AGI - Il Global Health Summit doveva essere prima di tutto concreto. E lo è stato. I Paesi del Team Europe hanno promesso la donazione, entro fine anno, di 100 milioni di dosi di vaccino contro il Covid-19 ai Paesi a medio e basso reddito. E le aziende farmaceutiche, pressate anche dalla continua richiesta di liberalizzare i brevetti, si sono impegnate a fornire, sempre entro il 2021, senza profitto ai Paesi a basso reddito e a prezzo contenuto a quelli a medio reddito, 1,3 miliardi dosi. L'Unione europea, che insieme alla presidenza italiana del G20 ha organizzato l'iniziativa, ha annunciato inoltre un investimento da un miliardo di euro per portare la produzione di vaccini in Africa: il Continente, che conta oltre 1,2 miliardi di abitanti, è ora costretto a importare il 99% delle dosi.
Incassati gli importanti impegni, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio, Mario Draghi, fautori della giornata che ha visto i leader globali riunirsi (virtualmente) e unirsi negli intenti, sono riusciti a dare vita alla Dichiarazione di Roma, una via maestra per non ripetere i tragici errori di quest'anno di pandemia. "La Dichiarazione di Roma rappresenta un momento rivoluzionario. Per la prima volta, al G20, tutti insieme, Cina con gli Stati Uniti, l'Ue con la Russia, l'India con l'America Latina, si impegnano per dei principi basilari. E il più grande principio è il multilateralismo, viene detto un chiaro no al nazionalismo sanitario, no al blocco dell'export, no all'interruzione delle catene di approvvigionamento", ha sintetizzato la presidente dell'esecutivo Ue al termine della giornata a Villa Pamphili.
Nella dichiarazione, tra l'altro, viene sottolineata l'importanza di una produzione ampliata e diversificata dei vaccini e viene riconosciuto il ruolo della proprietà intellettuale nel garantire l'equità, sia attraverso licenze volontarie e trasferimento di conoscenze, sia nel contesto delle flessibilità previste dall'accordo Trips. "Le licenze volontarie sono il miglior modo per assicurare il necessario trasferimento di tecnologie e know-how insieme ai diritti di proprietà intellettuale. Ma gli accordi attuali di Trips e la Dichiarazione di Doha del 2001 prevedono le licenze obbligatorie come legittimo mezzo per i governi da usare nelle crisi", ha spiegato più volte von der Leyen.
I leader del G20 hanno inoltre concordato sulla necessità di sistemi di informazioni di allarme rapido, sorveglianza e attivazione, che saranno interoperabili. Copriranno nuovi virus, ma anche varianti. Consentiranno ai Paesi di rilevare molto più rapidamente e di agire per stroncare le epidemie sul nascere, prima che diventino pandemie. Il G20 ha chiaramente sottolineato la necessità di garantire un accesso equo ai vaccini, di sostenere i Paesi a basso e medio reddito e di finanziare Act-Accelerator, la piattaforma globale per accelerare lo sviluppo, la produzione e l'accesso equo ai test, ai trattamenti e ai vaccini Covid-19.
Ed è stata una pioggia di finanziamenti, donazioni e investimenti. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha proposto un piano da 50 miliardi di dollari per vaccinare il 40% della popolazione mondiale entro fine anno; oltre alle 100 milioni di dosi del Team Europe, Francia e Germania hanno annunciato la donazione di 30 milioni ciascuno, l'Italia 15 milioni, la Spagna 7,5 milioni.
Tornando alle aziende farmaceutiche, nel 2021 e 2022 forniranno un totale di 3,5 miliardi di dosi al prezzo di costo (o scontato) ai Paesi a basso-medio reddito. Nel dettaglio, già entro l'anno il consorzio Pfizer-BioNTech fornirà un miliardo di dosi, Johnson & Johnson 200 milioni e Moderna 100 milioni.