AGI - Regge il cessate il fuoco che ha messo fine allo scontro tra Israele e Hamas, dopo undici giorni di razzi e bombardamenti. Il risultato, ottenuto dopo giorni di incessante attività diplomatica, è stato celebrato dalla comunità internazionale che ha esortato a lavorare per la pace.
Sia il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che il Movimento islamico hanno rivendicato la vittoria, scambiandosi reciproche minacce. Lo Stato ebraico "non tollererà più il lancio di razzi", ha avvertito il leader del Likud, sostenendo che l'operazione Guardiano delle Mura è stato un "successo eccezionale" che ha "cambiato le regole del gioco con Hamas" che sarà più cauto in futuro: "Quello che è stato non e' quello che sarà". Ha poi ringraziato "l'amico Joe Biden" per il sostegno espresso a favore del diritto di Israele all'autodifesa e ha celebrato la "resilienza" del popolo israeliano.
E Haniyeh ringrazia l'Iran per le armi
Esultanza è stata espressa anche dal leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che ha celebrato la "vittoria del Movimento contro Israele", sottolineando che è stato inferto un duro colpo allo Stato ebraico. In un intervento trasmesso in tv, il leader palestinese ha anche ringraziato Egitto, Qatar e Onu per gli sforzi profusi per raggiungere il cessate il fuoco e l'Iran per aver fornito armi e fondi alla Striscia. Haniyeh ha avvertito che la battaglia contro Israele continuerà fino a quando la moschea di al-Aqsa non sarà "liberata", ribadendo che Gerusalemme resta al cuore del conflitto.
Proprio a Gerusalemme si sono registrate tensioni con nuovi scontri sulla Spianata delle Moschee tra giovani palestinesi e la polizia israeliana; al lancio di pietre e molotov, gli agenti hanno risposto facendo irruzione per disperdere i manifestanti. Proteste si sono tenute anche nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, dove circa 200 manifestanti arabi ed ebrei si sono riuniti per manifestare solidarietà nei confronti delle famiglie palestinesi a rischio sfratto.
Pioggia di critiche su Netanyahu
In Israele, però, la tregua è finita nel mirino delle critiche, mentre si riaccende la scena politica impegnata nella ricerca di una possibile coalizione di governo. Per il leader dell'opposizione Yair Lapid, "i militari hanno avuto successo nei compiti assegnati ma il governo ha fallito". Il leader del partito centrista ha puntato il dito contro "i fallimenti di Netanyahu": "È ora che se ne vada". Parole dure sono arrivate da tutto lo spettro politico, da Gideon Sa'ar, leader di New Hope, ai laburisti di Merav Michaeli, fino ai leader di Sionismo Religioso, Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, alleati del premier.
E adesso la comunità internazionale, che festeggia la fine del conflitto,chiede una soluzione definitiva alla crisi israelo-palestinese. Nella regione arriverà nei prossimi giorni il segretario di Stato americano, Antony Blinken, per "discutere gli sforzi di ripresa e lavorare insieme per costruire un futuro migliore per israeliani e palestinesi". Intanto a Gaza si cominciano a quantificare i danni, mentre gli aiuti internazionali hanno ripreso a entrare attraverso il valico di Kerem Shalom, riaperto dalle autorità israeliane.
In undici giorni le forze armate dello Stato ebraico hanno colpito 1.500 obiettivi mentre sono stati 4.360 i razzi sparati da Hamas. I morti nell'enclave palestinese sono stati 243, di cui 66 bambini, in Israele le vittime sono state 12 tra cui un bimbo e un'adolescente.