenente alla casta degli "intoccabili") di 9 anni stuprata e assassinata a New Delhi. Il dirigente del partito del Congresso, censurato assieme ad altri esponenti di spicco, ha accusato Twitter di "attacco alla democrazia indiana" e di essere "al servizio del partito al potere". Il social ha replicato che lo scatto pubblicato viola le regole sulla privacy, "applicate con giudizio e imparzialità".
Gandhi, seguito da 20 milioni di follower, ha diffuso un videomessaggio nel quale denuncia interferenze da parte di Twitter nella vita politica indiana. "Sapete bene che la questione non riguarda solo la chiusura dell'account di Rahul Gandhi. Ho 19-20 milioni di follower. Negate loro il diritto di avere un'opinione. Ecco quello che state facendo", ha detto il dirigente del Congress Party.
Nella fotografia incriminata Gandhi era ritratto con la famiglia della piccola Dalit - stuprata e assassinata da un prete Hindu e dai suoi complici - alla quale ha fatto visita lo scorso 4 agosto. I genitori della bambina hanno accusato i carnefici di aver cercato di cremarla senza il loro permesso e la terribile vicenda ha provocato un'ondata di proteste in tutto il Paese.
Il post in questione è stato segnalato dal gruppo per i diritti dei bambini indiani, che ha chiesto la rimozione della fotografia dalla piattaforma social in quanto rivelava l'identità della vittima, infrangendo un divieto della legge vigente. Gandhi, che si è rifiutato di rimuovere lo scatto, ha visto il suo account bloccato il 6 agosto e con il suo anche quello di altri esponenti del partito e di 5 mila utenti che avevano ritwittato il post.
Dura la replica del portavoce del partito del Congresso, Randeep Singh Surjewala, secondo il quale Twitter "non applica le stesse regole per tutti, usando criteri politicamente e maliziosamente motivati", accusando il social di essere "completamente sottomesso al governo Modi". Di fatto, un ex deputato membro del Bharatiya Janata Party (Bjp, al potere) ha fatto anche lui visita ai genitori della piccola vittima e ha postato una foto simile su Twitter, che però non è stata bloccata.
In India, governata dal primo ministro nazionalista Narendra Modi, non è la prima volta che i vertici dello Stato e il Bjp vengono accusati di mettere a tacere le voci critiche sui social, in particolare su Twitter, imponendo alle piattaforme di attuare norme di pubblicazione sempre più restrittive. È successo, ad esempio, durante le proteste dei contadini contro la riforma del settore agroalimentare lo scorso febbraio. Dopo che il ministro dell'Interno si è lamentato che gli utenti incoraggiano la violenza e la diffusione di informazioni false, Twitter aveva bloccato decine di account. Per giunta di recente il governo ha adottato una nuova regolamentazione per il settore della tecnologia dell'informazione e la polizia si è recata negli uffici di Twitter, che ha espresso preoccupazione per la libertà di espressione nel Paese.