AGI - La Commissione europea tira dritto nella strategia di accaparramento di dosi vaccinali, puntando su un altro 'cavallo' finora vincente nella corsa tra case farmaceutiche che puntano a liberare l'umanità dall'incubo Covid. Oggi è stata la volta di Moderna, società americana con sede nel Massachusetts, il cui vaccino "secondo i risultati degli studi clinici, potrebbe essere altamente efficace contro il Covid-19".
La presidente Ursula von der Leyen ha annunciato il nuovo contratto che "ci permetterà di acquistare fino a 160 milioni di dosi", innalzando la quota di vaccini riservati all'Ue. Se si tiene conto di tutte le dosi 'prenotate' finora con cinque diverse case farmaceutiche si arriva a circa 1,56 miliardi di somministrazioni alle quali si aggiungeranno presto i vaccini di CureVac.
Il contratto quadro con la casa farmaceutica tedesca, ancora non concluso ma anticipato dalla Commissione, dovrebbe portare negli ospedali e nelle farmacie europee altre 225 milioni di dosi, innalzando la scorta farmaceutica totale a poco meno di 1,8 miliardi di somministrazioni, quasi quattro per ogni cittadino europeo. In questo conteggio rientrano anche le dosi virtualmente non acquistate dall'Ue, ma per le quali Bruxelles ha firmato un contratto di opzione. Ad esempio, l'intesa con l'anglo-svedese AstraZeneca prevede un acquisto iniziale di 300 milioni di dosi con un'opzione per ulteriori 100 milioni di somministrazioni.
Anche senza tenere conto delle dosi 'opzionate', il numero di somministrazioni a disposizione dei cittadini Ue supera già il miliardo di unità. Bruxelles ha diversificato l'offerta farmaceutica con i cinque player del settore che promettono i risultati migliori nel breve periodo: AstraZeneca, Sanofi-GSK, Johnson & Johnson, BioNTech/Pfizer e Moderna.
A queste si dovrebbe aggiungere presto anche la tedesca CureVac, destinataria delle attenzioni americane da metà marzo quando - stando ad alcune fonti mai confermate dai diretti interessati - il presidente Usa Donald Trump avrebbe offerto un miliardo di dollari per trasferire i laboratori (e soprattutto i brevetti) dall'altra parte dell'Atlantico. L'intervento tedesco prima ed europeo poi fermo' il cambio di casacca in quella sfida al vaccino che all'epoca era solo alle battute iniziali.
Il margine di tranquillità raggiunto da Bruxelles sul numero di dosi permette all'Unione di concentrarsi già sulle strategie di distribuzione dei vaccini anti-Covid e sulla possibile destinazione delle eventuali eccedenze verso i Paesi che non fanno parte dell'Unione europea. "Vogliamo garantire che tutti abbiano accesso ai vaccini, ovunque nel mondo", ha detto oggi von der Leyen.
"Questo è il motivo per cui da maggio abbiamo raccolto quasi 16 miliardi di euro per test, trattamenti e vaccini contro il coronavirus a livello globale", ha ricordato la tedesca. Assieme agli altri Paesi che contribuiscono al protocollo Covax, "l'obiettivo è garantire i vaccini per i Paesi a basso e medio reddito", ha concluso la presidente, facendo capire anche l'importanza strategica del 'portafogli' vaccinale garantito da Bruxelles, che si prepara come può a gestire la difficile fase post-vaccino, quando si dovrà decidere chi avrà la precedenza nella nuova lotta per l'immunizzazione globale.