AGI - “L’Unione europea è disponibile a discutere ogni proposta che affronti la crisi in maniera efficace e pragmatica. E per questo motivo siamo pronti a discutere come la proposta statunitense di sospendere la protezione della proprietà intellettuale per i vaccini anti-Covid possa aiutare a raggiungere tale obiettivo”. La cauta apertura della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, arriva all’indomani della svolta Usa.
La Casa Bianca, tramite la rappresentante per il Commercio, Katherine Tai, aveva fatto sapere mercoledì sera di essere favorevole a un meccanismo di rinuncia globale alla protezione dei brevetti sui farmaci anti-Covid. La decisione ha suscitato forti e sorprese reazioni a livello internazionale.
Gli Usa, assieme all’Ue, si erano infatti opposti in sede Wto a una proposta dello stesso tipo avanzata dai Governi di India e Sudafrica e sostenuta da un centinaio di Paesi. La numero uno della Commissione europea, così come i rappresentanti dell’amministrazione statunitense, per mesi ha avvertito sull’inefficacia della misura pensata per aumentare la produzione e rendere accessibili le dosi ai Paesi a basso reddito.
I capi di Stato e di Governo dell'Ue ne discuteranno al summit informale di domani e sabato a Porto, in Portogallo. "La posizione dell'Ue non è cambiata in merito, è sempre stata aperta a condividere vaccini e a produrli per il resto del mondo. Sono gli altri partner che non erano della stessa idea", ha precisato una fonte Ue. "Al summit se ne parlerà per fare il punto sulle sensibilità verso il tema, con l'obiettivo di individuare il miglior modo per vaccinare al più presto la popolazione mondiale", ha continuato la fonte.
La posizione Ue, in sintesi, prendeva per buoni gli impegni presi dall’industria farmaceutica nell’incrementare nel più breve tempo possibile il ritmo di produzione e faceva del rispetto della proprietà privata (in questo caso, intellettuale) e del libero mercato i due capisaldi della politica europea.
Ad ascoltare le parole pronunciate giovedì mattina da von der Leyen nel corso dello Stato dell'Unione, appuntamento annuale organizzato dall'Istituto universitario europeo di Fiesole, l'orientamento non sembra essere per nulla cambiato. Dopo la generale disponibilità “a discutere” della proposta Usa, la presidente della Commissione ha aggiunto: “Nel breve termine, chiediamo a tutti i Paesi che producono vaccini di consentire l’esportazione (delle dosi, ndr) e di evitare misure che interrompono la catena di approvvigionamento”.
Un chiaro richiamo al rispetto delle regole di libero mercato, completato dai numeri che la presidente si è abituata a ripetere. “L’Europa esporta verso oltre novanta Paesi, se si include il programma Covax” per portare le dosi agli Stati a basso reddito. “Le partite” di vaccini “vanno ai nostri stretti alleati, come il Canada e il Regno Unito”. “I nostri cari amici britannici - ha precisato von der Leyen - finora hanno ricevuto in totale 28 milioni di dosi dal continente”.
“Altri 72 milioni di vaccini sono stati spediti al Giappone, e tanti altri milioni ai nostri amici in Singapore, Messico e Colombia, solo per nominarne alcuni”. “L’Europa oggi è la farmacia del mondo”, sottolinea la presidente. “Apertura ed equità sono i marchi di fabbrica dell’Ue nel mondo e ne siamo orgogliosi”, ha concluso von der Leyen sul tema dei brevetti. Un’apertura a metà all’idea americana, che ora andrà inevitabilmente a scontrarsi con le ragioni della fiorente industria farmaceutica europea e globale.