AGI - La maggioranza assoluta conquistata dai partiti separatisti alle elezioni catalane non rende scontata una riedizione dell'alleanza indipendentista finora alla guida della Generalitat. Nel frattempo si sono infatti allargate le divergenze tra i conservatori di Junts per Catalunya, dall'approccio più intransigente, e la sinistra di Esquerra Republicana (Erc), più aperta a un dialogo con Madrid. Una crepa nella quale stanno cercando di inserirsi i socialisti, partito più votato con il 23% dei voti e 33 seggi, mentre rimangono fuori dai giochi le formazioni di centrodestra a base nazionali. Su questo versante è da segnalare l'ingresso dell'estrema destra di Vox nel Parlament, quarto partito con il 7,7% dei voti e 11 seggi. Magrissimi invece i risultati dei liberali di Ciudadanos (5,57% con 6 seggi) e dei Popolari (3,85% con 3 seggi.
Con 68 seggi necessari ad avere il controllo di un Parlament di 135 scranni, nessuna delle due possibili maggioranze potrebbe prescindere dal contributo di Erc, che si ritrova il pallino in mano con il 21,3% dei voti e 33 seggi come il Pse. Una riedizione della coalizione uscente con Junts per Catalunya, terzo partito con il 20% dei voti e 32 seggi, avrebbe 65 seggi e necessiterebbe quindi del contributo della sinistra radicale separatista di Cup, ai massimi storici con il 6,68% e 9 seggi. L'alternativa sarebbe invece un'alleanza delle sinistre che includa Pse, Erc e almeno uno tra Cup e Podemos (6,86%, 8 seggi). È proprio questo l'obiettivo al quale sta lavorando l'ex ministro della Salute, Salvador Illa, candidato socialista alla presidenza della Generalitat.
Illa tende la mano ad Aragones
In un'intervista alla radio Ser, Illa ha aperto al dialogo con tutte le forze politiche, esclusa Vox, invitando Erc a non avanzare richieste "irrealizzabili" e ad assumere una linea "pragmatica" per portare la Catalogna sulla strada della "ripresa economica". Il candidato premier di Erc, Pere Aragones, ha infatti ribadito le richieste di un'amnistia per i politici detenuti dopo il fallito tentativo di secessione del 2017 e un nuovo referendum per l'indipendenza. Aragones ha dichiarato che c'è una "maggioranza indipendentista e di sinistra molto chiara".
Una netta chiusura arriva poi dal presidente di Erc, Oriol Junqueras, secondo il quale un'alleanza con i socialisti è "impossibile" perche' si tratta di un partito "agli antipodi". Il Psc, ramo catalano del Pse, rappresenta, ha detto Junqueras a Tv3, "una monarchia corrotta e decadente", ha "una lunghissima storia di corruzione" e "ha applaudito più volte l'incarcerazione dei prigionieri politici".
L'obiettivo dichiarato di Erc è quindi un governo con Junts per Catalunya, Cup e Podemos che chiuda ai socialisti solo le porte del governo e non quelle del dialogo nel Parlament. I socialisti si sono mostrati disponibili a discutere indulti individuali per i politici incarcerati ma non l'amnistia e l'autodeterminazione, che Illa ha definito "due orizzonti irrealizzabili che non faranno che generare ulteriore frustrazione".
La strada in salita verso un nuovo referendum
A complicare il cammino tracciato di Aragones sono la forte rivalità con Junts per Catalunya, che non rende scontato che la sua candidatura a premier della Generalitat venga accolta senza discussioni. Inoltre Junts per Catalunya, che continua a subire la pesante influenza del leader Carles Puigdemont, autoesiliatosi in Belgio per sfuggire a una probabile detenzione, appare intenzionata a insistere sulla convocazione unilaterale di un nuovo referendum per la secessione.
Erc, scrive 'El Pais', è invece ben conscia che la mediocre affluenza dovuta alla pandemia (ha votato meno del 54% degli aventi diritto) non fornisce agli indipendentisti un consenso popolare sufficiente a proclamare l'indipendenza o, quantomeno, a riformare lo Statuto di Autonomia. Gli indipendentisti, nel complesso, hanno infatti raccolto 630 mila voti in meno rispetto al 2017 con un appoggio concreto che è pari solo al 26% degli elettori totali.
Per questo Illa è convinto che, se i negoziati con Junts per Catalunya si riveleranno troppo faticosi, Erc possa ripensare la chiusura, che per ora appare totale, a un'intesa con i socialisti, che renderebbe molto più semplice la trattativa con il governo di Pedro Sanchez sui fondi messi a disposizione dall'Unione Europea per risollevare un'economia piegata dalla pandemia. "Vedremo come Aragones giocherà le sue carte", ha chiosato l'ex ministro. In politica tutto e' possibile, soprattutto in un quadro frammentato come è divenuto negli ultimi anni quello spagnolo.