AGI - Un anno dopo l’ultimo film, i cinema a New York sono tornati a vivere. Finalmente è arrivata una piccola normalità: numerose sale sono state riaperte, seppur con capienza limitata al 25 per cento. La domanda che si facevano molti era: la gente sarebbe tornata nelle sale? Lo ha fatto, seppure in numeri più ridotti di quelli consentiti, a cominciare dal multisala al Lincoln Center. All’Orpheum 7, della catena Amc, tra la 86th street e la Terza Avenue, nell’Upper East Side, venerdì 5 marzo avevano in programmazione quattro film.
La prenotazione era online, con un sistema veloce che permetteva di scegliere i posti. Appena acquistati i biglietti da 16 dollari l’uno, venivano cancellate in automatico le poltrone attorno, a formare un quadrato di protezione e garantire il distanziamento sociale. Per il film ‘Boogie’, che esplora le tensioni degli americani di seconda generazione, la sala si presenta semideserta: duecento posti, ma allo spettacolo delle otto e mezza di sera gli spettatori sono diciotto, tutti giovani, in gran parte afroamericani, arrivati dalla vicina Harlem.
C’è l’obbligo di indossare la mascherina ma, una volta dentro, non la porta nessuno. Due uomini, sistemati in una fila laterale, si sono portati dentro un trolley, e un carrello di coperte e borsoni. Probabilmente hanno intenzione di passare la notte al caldo. Prima della proiezione, ti accorgi che è cambiato l’avviso sul maxischermo che anticipa il film: non chiedono di spegnere il cellulare, come hanno fatto fino alla sera del 7 marzo 2020, ultimo giorno prima del lockdown a New York. Gli avvisi invitano a indossare la mascherina e a rispettare il distanziamento sociale. Il resto è come sempre: il buio della sala, le voci che si abbassano con l’inizio del film, il via vai dei più giovani che tornano con i loro secchielli carichi di popcorn.
Poi, arriva la fine della proiezione. Prima dei titoli di coda, appare la dedica a uno dei protagonisti, il rapper Pop Smoke, ucciso l’anno scorso a Los Angeles da quattro persone che avevano fatto irruzione in una casa a Hollywood Hills. Aveva 21 anni. Dalla sesta fila una ragazza applaude, dice ad alta voce ‘ciao Pop’, poi ricorda ai pochi presenti che veniva da Brooklyn. Nessuno commenta. La sala si svuota in fretta e in silenzio. Tutti si ricompongono la mascherina sul viso.
Arrivano due inservienti per pulire. Hanno la protezione. I due che programmavano di dormire, vengono invitati a uscire. Uno di loro urla un ‘fuck up’ e si lamenta di aver perso il cellulare tra le poltrone. Il 2 aprile torneranno gli spettacoli dal vivo, tranne per i teatri di Broadway, per i quali il lockdown durerà almeno fino al 30 maggio, ma è probabile che si allunghi a inizio autunno. All’uscita dal cinema, il marciapiede è semideserto, sporco e battuto da un vento gelido.
Una coppia di ragazzi procede zigzagando, lei completamente ubriaca, lui la sorregge per un braccio. Scena che poteva essere quella di un classico venerdì sera di un anno fa. Birra e cinema. Per ora, molta birra e poco cinema, ma l’apertura è già un grande segnale.