AGI - Tutti gli allevamenti di visoni nell'Unione europea sono da considerarsi a rischio Covid: gli animali vanno testati regolarmente con sequenziamento fino a quando il rischio di diffusione del virus all'uomo non sarà eliminato.
È quanto raccomandano l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), in un rapporto chiesto dalla Commissione europea a seguito di epidemie di coronavirus negli allevamenti di visoni in diversi Paesi europei nel 2020.
Nel rapporto si raccomanda "il monitoraggio e la sorveglianza degli allevamenti fintanto che non si potra' escludere l'esposizione a Sars-CoV-2 da esseri umani a visoni", e si richiedono indagini settimanali e test sugli animali morti. Viene inoltre raccomandata la "genotipizzazione sistematica" dei ceppi rilevati e si chiede che "le sequenze genomiche di tutti gli animali infetti siano condivise".
Il virus rilevato in 400 allevamenti
Secondo le due agenzie, a partire da gennaio il virus è stato rilevato in 400 allevamenti in otto Paesi dell'area Ue. Nel dettaglio, 290 in Danimarca, 69 nei Paesi Bassi, 21 in Grecia, 13 in Svezia, tre in Spagna, due in Lituania, uno in Francia e uno in Italia.
Il rapporto rileva inoltre che il numero di visoni d'allevamento è "drasticamente diminuito e molti Paesi hanno già vietato l'allevamento di animali da pelliccia" a causa di epidemie di virus.
La Danimarca, in passato il più grande esportatore al mondo di pellicce di visone, all'inizio di novembre ha ordinato un abbattimento di massa di tutti i suoi oltre 15 milioni di capi dopo che era stata scoperta una versione mutata del virus, che si riteneva potesse mettere a repentaglio l'efficacia dei vaccini. Finora il governo danese ha stanziato oltre 250 milioni di euro come risarcimento agli agricoltori del settore delle pellicce di visone.