(AGI) - A quasi 10 anni dall’inizio del conflitto in Siria, il prossimo 15 marzo, un rapporto diffuso oggi dall'International Rescue Committee (Irc) denuncia l’impatto “catastrofico” dei combattimenti sulle strutture sanitarie del Paese, sugli operatori sanitari e sui civili. Ospedali e cliniche sono stato prese di mira e distrutte nelle diverse città del Paese; circa il 70% del personale sanitario è fuggito all’estero, lasciando così un solo medico ogni 10 mila civili, e quasi il 60% dei civili interpellati dall’Irc e dalle organizzazioni partner siriane ha detto di essere stato direttamente coinvolto in un attacco a strutture sanitarie o a personale medico nel corso degli ultimi 10 anni.
"Un paese che una volta produceva internamente il 90 per cento dei farmaci necessari ora deve affrontare carenze catastrofiche", si legge nel rapporto riportato oggi da Al Jazeera. L’ong Physicians for Human Rights ha documentato 595 attacchi alle strutture sanitarie in Siria dal 2011 e l'Irc ha detto di aver documentato almeno 24 attacchi ai propri programmi nel Nord-Ovest della Siria solo negli ultimi due anni. Il settore sanitario siriano è stato “decimato”, ha detto all’emittente araba Misty Buswell, responsabile delle comunicazioni dell'Irc.
"Sappiamo – ha aggiunto - che nel Nord-Ovest della Siria, ad esempio, le Nazioni Unite hanno affermato che il 50 per cento delle strutture sanitarie non funziona più". Nella provincia Nord-Occidentale di Idlib, controllata dall’opposizione al governo di Damasco, la situazione è oggi particolarmente grave per la violenta pandemia di Covid-19 in corso. Un medico che lavora in un ospedale di Idlib per la Syrian American Medical Society (Sams) ha detto di lavorare tra le 60 e le 84 ore settimanali.
“Una delle maggiori sfide che dobbiamo affrontare è lavorare in una struttura medica che potrebbe essere presa di mira in qualsiasi momento da attacchi aerei – ha raccontato – sono stato testimone di diversi attacchi, sia su centri sanitari che su ospedali, in diverse aree e io mi trovavo all'interno di queste strutture in quel momento”. Attacchi che nel corso degli anni hanno devastato il sistema sanitario, ormai in grande difficoltà nel rispondere alle "crescenti necessità di 12 milioni di persone bisognose di assistenza sanitaria". Una situazione aggravata dalla mancanza di medicinali e dall'assenza dei rifornimenti.
Nel rapporto si sottolinea, infatti, come l'assistenza sanitaria sia "ulteriormente paralizzata dalla ripetuta rimozione di forniture mediche dai convogli di aiuti" da parte delle parti coinvolte nel conflitto, così come dalla chiusura di tre dei quattro valichi di frontiera con i vicini Giordania, Iraq e Turchia.