AGI - All'Ue non servono nuovi vaccini, bisogna produrre più dosi di quelli che ci sono già e sono approvati dall'Ema. Questa è la nuova strategia dell'Unione europea per cercare di colmare il divario - che si va allargando - tra le dosi richieste e quelle ricevute.
AstraZeneca ha comunicato - secondo fonti di Bruxelles citate dalla Reuters - un dimezzamento delle consegne previste nel secondo trimestre (90 invece di 180 milioni di dosi).
"La nostra priorità continua ad essere quella di accelerare le vaccinazioni in tutta l'Ue. Ciò significa accelerare il processo di autorizzazione dei vaccini, nonché la loro produzione e consegna". Lo ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella lettera di invito ai capi di Stato e di Governo per il vertice che si terrà giovedì e venerdì.
"Richiederà, ad esempio, la ricerca di soluzioni per riunire i produttori attraverso le catene di approvvigionamento al fine di aumentare la produzione nell'Ue. Comprende anche la garanzia che le consegne di vaccini siano prevedibili e che le aziende farmaceutiche rispettino i loro impegni".
Parlando agli industriali europei, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva anticipato la linea: "Un'altra lezione che abbiamo imparato (dalla pandemia) è la nostra dipendenza da alcune materie prime provenienti solo da una manciata di produttori. A volte questi produttori provengono esclusivamente dall'estero".
"Diversificheremo le catene di approvvigionamento e creeremo alleanze europee, per essere più resilienti nell'approvvigionamento di materie prime", ha spiegato.
"Dalla scorsa estate, abbiamo utilizzato accordi di acquisto anticipato per incentivare i produttori di vaccini ad aumentare la loro capacità di produzione. E abbiamo lavorato con le industrie per affrontare i colli di bottiglia nella fornitura di materie prime, ad esempio. Voglio costruire su questa esperienza. Credo che dovremmo passare dalla modalità di crisi a una nuova velocità di crociera di cooperazione con le industrie europee", ha insistito.
Intervenendo all'evento "A Recovery Plan for the World", moderato dal direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, von der Leyen ha annunciato che "il primo appuntamento importante dell'anno sarà il Summit globale sulla sanità a maggio in cui sarò con il premier Mario Draghi a Roma".
Sarà un momento per riflettere sulle lezioni imparate ma anche per concordare un piano comune di preparazione in modo che il mondo non venga mi più colto alla sprovvista". Nel pratico, l'Unione europea punta sulla collaborazione pubblico-privato per aumentare la produzione di massa dei vaccini contro il Covid.
L'intento è riuscire a produrre le dosi in diversi siti nei Paesi dell'Unione - finora ne sono stati individuati almeno sedici, di cui un paio in Italia - grazie alla concessione di licenze (provvisorie) da parte delle aziende farmaceutiche che hanno già ottenuto l'approvazione (e che hanno già contratto in corso con l'Ue).
La Commissione lavora a un meccanismo specifico per il rilascio delle licenze, su base volontaria, per consentire la condivisione del know-how tecnico attraverso partenariati industriali di pre-produzione al fine di aumentare la produzione.
Sosterrà inoltre la cooperazione tra imprese necessaria per conseguire obiettivi specifici in termini di ricerca e sviluppo, produzione o fornitura, che non sarebbero raggiungibili se le imprese agissero da sole.
E la task force per l'aumento della produzione industriale dei vaccini, guidata dal commissario Thierry Breton, servirà da sportello unico (e cabina di regia) a cui si rivolgeranno i vari impianti risolvere strozzature nella produzione e nella fornitura di materie prime.
Proprio in questi giorni il commissario Breton è impegnato in una serie di visite in vari siti di produzione per "mappare la capacità produttiva esistente in Europa e individuare eventuali impianti che possano essere riconvertiti per la produzione di dosi, ad esempio quelli di aziende farmaceutiche già attive che però non producono vaccini oppure aziende che producono medicinali veterinari.
L'Ue fornirà l'assistenza necessaria, e ovviamente metterà mano al portafogli per eventuali nuovi investimenti, per aumentare la produzione o facilitare la riconversione.