AGI - La Cina è in procinto di comunicare il primo calo della popolazione dal 1949, quando sono iniziate le rilevazioni ufficiali. Secondo quanto hanno riferito al Financial Times fonti ben informate, il nuovo censimento, terminato nel dicembre 2020, mostra che il numero di abitanti della Cina sarebbe sceso sotto gli 1,4 miliardi, soglia che era stata superata nel 2019.
Ciò significa che, nonostante nel 2016 Pechino abbia interrotto la politica dell'unico figlio, la popolazione dell'India, al momento stimata sugli 1,38 miliardi di abitanti, potrebbe presto superare quella cinese. I dati avrebbero dovuto essere diffusi lo scorso 16 aprile ma, data la loro elevata sensibilità, il loro annuncio è stato ritardato per consentire ai diversi dipartimenti del governo di accordarsi su come comunicarli alla popolazione e su come sottolinearne le implicazioni.
Il ritardo nella diffusione dei dati ha suscitato forte malcontento sui social media cinesi. Liu Aihua, portavoce dell'Istituto Nazionale di Statistica, aveva spiegato che era necessario un "maggiore lavoro preparatorio" prima dell'annuncio ufficiale. "I risultati del censimento avranno un impatto enorme su come il popolo cinese vede il proprio Paese e su come lavorano i vari dipartimenti del governo, vanno maneggiati con molta cura", ha spiegato al quotidiano britannico Huang Wenzheng, ricercatore del Center for China and Globalization, think-thank con base a Pechino.
Se la Cina perdesse lo scettro di nazione con più abitanti al mondo, sottolinea Huang, le conseguenze sull'economia sarebbero di portata incalcolabile e ne toccherebbero ogni singolo aspetto, dai consumi alla cura degli anziani. "Il ritmo e la proporzione della crisi demografica cinese sono più rapidi e più vasti di quanto immaginassimo", ha aggiunto il ricercatore, "l'impatto sul Paese potrebbe essere disastroso".
I tassi di natalità cinesi hanno continuato a scendere anche dopo il 2015, quando alle coppie fu consentito avere due figli in luogo di uno. Durante gli anni della regola del figlio unico, introdotta nel 1979, la popolazione aveva continuato a crescere grazie al miglioramento dell'aspettativa di vita e all'espansione dell'economia seguite alla fine della Rivoluzione Culturale e all'avvento di Deng Xiaoping alla guida del Paese.
In seguito all'allentamento del controllo delle nascite, il numero di nuovi nati crebbe solo nel 2016, per poi scendere nei tre anni successivi. Il declino della natalità è in buona parte dovuto alla soppressione di milioni di bambine, tramite aborto e infanticidio, durante gli anni della politica del figlio unico, in quanto veniva preferito un erede maschio. Di conseguenza, l'attuale squilibrio demografico tra sessi nella popolazione impedisce a decine di milioni di giovani uomini di trovare una partner con la quale mettere su famiglia.
Un altro fattore è la trasformazione della società, con una crescente classe media che preferisce non avere figli o averne solo uno per non intaccare il benessere conquistato. Un campanello d'allarme era stato suonato la settimana scorsa dalla Banca centrale cinese, secondo la quale l'effettivo tasso di fertilità delle donne cinesi era pari a 1,5 figli per donna, e non 1,8 come calcolato dal governo.
L'errore nelle stime, ha spiegato un funzionario cinese al Financial Times, è legato alla tendenza delle amministrazioni locali a gonfiare i dati sulla propria popolazione allo scopo di ottenere più trasferimenti dal governo centrale.