AGI - Il Parlamento australiano ha approvato la legge che costringe i colossi del web a pagare gli editori per i contenuti condivisi attraverso le loro piattaforme, un provvedimento rivoluzionario destinato a essere preso da esempio in altri Paesi. Canberra ha quindi vinto il braccio di ferro con Google e Facebook, che era arrivata persino a bloccare la condivisione dei contenuti delle testate giornalistiche australiane in risposta all'iniziativa del governo, per poi fare marcia indietro.
Il testo definitivo attenua la rigidità dei punti più contestati dalle compagnie, ovvero l'obbligo di trattativa con i media e la fissazione dei compensi tramite arbitrato in caso di fallimento del negoziato. Ora Google pagherà per le notizie che appariranno sul nuovo prodotto 'Showcase', che verrà presentato in Australia quest'anno, e Facebook retribuirà le testate che compariranno su 'News', altro prodotto destinato a essere lanciato nei prossimi mesi.
La legge, afferma il governo australiano in una nota, assicura che gli editori "siano equamente remunerati per il contenuto che generano, aiutando a sostenere il giornalismo di interesse pubblico in Australia". Facebook e Google hanno ora altri due mesi per chiudere gli accordi con i media e scongiurare un arbitrato vincolante. Google ha già sottoscritto intese da milioni di dollari con alcune società locali del settore, inclusi i due maggiori editori australiani: Nine Entertainment e la News Corp di Rupert Murdoch. E tra gli ispiratori della legge c'è stato proprio Murdoch, che ha forti legami con il governo conservatore di Canberra.
Secondo l'antitrust australiana, Google e Facebook intercettano rispettivamente il 49% e il 24% della raccolta pubblicitaria nel Paese, lasciando le briciole a un'editoria tradizionale che, pur in grave crisi economica, continua a produrre contenuti che creano reddito per le piattaforme web. Entrambe le compagnie hanno annunciato che nei prossimi tre anni investiranno un miliardo di dollari ciascuna in prodotti editoriali.