Il destino del mondo passa sempre per l'America. È nello spazio della libertà che si definisce l'idea del futuro e la sua realizzazione. Le più grandi scoperte, invenzioni e imprese sono nate e allevate in questa dimensione straordinaria, tra i grattacieli e il ranch, la quinta strada e il West. Qui Albert Einstein e altri geni della formidabile alba scientifica e filosofica del Novecento trovarono riparo dall'Europa oppressa da Hitler, qui l'uomo sognò e toccò la Luna, qui è nato Internet. Il domani si chiama sempre America.
L'annuncio di Pfizer sul vaccino anti-Covid ci ricorda che la nostra speranza si chiama libertà, che dove c'è oppressione non può esserci benessere, che il nostro orizzonte si chiama Occidente, che la cronaca può essere fallace, ma la storia alla fine non mente. La prudenza è una virtù, ma nessuno vince una guerra senza entusiasmo e coraggio. Aspettando Godot, non succede nulla, si declina inesorabilmente. E la fortuna da sola non basta, mai dimenticare la lezione di Niccolò Machiavelli: "Quel principe che si appoggia tutto in sulla fortuna, rovina, come quella varia". Per questo alla fortuna deve accompagnarsi la virtù.
La fortuna per ora accompagna Joe Biden, presidente eletto degli Stati Uniti. Perché sarà lui a raccogliere i frutti di tanti mesi di ricerca delle aziende americane sul vaccino per il coronavirus. Anthony Fauci ha definito i test "semplicemente straordinari". Il presidente eletto ha annunciato la squadra di scienziati per il suo piano-anticoronavirus. Quello di Biden è inizio davvero fortunato. Per renderlo efficace dovrà accompagnarlo alla virtù, servono decisioni politiche ponderate da trasformare in azioni concrete.
La fortuna di Biden è tripla:
1. La sua elezione arriva nel momento in cui cominciano a vedersi i frutti dell'operazione Warp Speed varata dall'amministrazione Trump per potenziare la ricerca sul vaccino. Non a caso il presidente in carica rivendica i risultati di Pfizer e il balzo di Wall Street, ma il tempo non ha giocato a favore di Trump;
2. L'annuncio di Pfizer giunge dopo e non prima del voto presidenziale. Non è un dettaglio. La notizia avrebbe influito sul risultato dell'elezione, Trump l'avrebbe usata per potenziare la sua campagna, avrebbe probabilmente girato a suo favore il vento. Questo non è accaduto, il fatto alimenterà una tempesta di teorie cospiratorie, ma nello stesso tempo aumenterà la fiducia dei cittadini americani sull'uso del vaccino (che è ancora bassa), darà ulteriore impulso alla ricerca e inietterà nell'opinione pubblica una dose fondamentale di speranza nel futuro. Sul Washington Post questa sequenza temporale viene titolata così: "Perfect Timing". E un tempo perfetto come non mai: il 20 gennaio del 2021 si insedierà l'amministrazione Biden, un inizio ideale per una presidenza conquistata con una vittoria contestata, uno scenario politico polarizzato, un Congresso spaccato e un presidente che ha perso la Casa Bianca, ma rispetto a quattro anni fa ha la leadership della "nazione rossa". Mitch McConnell, capogruppo della maggioranza repubblicana al Senato appoggia le iniziative legali di Trump sul voto, il Gop è con il presidente e per i dem questo è un problema, la divisione tra il partito e Trump per ora non c'è, il lavoro nel Congresso sarà difficile. Biden ha bisogno di buone notizie, il vaccino è la buona notizia. Ecco perché non ha lasciato Trump a giocarsi da solo la carta del vaccino sul tavolo da poker della comunicazione e ha subito espresso la sua soddisfazione per i risultati annunciati da Pfizer, proprio nel giorno in cui ha varato il suo comitato di esperti anti-coronavirus. Coincidenze. Fortuna. Dulcis in fundo, un'altra azienda americana, Moderna, è sulla scia di Pfizer, entro novembre dovrebbe presentare risultati importanti sui test clinici. Esito finale: gli Stati Uniti nella prima parte del 2021 potrebbero avere due vaccini. Sarebbe un altro colpo di fortuna;
3. Wall Street decolla a razzo, il petrolio vola. Gli indici della Borsa e il prezzo del barile misurano la speranza nel nuovo inizio dell'economia. Se i test verranno confermati e seguiti da quelli di altre aziende biotech, ci sarà una ripresa a V della produzione, il ritorno non al passato, ma a un "new normal", perché niente in ogni caso sarà come prima, il coronavirus lascia ferite e lezioni da non dimenticare sul piano della sicurezza e della cooperazione, della trasparenza (mancata), dell'immenso valore e della fragilita' della democrazia nella competizione con i regimi totalitari.
Sul piano geopolitico le conseguenze sono enormi: Pfizer è un colosso farmaceutico americano, Biontech è un'azienda tedesca. Stati Uniti e Germania sono il nuovo mondo che riscrive la sua storia e il paese guida di un'Europa in cerca d'autore. Sono la risposta e il contrappeso alla forza dirompente della Cina, l'unico Paese che, secondo i dati del Fondo monetario internazionale, nel 2020 avrà un Prodotto interno lordo positivo.
Un vaccino nato a Washington e a Berlino assicura all'Occidente l'autonomia, la forza e la distanza che sono necessarie nel confronto di potenza con Pechino, è un antidoto efficace per contenere la politica espansionistica di Xi Jinping che è multiforme, usa la finanza, la tecnologia e il biotech per catapultarsi oltre la Grande Muraglia. Un vaccino in mano alla Cina sarebbe una ulteriore accelerazione in favore di Pechino in quello che Henry Kissinger chiamò con preveggenza il nuovo ordine del coronavirus. Si gioca la partita per l'egemonia globale, dobbiamo sperare che la vinca il mondo libero.