AGI - Una donna 63enne thailandese è stata condannata a 43 anni di prigione per aver insultato la famiglia reale. È la condanna più pesante mai registrata nel regno del sud-est asiatico per il reato di 'lesa-maestà'. La sentenza è giunta al termine di un processo a porte chiuse e arriva in un periodo delicato per Bangkok che deve difendersi dalle richieste sempre più pressanti degli attivisti filo-democratici per una profonda riforma della monarchia. La rivolta è iniziata a febbraio dopo che un tribunale ha ordinato lo scioglimento di un partito d'opposizione.
I 29 capi d'accusa
Anchan, il cui cognome è tenuto segreto per proteggere l'identità dei suoi parenti, "è stata giudicata colpevole per 29 capi d'accusa e condannata a tre anni per ciascuna imputazione", ha riferito la Ong Thai Lawyers for Human Rights. La pena complessiva di 87 anni è stata poi ridotta della metà dopo che si è riconosciuta colpevole. La donna, aggiunge ancora la Ong, ha ammesso "di aver condiviso messaggi audio ostili alla monarchia sui social network" anche se ha sempre affermato di non averne commentato il contenuto.Le violazioni riguardano contenuti condivisi e postati su YouTube e Facebook tra il 2014 e il 2015.
I precedenti
La donna, un'ex dipendente pubblica, era già stata arrestata nel 2015 a causa della sua vicinanza al podcaster "DJ Banpodj", noto per le sue feroci critiche alla famiglia reale. La pena inflitta ad Anchan supera quella di un 35enne che, nel 2017, sempre a causa di una serie di post e commenti pubblicati su Facebook, era stato condannato ai 35 anni di reclusione. Da novembre più di 50 attivisti sono stati arrestati per motivi simili in base alla legge sulla sicurezza che è stata riattivata dopo una sospensione di tre anni. La protesta popolare ha nel mirino la monarchia e il governo del premier Prayuth Chan-o-cha, appoggiato dalle forze armate.
L'articolo 112
L'uso dell'articolo 112, quello che punisce le offese alla monarchia, resta molto controverso in Thailandia e la sua abolizione è una delle principali richieste degli oppositori. Anchan fa parte di un gruppo di 14 persone che erano state incriminate per lesa maestà poco dopo il golpe militare del 2014 con l'accusa di aver postato podcast molto popolari tra l'opposizione. L'autore dei podcast ha trascorso solo due anni in carcere ed è già stato rilasciato.