AGI - Pechino e i parlamentari pro-democrazia di Hong Kong sono a un nuovo punto di rottura: le autorità cinesi hanno fatto espellere quattro deputati dem, ritenuti una minaccia per la sicurezza nazionale. Per protesta i loro colleghi di campo, quindici in tutto, hanno annunciato le dimissioni. E se lo scenario si concretizzerà, il Parlamento - un tempo esuberante - si ridurrà a un raduno di lealisti del governo centrale cinese, mettendo effettivamente fine al pluralismo nella Camera.
Dimissioni in massa
Le espulsioni rappresentano un ulteriore colpo al movimento pro-democrazia assediato a Hong Kong, che è stato oggetto di continui attacchi da quando la Cina ha imposto la dura legge sulla sicurezza nazionale. "Noi, del campo pro-democrazia, staremo con i nostri colleghi", ha annunciato in conferenza stampa Wu Chi-wai, capogruppo dei quindici legislatori d'opposizione rimasti. "Ci dimetteremo in massa", ha confermato.
Il tutto parte da un provvedimento che arriva da Pechino. Le autorità di Hong Kong hanno estromesso i quattro membri del Parlamento pochi minuti dopo che uno dei principali comitati legislativi cinesi aveva stabilito che il governo della città può rimuovere qualsiasi legislatore ritenuto una minaccia alla sicurezza nazionale senza passare dai tribunali.
Il leader di Hong Kong viene scelto da comitati pro-Pechino, ma metà dei settanta seggi del Parlamento è eletta direttamente, offrendo ai 7,5 milioni di residenti della città una rara possibilità di far sentire la propria voce alle urne.
Le elezioni rinviate
Alvin Yeung, Dennis Kwok, Kwok Ka-ki e Kenneth Kwok sono i quattro deputati espulsi. "Se il rispetto del giusto processo, la protezione dei sistemi e delle funzioni e la lotta per la democrazia e i diritti umani portano alla conseguenza dell'espulsione, è un onore", ha commentato Kwok.
Al quartetto era stato inizialmente vietato di partecipare alle elezioni legislative della città - che dovevano tenersi il 6 settembre - perchè il gruppo aveva invitato gli Stati Uniti a imporre sanzioni ai funzionari di Hong Kong. Le elezioni sono state rinviate, ufficialmente a causa della pandemia.
La leader pro-Pechino di Hong Kong, Carrie Lam, ha definito le espulsioni "costituzionali, legali, ragionevoli e necessarie". Al ministero degli Esteri di Pechino le considerano "una misura necessaria per mantenere lo stato di diritto a Hong Kong".
La prima reazione internazionale è arrivata da Londra. Il ministro degli Esteri, Dominic Raab, ha parlato di "un ulteriore assalto all'alto grado di autonomia e libertà della regione". Per il capo della diplomazia britannica la campagna per "attaccare, soffocare e squalificare l'opposizione democratica offusca la reputazione internazionale della Cina e mina la stabilità a lungo termine di Hong Kong".
Hong Kong: Usa, Cina viola impegni. Valutano sanzioni
Il Partito comunista cinese "ha violato gli impegni internazionali" su Hong Kong sottoscritti con la dichiarazione congiunta Sino-Britannica. Così il segretario per la sicurezza nazionale Usa, Robert C. O'Brien, dopo l'espulsione dei parlamentari del fronte democratico dell'ex colonia, definendo ormai "una foglia fico" il modello e il modello "Un Paese, due sistemi". Gli Stati Uniti continueranno ad utilizzare tutti i poteri previsti dagli accordi su Hong Kong, "per identificare sanzioni contro i responsabili della fine della liberta' a Hong Kong"